RICEVIAMO DA LUISA MORGANTINI

di Donneinnero mailing list

È la prima denuncia per crimini di guerra contro un membro del governo israeliano. Un tribunale spagnolo ha accolto la richiesta del Centro Palestinese per i Diritti Umani e aperto un’inchiesta contro Binyamin Ben-Eliezer, attuale Ministro delle Infrastrutture di Tel Aviv. È accusato di “crimini contro l’umanità” per il suo coinvolgimento nell’assassinio di Salah Shehade, capo dell’ala militare di Hamas, e altri quattordici civili palestinesi, avvenuto nel 2002, quando Ben-Eliezer era Ministro della Difesa. La cosiddetta “giurisdizione universale” di Spagna e Regno Unito fa tremare le vene ai polsi dei vertici militari e politici israeliani, che in caso d’incriminazione potrebbero finire in manette al loro atterraggio in Europa.

Correva l’anno 2002: nel pieno della Seconda Intifada. Mentre gli attacchi suicidi di Hamas e della Jihad terrorizzavano Gerusalemme e Tel Aviv e l’IDF radeva al suolo il campo profughi palestinese a Jenin, i vertici militari israeliani elaboravano la dottrina dei cosiddetti “assassini mirati.” I dirigenti delle organizzazioni palestinesi venivano scovati ed uccisi con attacchi dell’aviazione, ovunque si trovassero. Tra parentesi, all’epoca questa misura era considerata molto controversa, per via della sua natura extragiudiziaria, ed ogni attacco non mancava di suscitare aspre polemiche sulla stampa israeliana. A distanza di pochi anni, in Israele non fa più scalpore nemmeno quando vengono attaccati direttamente donne e bambini, rifugiati nelle scuole delle Nazioni Unite a Gaza.

La notte del 22 luglio 2002, l’allora capo dello Shin Bet e attuale Ministro dell’Interno, Avi Dichter, pure coinvolto nell’inchiesta spagnola, allertò il governo israeliano: il capo delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam era stato individuato in un quartiere di Gaza City. Il Ministro della Difesa Ben-Eliezer diede luce verde e a quel punto un F16 sganciò una bomba di una tonnellata sulla casa di Shehade, uccidendo lui, la moglie, i nove figli, quattro altri civili e ferendo un centinaio di vicini di casa.

Secondo l’IDF, Shehade fu l’organizzatore di decine di attacchi suicidi che causarono centinaia di vittime civili tra gli israeliani, oltre ad avere lanciato l’idea dei razzi Qassam. Tuttavia, l’entità della strage spinse persino l’allora premier Ariel Sharon a dichiarare: “Se ne avessi saputo le conseguenze, avrei posticipato l’attacco.”

L’attuale denuncia da parte di un giudice spagnolo si basa sul principio della giurisdizione universale, secondo cui un tribunale spagnolo può processare chiunque, in qualsiasi paese del mondo, commetta crimini contro l’umanità o di guerra, genocidio, terrorismo. La denuncia da parte spagnola è possibile solo nel caso in cui il paese in questione non abbia mai aperto inchieste sull’accaduto, come per la maggior parte delle azioni di guerra israeliane con vittime civili, nessun’indagine è stata intrapresa. Per ironia della sorte, anche il sistema giudiziario israeliano possiede giurisdizione universale, messa spesso in pratica nella caccia ai criminali nazisti come nel celebre caso di Eichmann.

Nel caso dell’Inghilterra, poiché le Convenzioni di Ginevra sono state ratificate come parte integrante della giurisprudenza inglese, qualsiasi loro violazione può essere perseguita universalmente. Queste clausole includono l’evacuazione dei feriti dai teatri di battaglia e la protezione dei civili durante le operazioni militari, entrambe ampiamente infrante dall’esercito israeliano durante la recente guerra a Gaza, come documentato nei dettagli dai media.

Per paura che l’inchiesta spagnola apra la strada ad un fiume di denunce per la recente strage di civili a Gaza (mille e trecento morti palestinesi, di cui circa trecento bambini), il governo israeliano si è lanciato in una campagna diplomatica, con lo scopo di bloccare sul nascere qualsiasi tentativo di processare i propri ufficiali. Secondo Ben-Eliezer, la decisione del giudice spagnolo è “antisemita, non solo ridicola ma oltraggiosa. Le organizzazioni terroristiche stanno usando i tribunali del mondo libero per denunciare uno stato che combatte il terrorismo”. Tzipi Livni ha subito informato il titolare degli Esteri spagnolo che la denuncia è il più grave atto politico intrapreso dalla Spagna contro lo stato ebraico e ha chiesto che venga ritirata al più presto.

Contemporaneamente alle pressioni diplomatiche e in previsione di numerose denunce, il governo ha assicurato che darà protezione legale a tutti gli ufficiali dell’esercito eventualmente incriminati all’estero. Allo stesso tempo, l’esercito sta aprendo fascicoli sui propri attacchi in zone densamente popolate, raccogliendo documentazione da portare ad eventuali processi internazionali, come la presenza di armi nelle moschee e in abitazioni private e l’uso di scudi umani da parte dei militanti di Hamas.

Il nuovo ambasciatore americano all’ONU, Susan Rice, ha chiesto ad Israele di investigare le accuse di crimini di guerra commessi dai propri soldati, parallelamente all’inchiesta promessa da Ban Ki-Moon sui ripetuti attacchi israeliani agli edifici dell’ONU a Gaza. È chiaro d’altra parte che se Israele aprisse un’inchiesta e scagionasse i responsabili, la giurisdizione universale non potrebbe essere applicata da tribunali in altri paesi.

La possibilità reale di processare politici e militari israeliani è per il momento tutt’altro che chiara. Proprio per evitare questa remota eventualità, Israele non ha riconosciuto nessuno dei tribunali internazionali esistenti. La possibilità che governi stranieri o le Nazioni Unite istruiscano inchieste ufficiali è molto ridotta (il veto americano ha finora paralizzato il Consiglio di Sicurezza). L’unica opzione aperta è quella delle denunce singole, presentate a tribunali ordinari da privati cittadini o associazioni per i diritti umani. È proprio quest’ultima opzione la più temuta dallo stato ebraico, data la sua imprevedibilità. In linea di principio, un ufficiale dell’IDF incriminato potrebbe essere arrestato al momento del suo arrivo in un qualsiasi aeroporto europeo.

Un ministro israeliano ha dichiarato, tra il serio ed il faceto: “La prossima volta che andrò ad Amsterdam, non sarà certo in vacanza, ma andrò a L’Aia e ci starò un bel po’ di anni.” Gira voce che gruppi di pacifisti israeliani stiano stilando elenchi dei comandanti di alcuni battaglioni dell’IDF e dei crimini da loro commessi a Gaza. I responsabili della Difesa temono che queste liste vengano passate ad associazioni per i diritti umani in Europa e vengano usate per denunciare in massa i soldati israeliani. La battaglia legale sui crimini di guerra a Gaza è dunque aperta, gli esiti sono del tutto imprevedibili.