UN COMITATO PER L’ASTENSIONE DAL REFERENDUM

di Critica liberale
da www.criticaliberale.it

Critica liberale ritiene urgente che si organizzi un “Comitato per l’astensione” in occasione dei referendum elettorali del prossimo 21 giugno, e si avvii una campagna per il boicottaggio del voto: una campagna astensionista è ormai il solo strumento rimasto per evitare la catastrofe definitiva della democrazia liberale in Italia e la sua completa sostituzione con una dittatura plebiscitaria.

Questi sono referendum truffaldini, perché si presentano come abrogativi di una legge pessima come la “Porcata” di Calderoli, ma al contrario ne aggravano irrimediabilmente tutti gli effetti.

Dei tre quesiti referendari l’unico che apporterebbe un miglioramento dell’attuale orrenda “legge-porcata” (come la definì il suo stesso autore) è quello di gran lunga meno importante, il terzo, che impedirebbe le candidature multiple che oggi fungono da specchietto per le allodole. Un miglioramento del tutto trascurabile rispetto alla catastrofe costituzionale, alla super-porcata, che sarebbe prodotta dai primi due. Questi consegnerebbero il paese, senza più contrappesi di alcun rilievo, nelle mani del “capo” del partito di maggioranza relativa: anche con meno di un quarto dei voti (anche con il 23 % di Forza Italia del 2006), con questa legge il partito relativamente più grosso avrebbe sempre e comunque il 55% dei parlamentari.

Nell’attuale situazione Berlusconi non potrebbe che vincere sempre e comunque, e diventare il padrone assoluto a vita dell’Italia, circondato da parlamentari-dipendenti nominati solo da lui e responsabili esclusivamente verso di lui. Con la vittoria del SÌ l’esito scontato delle future elezioni politiche sarebbe quello di conferire a Berlusconi i pieni poteri: non solo sarebbero nelle sue mani le leggi, le regole del gioco e l’elezione del presidente della Repubblica, ma gli si renderebbero più agevoli la modifica della Costituzione e l’elezione di tutti gli organi di garanzia. Con la legge Acerbo, Mussolini poté trasformare il suo 64,9 % dei voti nei due terzi dei seggi: una distorsione minima rispetto a quella prevista dai prossimi referendum.

È stupido, ridicolo e patetico fingere di credere che, ottenuto su un piatto d’argento un tale risultato grazie ai suoi insipienti oppositori, Berlusconi sarebbe poi disposto a ridiscutere tutto, concordando con loro una nuova legge elettorale. I suoi, del resto, l’hanno già esplicitamente dichiarato.

Si possono avere le opinioni più varie sul bipartitismo in sé, ma non si può discuterne come se la qualità dei soggetti in campo fosse irrilevante anziché assolutamente determinante.

Regalare a Berlusconi uno smisurato dominio soltanto per distruggere i partiti potenzialmente alleati e per costringere il loro elettorati a votare Pd è stato il tragico storico errore della classe dirigente veltroniana. Ripeterlo, aggravarlo e renderlo permanente significa non apprendere le lezioni della storia. Il centrosinistra e la sinistra hanno più che ampiamente dimostrato di non avere capacità di aggregazione di forze diverse in un solo polo e addirittura in una coalizione di governo.

È pura farneticazione pensare che, in tempi ragionevoli, il Pd, che non riesce a riunire neppure le forze già presenti al suo interno, possa comprendere e rappresentare da solo un elettorato così variegato, dagli estremisti clericali come la Binetti fino ai comunisti di Ferrero. Il tutto, mentre Berlusconi ha già operato felicemente l’aggregazione della destra in un solo partito, il suo.

Per tutti gli altri vaneggiare di bipartitismo in questa condizioni è letale per la democrazia. Ed ancor più dissennata è l’idea di rafforzare la posizione della maggioranza parlamentare nel momento in cui quella al potere è la più forte della storia repubblicana.

Come abbiamo ampiamente sperimentato a nostre spese, il meccanismo previsto dalla legge referendaria avvantaggia sempre i sostenitori del NO a qualunque proposta di abrogazione: ora, nella battaglia contro il rafforzamento della legge-porcata, l’astensione gioca a nostro favore perché incamera anche l’astensionismo fisiologico. La posta in gioco è troppo alta per rinunciare a questo vantaggio. Perciò, chi vuole effettivamente negare questo regalo a Berlusconi e impedire il definitivo svuotamento della democrazia italiana non può limitarsi a votare NO, ma deve astenersi.

Date le forze e le risorse in campo, l’eventuale vittoria del NO è estremamente improbabile: andare a votare NO servirebbe quindi soltanto a far superare il quorum e a provocare la vittoria del SÌ. I nostri concittadini, per quanto narcotizzati da un’informazione asservita, e il Pd, pur nell’assoluta insipienza di cui sta dando prova, e gli stessi alleati di Berlusconi, sono pronti a consegnare i pieni poteri e tutte le nostre libertà a uno come lui?