I problemi del governo della Chiesa

José Comblin (articolo inedito)
Traduzione di Romano Baraglia

Sento le sollecitazioni a me dirette per trovare una forma di esercizio del primato che, senza rinunciare in nessun modo a quanto è essenziale della sua missione, si apra una situazione nuova” (Giovanni Paolo II, Ut unum sint, 1995, n. 95.)

Nell’enciclica Ut unum sint, il Papa Giovanni Paolo II alludeva a un problema fondamentale mostrando che ne era ben cosciente. Già Paolo VI aveva manifestato di essere preoccupato. Ma niente hanno prodotto queste preoccupazioni che oggi giorno sono preoccupazioni della Chiesa intera.

Il governo centrale della Chiesa non funziona bene. Invece che adattare la Chiesa al mondo attuale, lascia la Chiesa paralizzata nel suo passato. Molte cose dovrebbero essere riformate nella chiesa per rispondere alle necessità dei tempi. Ma la macchina del governo impedisce ogni cambiamento. Il sistema impedisce il cambiamento. Nessuno ha il potere per prendere decisioni. Il Papa non ha la possibilità di prendere le decisioni necessarie. Ecco alcune espressioni di questa situazione del governo.

L’elezione del papa

Innanzitutto gli elettori. Il sistema attuale è stato creato quando il Papa faceva pochi interventi di fuori della diocesi di Roma e delle diocesi vicine. I cardinali erano quelli di Roma e delle città vicine. Oggigiorno, il Papa decide tutto quello che succede nel mondo intero e ha una grande amministrazione con migliaia di funzionari. Il Papa dovrebbe essere eletto da una rappresentanza di tutti i continenti. I cardinali non rappresentano nemmeno le chiese dei loro paesi perché sono stati scelti dal Papa stesso e non rappresentano nessuna chiesa particolare.

Se il Papa fosse eletto da una vera rappresentanza della Chiesa universale, avrebbe più forza su cui appoggiarsi contro il potere della Curia. Adesso lui dipende dalla Curia. Eletto dalla Chiesa potrebbe invocare il peso della chiesa contro il peso dell’amministrazione centrale. I presidenti delle conferenze episcopali, per esempio, avrebbero un maggiore carattere di rappresentatività , molti cardinali sono funzionari della Curia e non rappresentano nessuna chiesa perché sono funzionari dell’amministrazione.

In secondo luogo, il modo dell’elezione. Esistono due tipi di elettori. Ci sono i cardinali della Curia. Questi si conoscono tra di loro e formano circoli segreti. Sono loro che creano intrighi per preparare l’elezione. Formano dei partiti e lavorano nell’ombra affinché il loro partito possa vincere. Quello che è successo nelle ultime elezioni, è edificante. Poi ci sono i cardinali di fuori. Questi non si conoscono. Non sanno quali siano gli intrighi che stanno facendo i cardinali della Curia (con i loro consiglieri!) In qualsiasi paese la conferenza episcopale esorta i cattolici a conoscere bene i candidati e i loro programmi, in modo tale che possano dare un voto cosciente. Ma i cardinali non hanno La possibilità di Dare un volto cosciente perché non conoscono i candidati, e nemmeno i loro programmi.

Dopo l’elezione di Giovanni Paolo II domandammo al cardinale Silva di Santiago del Cile, perché aveva votato il cardinale polacco e lui rispose: “noi non lo conoscevamo, ma ci hanno detto che era un buon candidato e così l’abbiamo votato”. Se il parrocchiano spiegasse così il suo voto per il suo parroco, questi gli direbbe che è un incosciente.

Sappiamo chi è quello che ha detto che era un buon candidato. Era il cardinale Koenig arcivescovo di Vienna(Austria). Koenig godeva di una grande fama di intellettuale aperto e di grande prestigio internazionale. Ma era molto legato all’Opus Dei che aveva fatto la campagna elettorale molto attiva. Sappiamo che e stato lui, perché lui stesso lo ha detto prima di morire e ha detto che era molto pentito di aver fatto di aver fatto questa cosa. Il cardinale Silva non sapeva che il cardinale polacco era avversario del concilio del Vaticano II.

Gli elettori devono avere tempo per conoscersi e sapere quali sono i candidati presentati dai colleghi e quali sono i programmi dei candidati. Se questo si esige per le elezioni comuni, come pensare che nella Chiesa quest’esigenza del diritto naturale valga con meno forza? In pratica quello che succede è che i cardinali fanno un voto di fiducia, esattamente quello che si denuncia in tutte le elezioni politiche. Il votante non sa quello che vuole il suo candidato.

Meno male che il popolo cattolico non sa come si fanno le queste elezioni perché resterebbe coperto di vergogna. Capisco che i vescovi mantengano il silenzio su questo. Ma la situazione non può continuare. Il peggio è quando si dice che chi decide l’elezione è lo spirito Santo, mentre si sa benissimo quello che è avvenuto e non c’è stato nessun momento di rivelazione dello spirito Santo. Perché ingannare i cattolici come se fossero tutti dei bambini?

Il decentramento

Una amministrazione centralizzata inevitabilmente vuol difendere i suoi poteri e aumentarli. Quello che cerca l’amministrazione centrale è innanzitutto il suo proprio bene, Ossia, l’aumento del suo potere: fare più leggi, più obblighi, più formule, più carta stampata, più esigenze.

Nella chiesa non è differente. Quello che cerca l’amministrazione è assicurarsi più potere. Il bene della Chiesa è un pretesto . Questo è parte della natura umana, e, se tutti i funzionari della Curia fossero santi il problema resterebbe. Anzi sarebbe peggiore perché se fossero più santi,vorrebbero lavorare ancora di più e fare più e fare ancor più imposizioni. Il principio della sussidiarietà vale per tutti gli esseri umani e quando un sacerdote o un vescovo è ordinato la sua natura umana non cambia.

