Notte in strada e corteo: prosegue la protesta dei rifugiati a Milano

di Gianluca Carmosino
da www.carta.org

Dopo lo gombero e le violenze contro i richiedenti asilo e rifugiati che avevano occupato venerdì scorso un residence a Bruzzano, periferia di Milano, i rifugiati hanno promosso una manifestazione per recarsi verso l’ufficio dell’Ue di corso Magenta e ribadire la loro richiesta di poter avere un posto dignitoso dove stare

Hanno passato la notte nel cortile dell’ex ospedale pscichiatrico Paolo Pini, in via Ippocrate a Milano, i rifugiati eritrei che ieri sono stati aggrediti e sgomberati dal residence Leonardo Da Vinci, in via Senigallia a Bruzzano [periferia nord di Milano], occupato venerdì scorso. A sostenere i migranti ci sono soprattutto i volontari del Naga [una delle più grandi associazioni laiche che da anni si occupa di sostegno agli migranti, in particolare attraverso l’ambulatorio di via Zamenhof], che hanno portato delle coperte, e i medici che si sono offerti di visitare e medicare le ferite di circa dieci persone che lamentavano forti dolori, causati dalla violenza dell’intervento di ieri di decine e decine di rappresentanti delle forze dell’ordine in assetto antisommossa.

I rifugiati hanno dormito in un prato all’aperto e hanno trascorso la mattina a discutere su come proseguire la loro protesta: il primo appuntamento pubblico è stato alle 16 di oggi con una manifestazione partita da Porta Venezia, alla quale hanno partecipato anche i volontari del Naga, di altre associazioni e di alcuni centri sociali milanesi.

Il numero finale dei rifugiati che hanno rifiutato l’offerta dell’amministrazione comunale, e che per l’assessore De Corato non sono «asilanti», di passare la notte in dormitorio e che sono rimasti in via Ippocrate è di circa cento persone. Nel gruppo di duecento eritrei, insieme ad alcuni profughi provenienti da Etiopia, Somalia, Sudan e Sri Lanka, che ieri manifestavano in strada c’erano anche alcuni bambini, due molto piccoli. I volontari del Naga hanno raccontato che le mamme hanno accettato di passare la notte da amici per non far stare i piccoli al freddo.

«Lo sgombero e le successive violenze a danno dei richiedenti asilo e dei rifugiati che avevano occupato da venerdì scorso il residence Leonardo Da Vinci a Bruzzano – spiegano i volontari del Naga in un comunicato diffuso questa mattina – evidenziano bene il modo con il quale le istituzioni intendono rispondere alle legittime richieste ed esigenze di accoglienza di cittadini stranieri fuggiti da violenze e persecuzioni e giunti in Italia in cerca di protezione. Il Naga esprime sdegno e forte preoccupazione per l’ennesima dimostrazione d’incapacità nella gestione di un fenomeno che, purtroppo, si ripete da anni».

«Gli episodi di questi giorni dimostrano, per l’ennesima volta, l’assenza di volontà del Comune di Milano nel creare un appena accettabile sistema di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo», commenta Pietro Massarotto, presidente del Naga – come al solito si nega qualsiasi accoglienza alla maggior parte degli aventi diritto per poi offrire, ai pochi arbitrariamente e unilateralmente selezionati, un temporaneo posto-letto nel consueto dormitorio. Una città come Milano, che si ritiene la più europea d’Italia, non riesce a dare accoglienza a circa tre-quattrocento persone con regolare permesso di soggiorno…» prosegue il presidente del Naga «ciò rende evidente la mancanza di una volontà politica di trovare soluzioni durevoli e non emergenziali, di ridurre ancora una volta l’immigrazione a una questione di ordine pubblico e di proseguire nel generale processo di criminalizzazione dell’immigrazione.

Tra l’altro non si può neppure parlare di situazione di crisi, perché ormai da un decennio il numero di persone che chiedono asilo e accoglienza a Milano, è sempre costantemente intorno a tre-quattrocento persone». Per questi motivi, il Naga ha annunciato che continuerà a monitorare la situazione e a fornire assistenza a richiedenti, rifugiati e a tutti i cittadini migranti che ne hanno bisogno «nonché a pretendere che, a fronte di legittime richieste di accoglienza e di rivendicazione di diritti fondamentali, si trovino soluzioni politiche concrete e non di mera gestione dell’ordine pubblico».