Come un uomo sulla terra

di Beppe Pavan
da Foglio di cdb – dicembre 2009

L’ho visto domenica 22 al Tempio valdese di Pinerolo, pieno di gente. E per tutto il tempo ho pensato al libro di Isoke “Le ragazze di Benin City”: un uomo e una donna che raccontano la loro atroce esperienza di persone libere, in cerca di libertà, costrette a subire umiliazioni, angherie e torture inenarrabili da parte dei custodi dell’ordine patriarcale e dei loro complici.

Viae crucis di uomini e donne che poi, dopo averli/e così seviziati/e con le nostre guerre “umanitarie”, blasfeme evangelizzatrici di democrazia, accusiamo di voler strappare il crocefisso dalle nostre aule scolastiche…

Civiltà infame, quella del “cristiano” Occidente! Per secoli abbiamo inveito contro i “perfidi Giudei”, rei di aver inchiodato in croce il nostro “redentore”… E noi, come ci comportiamo?

Propongo di lasciarli al loro posto i crocifissi, sui muri delle case, nelle scuole, nelle chiese e al collo di donne e uomini. Ma a patto di scriverci sotto, sopra, intorno… a grandi lettere, che quell’uomo che vi è appeso è stato ucciso dagli uomini del potere: non in quanto giudei, ma in quanto uomini di potere.

Che lui contestava, suscitando entusiasmo popolare, pericoloso, ieri come oggi, per il potere stesso. Così sì, saranno utili le croci! A patto che sopra ci sia obbligatoriamente appeso l’omino: di legno, di ferro, d’argento, d’oro… non importa. E’ di lui che dobbiamo parlare ai nostri figli e nipoti, non della croce.