Giornate della Laicità

A Reggio Emilia dal 15 al 17 aprile le “Giornate della Laicità” organizzate da MicroMega, Iniziativa Laica e Arci

Il primo festival italiano interamente dedicato alla laicità, malgrado le pressioni delle gerarchie ecclesiastiche e l’ostilità del pensiero unico dominante nei media. Con la partecipazione di:

Margherita Hack, Franco Cordero, Piergiorgio Odifreddi, Giulio Giorello, Roberta De Monticelli, Gianni Vattimo, Angelo d’Orsi, Marco Revelli, don Carlo Molari, Gabriella Caramore, Valerio Onida, don Paolo Farinella, Telmo Pievani, Daniele Garrone, Carlo Flamigni, Beppino Englaro, Giannino Piana, Sergio Luzzatto, Daniele Menozzi, Pierfranco Pellizzetti, Raniero La Valle, Giovanni Franzoni, Fabio Picchi, Marco Baldini, Orlando Franceschelli, Giorgio Vallortigara, Tullio Monti, Maurizio Cecconi, Gabriella Bettaini, J. Luois Touadi, Paolo Flores d’Arcais.

IL PROGRAMMA

LA LOCANDINA (pdf, 1,54 mb)

IL SITO DEL FESTIVAL

Le “Giornate della laicità” rappresentano la prima iniziativa dedicata interamente ad un tema che forse in una paese effettivamente democratico (e quindi a fortiori laico) dovrebbe risultare talmente scontato da non costituire oggetto di nessun dibattito. In Italia, invece, troppo spesso è addirittura un tabù, al punto che è entrata nel linguaggio comune la distinzione tra “laico” e “laicista”, quest’ultimo in accezione negativa, per cui il laicista sarebbe portatore di una laicità esasperata, estremistica, intollerante rispetto alle visioni del mondo, mentre si tratta solo di una laicità coerente, che prende sul serio il dovere per ogni democrazia di “innalzare un muro di separazione” tra fede e politica, tra religione e Stato, come chiedeva uno dei padri della rivoluzione americana, Thomas Jefferson.

Il filo conduttore di questa prima esperienza sarà il tema del “relativismo”, perché nella crociata contro il relativismo, di cui si è fatto banditore il regnante Pontefice, si condensano tutti gli equivoci della cosiddetta “laicità positiva”, di stampo clericale, alle cui sirene fin troppi laici sembrano porgere orecchio. Il “relativismo” contro cui si scaglia l’anatema altro non è, infatti, che il principio da cui prende origine la modernità: in campo politico agire “etsi Deus non daretur”, poiché se non si esilia Dio dalla sfera pubblica ogni conflitto e contrasto potrà essere condotto in Suo nome e trasformare ogni controversia in potenziale ordalia, fino alla guerra di religione. In campo etico riconoscere il pluralismo delle morali, e dunque una sola morale minima vincolante per la civile convivenza: quella dei principi costituzionali che garantiscono i diritti inalienabili di ciascuno sulla propria vita e la propria libertà.

Paolo Flores d’Arcais