Chiesa ed elezioni: tre scelte diverse

1) Amministrative: curia Catanzaro, siamo super partes
Asca, 10 maggio 2011

– ”Nella delicata fase pre-elettorale che vede impegnato il popolo cristiano nell’orientamento per fare scelte che interessano il bene comune, e per evitare dubbi o sospetti circa il pensiero della Chiesa locale, questa Curia sente il dovere di comunicare che la posizione della Chiesa e’ ‘super partes’ per quanto riguarda la scelta delle persone”. Lo si legge in una nota diramata dalla Curia Arcivescovile di Catanzaro.

”Costante e’ stato il pensiero dell’Arcivescovo Ciliberti nel dire che ‘la Chiesa non ha indicazioni di voto da offrire, ella ha un messaggio divino da annunciare a tutti; ne’ scende in campo ponendosi da questa o quella parte, ma stare solo dalla parte della verita’ evangelica insegnatale da suo Maestro Gesu’ Cristo”’.

”Gli orientamenti sono, quindi, – aggiunge la nota – la scelta dei valori umani e cristiani e il bene comune. Qualora vi fossero interventi organizzativi di schieramento da parte di gruppi o associazioni religiose, queste iniziative non sono da considerarsi ecclesiali”.

2) Caserta: parrocchie come comitati elettorali. La denuncia di Sergio Tanzarella
Adista n. 37/2011

Campagna elettorale in chiesa, a Caserta, dove alcuni parroci, in vista delle prossime elezioni comunali, hanno trasformato le loro parrocchie in comitati elettorali per alcuni candidati del centro destra.

Lo denuncia Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e alla Facoltà teologica dell’Italia meridionale di Napoli e animatore di “Speranza per Caserta”, movimento civico di base che si presenta alle elezioni con una propria lista – in cui Tanzarella non è inserito –, candidando sindaco Nicola Melone, già preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali alla Seconda università di Napoli (gli altri candidati sono l’ex sindaco Luigi Falco sostenuto da Api e Fli; Pio Del Gaudio, ex assessore alle Finanze della giunta Falco, sostenuto dal Pdl; e Carlo Marino, anche lui ex assessore, ai Lavori pubblici, della giunta Falco, sostenuto però dal centro-sinistra).

«L’aperto sostegno, in una pubblica manifestazione elettorale, alla candidatura di Luigi Falco alle prossime elezioni amministrative da parte del parroco Claudio Nutrito, non può che meritare la più grave e solenne riprovazione», si legge nella lettera aperta di Tanzarella. «Si tratta di parole improvvide e imprudenti. Non devo certo spiegare al don Nutrito cosa prevede in proposito il diritto canonico, immagino e spero lo sappia. Tuttavia occorre che gli ricordi, nel merito del suo attivismo elettorale, di essere più cauto soprattutto nel sostenere un candidato come Falco, appena condannato dalla Corte dei Conti a restituire alla città di Caserta oltre un milione di euro a causa dell’allegra attività finanziaria con cui ha gestito la Città per nove anni trascinandola, con il contributo successivo di Petteruti, nel baratro di 400 milioni di debiti».

Un analogo rilievo viene mosso anche al parroco di Falciano, don Elio Rossi, che – scrive ancora Tanzarella –, durante l’omelia domenicale, «invitava apertamente a votare un certo partito e un particolare candidato. È chiedere troppo al Nutrito e al Rossi di fare i parroci e di assolvere bene al proprio ministero? E se gli resta altro tempo libero studino un po’ di più invece che darsi alle campagne elettorali. Sono convinto che questo neo-collateralismo non giovi alla Chiesa casertana e non potrà che trovare una ferma condanna da parte dell’ordinario diocesano – il vescovo Pietro Farina – e da parte della Congregazione del Clero. Proprio il vescovo nei mesi scorsi invitò con forza tutti i parroci dall’astenersi da impegni elettorali diretti. Un richiamo grave di cui né il Nutrito né il Rossi sembrano aver fatto tesoro».

La lettera di Tanzarella, in pieno clima pre-elettorale – a Caserta si voterà il 15 e 16/5 –, ha sollevato diverse reazioni, ma nessuna ufficiale da parte della Curia, dei partiti e dei parroci coinvolti. Fra le tante, quella di Salvatore Arcidiacono, pubblicata sull’Eco di Caserta, che accusa Tanzarella di aver scritto la lettera sotto dettatura di «qualcuno della Curia o a essa molto vicina» (riferimento probabile al vescovo emerito di Caserta, mons. Raffaele Nogaro): «Siamo certi – scrive Arcidiacono – che se don Claudio avesse ospitato un candidato della sinistra, allora, sia per lei che per qualche altro della Curia andava (sic!) bene». E conclude nel piu classico dei modi: «Ci permetta di darle un suggerimento, dia le dimissioni da docente della Curia, lei non è un cattolico».

