Il fedele Minzolini

di Rosa Ana De Santis 
da www.altrenotizie.org

LaTV di Stato, quella del canone – per capirci – quella che indigna ilgoverno per le puntate di Annozero, per le parole di Travaglioinfarcite di richiami al codice penale, per il cattivo gusto di esporreuna escort in prima serata e per qualche satira troppo audace, quellatv pubblica lì, sabato sera, è entrata nelle nostre case. L’ha fattoper tessere l’elogio di un capo di governo sotto assedio e percontestare la manifestazione che, qualche ora prima, aveva unito lastampa dei farabutti contro il monopolio dell’informazione che inItalia ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. Il capo del governo.

L’hafatto il direttore del TG1 con un editoriale che ricordava, per pathose per sentimento, quello con cui mesi fa difese il premier dallecritiche e dalle insinuazioni dopo l’annuncio del divorzio da VeronicaLario. Minzolini esordisce con un “senza polemica”, ed infatti non ètroppo attento ad argomentare contro le ragioni dei manifestanti: èsemplicemente devoto e innamorato del proprio datore di lavoro e, senon ci fosse il blu dello sfondo e l’icona della RAI  a tradire lascena, sembrerebbe di essere finiti dentro Rete Quattro, nel TG delvecchio amico Fede.

Le parole, la posa ieratica, il tonocanzonatorio con cui si pensa di liquidare il problema del conflittod’interessi con la solita rassicurazione per cui Berlusconi sarebbe unliberale doc, fanno davvero pensare alla piaggeria del TG di famiglia.E invece quello è il TG1 della RAI. Non una trasmissione di dibattito odi commento, ma il telegiornale. Lo spazio delle notizie, dellacronaca, la fotografia del paese.

Il Direttore del TG1 non hadubbi nel sostenere che in Italia sia garantita la massima libertàd’informazione. Lui è un giornalista sulla carta, come il collega diLibero e il direttore de il Giornale che elargisce minacce a colpi didossier erotici. A Minzolini, in totale buona fede vuole farciintendere lui con il tono grave di chi espone un parere tecnico eneutro, a lui proprio non sembra una vergognosa anomalia il monopoliodelle reti TV e dell’editoria, sovrapposto e coincidente con la massimacarica di governo.

Proprietario di Mediaset, con la mano delgoverno sulle nomine RAI, controlla cinque telegiornali su sette. Hatutto quello che si deve avere per parlare agli italiani e per vincerele elezioni, mentre la sinistra, con il fare di una razza in viad’estinzione mediatica, rincorre la platea di Ballarò o di RAI3,l’unica rete soggetta a par condicio. Non sarà un caso chel’osservatorio di Pavia riferisce di uno spazio dedicato al governo eagli esponenti della destra oltre il 70% della presenza nelle reti.

Ilmonopolio di Berlusconi, quello che fa sobbalzare tutta l’UnioneEuropea, quello che lo renderebbe – senza le altre accuse –ineleggibile, Minzolini non lo comprende se non accusando i colleghiquerelati di essere un po’ troppo audaci e perseguibili quando scrivonodel mercato del sesso del premier con base a Villa Certosa o a PalazzoGrazioli come luogo di scambio per favori, corruzioni di vario titolo ocommercio di carriere politiche. Questo è privato, dice lui.Soprattutto, sembra di capire, non gli sembra concepibile criticare chisu quella poltrona, ce l’ha insediato.

L’unica cosa sensata cheavrebbe potuto evidenziare una difesa intelligente del premier potevaessere una domanda secca da rivolgere al popolo dell’opposizione chedel conflitto d’interessi fa sempre la sua bandiera e il suo pezzoforte. Perché la sinistra non sia stata in grado, una volta al governo,di curare questa peste della libertà e quest’abuso di poteri. Forse gliitaliani non l’hanno dimenticato del tutto. Ma il direttore non spendeeditoriali per analisi politiche, fossero pure colorate di commento edi note personali. Lui è stato incaricato di elogiare e difendere.

Direcitare panegirici ad ogni occasione utile. Di essere fedele. Uncompito che Berlusconi a quanto pare sa chiedere in modo convincente amolti. Alle donne in un modo che conosciamo meglio e agli uomini in unaltro. Forse Feltri potrebbe spiegarcelo. Un lavoro ben fatto che fasembrare la libertà di opinione un’eccezione concessa dal sovrano, unabenevola indulgenza e un segno di bontà di cui non bisogna esser sazi edi cui si deve ringraziare. E’ così che un giornalista che scriveva diDell’Utri, della mafia e di Craxi, un giorno è diventato Minzolini.