Testamento biologico: comunicato delle Comunità di base

di Comunità cristiane di base italiane
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Sul tema del testamento biologico o Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT), di cui sta discutendo nuovamente il Parlamento dopo la sospensione estiva, si ripropone la spaccatura che si verificò di fronte alla scelta di Eluana e di suo padre.

Ma ancora una volta la linea di frattura non passa attraverso la divisione fra laici e cattolici o fra credenti e atei. Quanto piuttosto fra laici, di ogni fede, cultura, religione, rispettosi del pluralismo esistente nella società democratica e persone che ritengono di essere coerenti con le proprie idee e la propria fede solo se s’impegnano perché la loro visione della vita e della natura sia imposta a tutti con forza di legge.

Ogni volta che si verifica una frattura simile il pensiero torna alla vicenda di Galileo che resta emblematica. I cattolici, specialmente quelli che rivestono un ruolo di guida, dovrebbero aver sempre presenti le affermazioni di papa Wojtila nello storico discorso di riabilitazione il 31 ottobre 1992: “Galileo non fa distinzione tra quello che è l’approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione sulla natura, di ordine filosofico, che esso generalmente richiama. Così la scienza nuova, con i suoi metodi e la libertà di ricerca che essi suppongono, obbligava i teologi a interrogarsi sui loro criteri di interpretazione della Scrittura. La maggior parte non seppe farlo. Paradossalmente, Galileo, sincero credente, si mostrò su questo punto più perspicace dei suoi avversari teologi”.

Giovanni Paolo II ha riconosciuto dopo cinquecento anni l’errore compiuto da chi in nome della natura e della fede, da essi male interpretate, si oppose a Galileo e gli fece ingiustamente violenza. Rischiano di ripetere lo stesso errore oggi quei pastori, teologi e parlamentari che sempre in nome della natura e della fede si oppongono così aspramente a una legge capace di riconoscere il diritto di ogni persona di rifiutare idratazione e alimentazione forzate con dichiarazioni che siano rispettate da tutti anche nel caso che quella stessa persona si trovi in coma irreversibile.