Cuba, amici degli Usa grazie all’ambiente

di Alessandro Badella
da www.altrenotizie.org

La stagione delle tempeste tropicali e degli uragani caraibici, che regolarmente si abbattono con intensità tra l’estate e il mese di novembre, sta introducendo un nuovo tema di incontroscontro tra Stati Uniti e Cuba. La notizia di una possibile collaborazione tra La Habana e Washington sul tema del monitoraggio di fenomeni atmosferici potenzialmente distruttivi è stata riportata dal New York Times nelle scorse settimane.

La struttura di “storm hunting” americana, con il beneplacito del presidente Obama, starebbe cercando di istituire uno scambio di informazioni con l’isola caraibica, al fine di prevedere gli spostamenti e l’intensità dei fenomeni temporaleschi e prevenire catastrofi ambientali e umani come quelle causate dall’uragano Kathrina. Il motivo di una tale collaborazione è molto semplice: tutti i fenomeni che interessano Cuba si spostano generalmente verso la Florida e il sud-est degli Stati Uniti.

Sui temi ambientali, nonostante la presa di posizione a favore di un inasprimento dell’embargo contro Cuba da parte del presidente Bush, le istituzione meteorologiche dei due paesi continuarono a collaborare. Addirittura le autorità cubane permettevano (e continuano a farlo) la “violazione temporanea” del proprio spazio aereo agli scienziati americani al fine di consentire loro la misurazione dei fenomeni atmosferici.

A prima vista, questa prospettiva di intercambio (più stabile dei rapporti economico-politici tra i due paesi) potrebbe essere vista come minoritaria o del tutto marginale. Non è così. Per i due paesi, i danni (in termini economici e di vite umane) derivanti dagli uragani stanno crescendo con estrema rapidità. Il Centre for Science and Technology Policy Research dell’Università del Colorado ha stimato in 150 miliardi di dollari i danni provocati di catastrofi ambientali nel solo biennio 2004-2005, nei solo Stati Uniti. Anche a Cuba, dove le infrastrutture sono ancora più deboli, gli eventi naturali dell’autunno 2008 (gli uragani Gustav e Ike si abbatterono entrambi sull’isola) causarono danni strutturali ingentissimi, distruggendo 450 mila edifici. E per un paese che subisce da decenni l’embargo americano, un autunno del genere equivale ad un ulteriore impoverimento dell’economia isolana. Quindi, è inutile nascondere che la cooperazione ambientale è strettamente legata a quella economica e politica.

Proprio per questo, in risposta al Times, Daniel Whittle, alto funzionario del Environmental Defense Fund, ha sottolineato l’importanza di una cooperazione continuativa sui temi della protezione ambientale e della biodiversità, ma “purtroppo queste collaborazioni sono minimali e la cooperazione ambientale continua ad essere impedita da una legislazione obsoleta”. Certamente l’embargo e la sua ulteriore restrizione negli Anni Novanta hanno determinato un impoverimento dello scambio culturale e scientifico tra i due paesi.

Un altro tema di dibattito è quello politico. Nel passato, da ultimo lo scorso autunno, in corrispondenza dei danni causati dal passaggio di Gustav e Ike, l’amministrazione Bush aveva promesso aiuti a Cuba in cambio di un’apertura di determinati siti all’ispezione ufficiale da parte dei tecnici americani e cioè violando, secondo La Habana, la sovranità e l’indipendenza dell’isola. In quel caso, gli aiuti di Washington vennero poi ignorati e rifiutati.

Ultimamente i segnali di distensione diplomatica tra i due paesi sembrano effettivamente orientati ad un dialogo più profondo e di più ampio respiro, che coinvolga anche lo scambio culturale e scientifico tra i due paesi.