È necessario decentralizzare: le nomine episcopali, il diritto canonico, la liturgia, la formazione del clero, l’organizzazione dell’insegnamento, e le opere di carità e altre opere. Tutto può essere organizzato, per esempio, in ogni continente o in ciascuno degli insiemi culturali. Nei primi secoli la Chiesa è stata organizzata in patriarcati, che erano un’unità culturali. L’esistenza dentro all’ ortodossia cattolica di chiese di diverse riti orientali mostra che questo può funzionare molto bene. La centralizzazione attuale è il risultato di ragioni puramente storiche.

Il sistema attuale è ancora nella chiesa la continuazione del colonialismo. Arrivando a Puebla, Giovanni Paolo II condannò tutte le comunità di base, condannò il movimento biblico, condannò la teologia latino-americana. Conseguenza: in 30 anni, solo e in Brasile, 30 milioni di cattolici hanno lasciato la chiesa cattolica per aderire a chiese o movimenti pentecostali o neo pentecostali, conseguenza della pastorale imposta. Il Papa ascoltò alcuni consiglieri che avevano intenzioni politiche molto chiare. Non cercò di saperne di più, ricorrendo a istanze più rappresentative…

Pensò che il problema era il comunismo e non era il comunismo e lui aveva possibilità di ricevere altre informazioni. Alcuni potevano dargli l’informazione che l’America Latina non è la Polonia e nemmeno è l’Europa. Noi stavamo lì sapendo quello che sarebbe avvenuto, ma non potevamo fare niente. Il cardinale Aloisio Lorscheider avvvertì immediatamente tutto e cercò di aggiustare le cose, ma non aveva preso sufficiente e non aveva la fiducia del Papa.

Un sistema di governo in cui una persona sola decide tutto senza che vi sia un dibattito pubblico e un’istanza deliberativa, si chiama dittatura. Un sistema in cui i veri motivi delle decisioni del governo, sono nascoste con certezza non risponde alle esigenze del diritto naturale. I cittadini hanno il diritto di sapere quali sono i fondamenti delle decisioni prese. Per esempio quando Paolo VI ha condannato l’uso dei mezzi anticoncezionali artificiali, non si sa perché i cardinali consultati nella loro maggioranza non erano d’accordo, le commissioni nominate dal Papa per studiare l’argomento anche loro non erano d’accordo. Mi ricordo molto bene di avere sentito i commentari del cardinal Suenens che era il mio vescovo.

Molto bene. Una generazione dopo, il consiglio per la famiglia invia hai vescovi una comunicazione in cui dice che ormai non si deve più fare domande alle penitenti sulla loro pratica di limitazione delle nascite. Se non si può fare domande, è perché non si deve considerare come peccato. Lo stesso Alfonso Lopez Trujillo ha dovuto comunicare segretamente queste le revoca implicita della enciclica Humanae vitae. Ma perché non è stato detto pubblicamente? La maggioranza dei cattolici ancora lo ignora, anche se non accetta la condanna. I cattolici non conoscono i metodi della Curia romana; non sanno che mai si pubblica la revoca di un ordine dato anteriormente. Però si dice che non si devono fare domande ai penitenti.

Perché non è stato detto che adesso l’autorità aveva cambiato? Perché le donne non possono sapere che la Chiesa non condanna più i mezzi artificiali di limitazione delle nascite? Molte ancora credono che la Chiesa continua ancora con la condanna e trattandole come peccatrici. Queste sono pratiche da dittatura. In una dittatura il governo non sbaglia mai non riconosce mai che c’è stato un errore. Nella chiesa si riconosce soltanto dopo quattro secoli. Se esistesse una istanza di deliberazione, potrebbero essere evitati molti errori che succedono per la fretta, creando dopo difficoltà di riconoscere l’errore.

Se non si fanno le riforme nessun’altra riforma pastorale sarà possibile. Tutto dipende dal centro, tutto dipende dal ruolo del Papa. Paolo VI lo sapeva e Giovanni Paolo II sapeva anche lui. Ancora non sappiamo che cosa pensa il Papa attuale. Ma credo che non deve pensare in modo diverso dal s suo predecessore.

Non è questione di santità. Il Papa PIO X fu un santo ma ha commesso errori colossali in materia biblica che spiegano una buona parte dei problemi attuali della Chiesa in mezzo mondo! Il problema è che il Papa è un uomo anche lui e agli stessi limiti della natura umana. La sapienza umana ha imparato a costruire sistemi di governo adatti alla condizione umana. Gesù non definì nessun sistema di governo. Non ci troviamo più ai tempi di Gregorio VII. Il problema è che tutto dipende dalla persona sola!

Le riforme possono tardare secoli se non appare un giorno il Papa che prendere una decisione di cambiare il modo di esercizio del ministero Di Pietro. Come principio, dovrebbe essere un uomo più giovane. Bisogna abolire questo preconcetto che è meglio un uomo già di età, perché non stia sulla breccia troppo tempo. Ma c’è un altro modo: il Papa può applicare a se stesso la norma data ai vescovi. Anticamente gli esseri umani vivevano pochi anni una media di 30 anni. Oggi giorno la media già Arriva a 80 anni e cresce ancora. Non è normale che una istituzione così complessa e debba essere diretta da un uomo con più di ottant’anni e da.

Tanta gente della Chiesa pensa così! Forse sono più saggi Di me pensando che in qualche maniera niente cambierà ed è meglio rassegnarsi piuttosto che spendere energie in una causa persa in partenza. Quello che mi consola è che non sto solo. Ci sono molte persone che stanno scrivendo queste cose.