3) Amministrative in Spagna: per i vescovi, un voto “globale”. Per i religiosi, una scelta “locale.
Adista n. 37/2011

Il 22 maggio gli spagnoli saranno chiamati alle urne per elezioni amministrative di notevole importanza: dovranno nominare i Parlamenti di tredici su diciassette “comunità autonome” (corrispondenti alle nostre Regioni, ma fra le tredici, va al voto anche la “città autonoma” di Madrid, di cui si rinnova l’Assemblea), nonché i governi cittadini di oltre 8mila municipi e le giunte provinciali del Paese Basco. Per l’occasione la Chiesa non ha fatto mancare la sua voce, anche se a livello di Conferenza episcopale non c’è stato nessun comunicato. È intervenuto però, al gran completo, il vertice della diocesi di Madrid, guidata dal card. Antonio María Rouco Varela, con una Nota, firmata anche da tutti i suoi vescovi ausiliari, ormai del 23 marzo; mentre è di pochi giorni fa, 29 aprile, il comunicato congiunto, in vista della consultazione elettorale, della Confederazione dei religiosi spagnoli (Confer) e della commissione Giustizia e Pace. Quest’ultimo, sembra, quasi in polemica con il primo.

Afferma in apertura la Nota di Rouco e compagni che, se il voto esige da tutti una «sufficiente conoscenza dei programmi elettorali dei partiti politici e un attento discernimento», dai cattolici esige in più che scelgano «in base agli imperativi di una coscienza ben formata sui principi della retta ragione e del Magistero della Chiesa». I principi di cui «è necessario tener conto» sono: «il diritto alla vita», tutelato dal concepimento alla morte; «il diritto alla libertà religiosa», che comporta «il rispetto dei luoghi di culto e dei segni religiosi»; la famiglia, che «deve essere protetta» dalle disposizioni anche amministrative, le quali devono «promuovere l’istituto del matrimonio» fondato sulla convivenza «di un uomo e di una donna»; «il diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose, morali e pedagogiche», per cui «le scuole statali si astengano dall’imporre una determinata educazione religiosa e morale»; infine, «un ordine economico giusto, che renda possibile l’esercizio di un lavoro giustamente remunerato» con una speciale attenzione a chi è stato maggiormente colpito dalla crisi economica e occupazionale.

È evidente il richiamo rivolto ai cittadini ad esprimersi, anche in questa tornata elettorale amministrativa, sulla politica nazionale, in particolare su quelle problematiche che negli ultimi anni hanno reso piuttosto tesi i rapporti fra Chiesa e Stato: dall’introduzione fra le materie scolastiche della «Educazione alla Cittadinanza» alla polemica sull’esposizione del crocifisso, dall’introduzione del matrimonio fra gay nella legislazione nazionale alla nuova legge sull’aborto che riconosce il diritto all’autodeterminazione della donna. La Nota episcopale, perciò, mette in guardia dal votare per quei partiti che hanno mal legiferato secondo la Chiesa, soprattutto per il Partito socialista di José Luis Zapatero, premier dal 2004 (alle elezioni politiche che si svolgeranno fra un anno Zapatero non si ripresenterà, come ha annunciato il 1° aprile scorso).

Richiamo contrario da parte dei religiosi spagnoli. «Queste elezioni municipali e regionali hanno come sfondo – si legge – la vicinanza temporale con le future elezioni generali e i nostri politici sicuramente orientano in questo senso le rispettive campagne elettorali». Bisogna invece capire che queste «non sono elezioni legislative». Non ci si deve allora impelagare in discorsi che «possono snaturarne il senso», perché «non si tratta di un esame della politica globale dello Stato, del governo e dell’opposizione». Bisogna invece, secondo i religiosi, «mantenere l’attenzione sulla crisi economica e le sue conseguenze: la disoccupazione, l’incremento della povertà, l’esclusione sociale». «Pertanto nelle nostre opzioni dobbiamo avere chiara una gerarchia di criteri e valori, non solo di tipo generale, ma molto specifici in virtù delle concrete circostanze che viviamo nei nostri ambiti particolari», municipali e regionali. E dunque «i servizi sociali, la sanità e l’educazione, il trattamento degli immigrati ‘clandestini’; la sistemazione dignitosa delle periferie popolari (…), l’ambiente, i sostegni alla famiglia; la casa, la difesa della vita e dell’ambiente, la corruzione urbanistica e politica la solidarietà internazionale, il rispetto per tutte le credenze religiose e le ideologie, sempre che non contrastino dignità e diritti umani».