PEGGIO DELL’ABORTO LA CORRUZIONE

di Marcello Vigli
da www.italialaica.it

Si annuncia difficile l’estate di mons. Rino Fisichella, recentemente chiamato dal papa a presiedere il nuovo organismo curiale destinato a ri-convertire i paesi occidentali di più antica cristianizzazione, devastati nella fede, secondo il papa, da un’avanzata ormai inarrestabile del secolarismo e di una “cattiva” laicità.

In Spagna è entrata definitivamente in vigore, con la sentenza della Corte costituzionale che respinge un ricorso del Partito Popular, la legge sull’aborto approvata da tempo dal Parlamento. Una legge certo più permissiva di quella italiana, ma che per la Santa Sede è comunque “insensata”. È una legge prima di tutto insensata, assolutamente insensata e corrisponde alla mentalità di Zapatero ha dichiarato il neo presidente della Pontificia Accademia della Vita, monsignor Ignacio Carrasco De Paula (spagnolo e membro dell`Opus Dei), aggiungendo che nessun regime democratico può permettersi l’approvazione di leggi contrarie alla legge naturale. L’aborto è contro tale legge. Anche mons. Fisichella, suo predecessore alla guida dell’Accademia, potrebbe cavarsela con questo riferimento che segna il discrimine fra la specificità della cultura cattolica, che di tale legge si proclama depositaria, e le altre culture nate dalla “modernità”.

Il confine fra “noi” e “loro” è facilmente riconoscibile. La via per ri-conversione della Spagna non è facile, ma almeno è tracciata. Non è così per l’Italia.

L’interventismo della gerarchia cattolica, a diversi livelli, ha impedito negli ultimi anni che “la legge naturale” fosse violata con l’avvento dei “dico”, della legge sulla procreazione assistita, dell’uso scientifico delle staminali, del testamento biologico. Se non è riuscito ad abolire la legge sull’interruzione della gravidanza – come più pudicamente si chiama l’aborto in Italia – ne ha reso sempre più difficile l’applicazione fino a limitare i vantaggi dell’uso della Ru486. Quegli stessi esponenti della gerarchia che ottenevano questi brillanti risultati non si sono accorti che quella maggioranza, con cui trescavano per ottenere questi “brillanti” risultati, andava seminando nel Paese semi di corruzione tali da costringere il Presidente della Repubblica a farne pubblica denuncia con parole inusitate per la loro durezza. Forse l’avvento di tale regime non può imputarsi al secolarismo, ma ha tutti caratteri di una società scristianizzata.

Da dove cominciare per ri-convertirla? Si domanderà mons. Fisichella. Anche la via della denuncia è inibita. Non appena si sono levate voci per condannarne qualche episodio o per dichiarare ingiusta, perché a danno dei più deboli, la ripartizione degli oneri imposti dalla manovra economica in corso, è scattata l’arma del ricatto. Il settimanale Panorama ha puntualmente divulgato un servizio sulle frequentazioni poco raccomandabili di preti gay. La memoria è subito andata al caso Boffo, reo di avere dato “flebile” voce all’indignazione, che stava montando nel mondo cattolico, per le note “chiacchiere” su Berlusconi e i suoi festini. Il cardinale Vallini, vicario del papa a Roma, per non ripetere l’errore sul caso Boffo, non ha proposto difese d’ufficio o negato l’evidenza, anzi ne ha profittato per dichiarare i gay indegni del sacerdozio.

La lezione, però, è servita. Una condanna delle gerarchie ecclesiastiche contro Berlusconi e i suoi affiliati dura come quella contro Zapatero e il suo governo non è ancora arrivata.

Forse una legge per la legalizzazione dell’aborto è meno grave di una legislazione e di una prassi governativa fonti di un sistema politico fondato sulla corruzione?

Sì: la corruzione eretta a sistema.è peggio di una legge sull’aborto.