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DIMISSIONI BOFFO, UNA IGNOBILE RESA DEI CONTI

Enzo Mazzi 

Il manifesto 5 settembre 2009

Dino Boffo non è Giovanni Battista, ma le loro decapitazioni hanno qualcosa in comune: sono ambedue legate a un perverso intreccio di ricatti. La decapitazione dell'ex direttore di Avvenire appare con evidenza il frutto di un ignobile e oscuro patteggiamento sulla pelle delle persone fra i vertici del potere vaticano e quelli del potere politico. Si presenta anche come una dura resa dei conti tra correnti diverse della gerarchia cattolica.

Siamo schifati, preoccupati, indignati per quello che sta succedendo nella vita politica italiana e nella vita ecclesiale. Soprattutto siamo disorientati. Come abbiamo potuto ridurci in questo stato? Come se ne esce? Forse abbiamo cercato soluzioni girando intorno all'asse del potere, lottando o facendo il tifo per chi lottava con gli stessi metodi e con i medesimi schemi culturali dei centri di potere, convinti che una volta raggiunto il mitico potere lo avremmo usato diversamente. «Non si possono risolvere i problemi con gli stessi schemi di pensiero con cui sono stati creati». Chiunque l'abbia detto, forse Einstein, si tratta di un distillato di saggezza. E forse è un principio etico fondamentale per orientare anche oggi la nostra vita e il nostro impegno sociale e politico.

Gli enormi problemi che gravano sulle nostre esistenze, la crisi economica, ecologica, morale, l'immigrazione, la disoccupazione, la precarietà del lavoro, perfino la fragilità del presunto monolite che è la Chiesa cattolica, la quale mostra come non mai crepe vistose al suo interno, sono il frutto di uno schema culturale basato sulla centralità del potere. E dunque non è dal potere che verranno le soluzioni. Non voglio dire che bisogna abbandonare la lotta politica. Ma che occorre rovesciare lo schema di pensiero. Partire dal basso, dalla vita, dalle relazioni essenziali, dalla solidarietà strutturale e fondamentale, dalle piccole cose collegate in rete in modo tale da fare come si dice massa critica, invece che dall'alto.

La subalternità al pensiero egemone dagli anni '80 fino ad oggi, nella politica e nella Chiesa, ha scavato sia nella sinistra politica che nel progressismo cattolico un enorme buco nero siderale che assorbe enormi energie e restituisce il vuoto: la disaffezione della società civile verso il mondo della politica e verso la religione di chiesa.

È in una tale situazione che occorre incurvarsi tutti in un grande sforzo per trovare varchi di liberazione perché la politica possa ritrovare la strada della significanza, qualcuno dice darsi un'anima, alleandosi con la vita, dando alla vita la priorità e relativizzando i riti partitici specifici. E così ho espresso la speranza, che in tanti avvertiamo, salire dal basso. C'è necessità di un «oltre». Penso che sia proprio su questo «oltre» che bisognerebbe lavorare creativamente.

Più il palazzo e i media ci invadono con i loro «schemi di pensiero» più s'impone la necessità di compiere una svolta copernicana. Occorre sempre più investire risorse e realizzare progetti innovativi e creativi «dal basso», cosa che questo giornale cerca di fare da sempre, per un nuovo rinascimento che ci consenta di uscire da questo orrido pantano culturale, politico, ecclesiale.