Lettera alla Chiesa fiorentina – Per interrompere il silenzio

La chiesa fiorentina discute della Lettera inviata nel maggio scorso da un gruppo di cristiani di diverso orientamento. La stampa ha dato ampio spazi al dibattiti che ha suscitato. La Comunità di base del’Isolotto si è inserita con un suo articolato documento, al quale è stato allegato un elenco dei temi degli incontri che hanno segnato il cammino delle comunità di base in questi quaranta e più anni, che si può leggere in questo sito.


Per interrompere il silenzio

da: http://letterachiesafiorentina.blogspot.com

Sono sempre più le voci che si levano nella Chiesa cattolica per manifestare il turbamento e il grave disagio di quanti si sentono parte viva della comunità ecclesiale e, per questo, sentono il dovere di interrogarsi, di reagire, di non stare in silenzio e chiedono giudizi evangelici, non opportunistici e diplomatici, sulla situazione politica ed ecclesiale italiana.
Da tempo infatti manca, da parte di larghi settori della gerarchia, un giudizio chiaro sulla crescente ingiustizia sociale, sul rifiuto ostentato di solidarietà e sul razzismo mostrato verso i migranti, sulla corruzione della vita pubblica, sulla immoralità di modelli di vita basati sulla ricchezza e sul potere che in vario modo vengono proposti ed esaltati.

Anche nella nostra Chiesa fiorentina alcuni interventi hanno dato voce a questo profondo disagio che sappiamo bene, e non da oggi, essere diffuso e crescente, ragione non secondaria di distacco silenzioso di molti fratelli e sorelle dalla vita della comunità ecclesiale. A tutte queste voci noi ci associamo e ci sentiamo in dovere di aggiungere il nostro contributo, al fine di promuovere il formarsi di un’opinione pubblica all’interno della Chiesa cattolica, della quale in molti ormai avvertono la necessità. Ci sentiamo sollecitati in questo anche da quanto hanno scritto alcuni nostri preti diocesani, quali don Fabio Masi, parroco di Santo Stefano a Paterno, don Giacomo Stinghi, parroco della Madonna della Tosse e don Silvano Nistri, già parroco di San Martino a Sesto Fiorentino. Scrive ad esempio don Masi, in un suo articolo: “questo è un momento di grande sofferenza per chi ama la Chiesa e la società […] ci si potrebbe aspettare che la Chiesa contribuisse ad aprire orizzonti di speranza; invece arrivano di continuo notizie di fronte alle quali si resta esterrefatti e avviliti” (Se la chiesa si appiattisce sull’opportunità politica, “La Repubblica” 26 febbraio 2011).

In questa situazione noi pensiamo che sia necessario ed urgente riprendere il riferimento forte al Concilio là dove si afferma: “la Chiesa si serve di strumenti temporali nella misura in cui la propria missione lo richiede. Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall’autorità civile. Anzi essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni” (Gaudium et Spes 76) .
Non è davvero questa l’immagine che la Chiesa italiana ha dato di sé in questi anni. Per questo ci sentiamo in sintonia con la riflessione di don Severino Dianich: “Se in questi ultimi decenni il dialogo con il mondo contemporaneo si è fortemente deteriorato, questo è avvenuto anche perché troppo spesso le indicazioni del Concilio non sono state ascoltate e praticate. Così di fronte all’abbandono delle fede di molti, ci si ritrova ad essere meno ascoltati e più incapaci d’intessere un colloquio che permetta l’invito a credere” (“Il Regno-att.” n. 20, 2010, pp. 715-722)

Noi sogniamo una Chiesa finalmente libera dal plagio di una cultura utilitaristica e consumistica che ha inquinato tutto, e libera dalla paura che induce a posizioni di difesa e di ricerca di garanzie economiche, ideologiche, giuridiche, di potere e privilegio, che sono contrarie alla fiducia nello Spirito. Infatti “il vento soffia dove vuole [….] ma non sai di dove viene e dove va”(Gv 3,8). Chiediamo di aprire su questi temi un reale e serio esame di coscienza e auspichiamo che altre voci si esprimano nella nostra città. Sappiamo che la Chiesa è anche piena di esempi e testimonianze evangeliche, ma è necessario che ad esse si accompagni la capacità di giudicare e di sviluppare riflessioni autocritiche. Proponiamo perciò di condividere un itinerario di riflessione sottoscrivendo questa nostra lettera ed inviando contributi e commenti, frutto di riflessione personale e di gruppo. In particolare avvertiamo con urgenza la necessità di aprire un dibattito intorno ad alcuni nodi di fondo, tra i quali ci preme sottolineare le seguenti questioni:

Chiesa e poteri: come ritrovare quel modello di Chiesa dei poveri, libera dal potere per l’annuncio del Vangelo, indicato nel Concilio? In quali forme elaborare e proporre oggi un giudizio evangelico sulla realtà? Quali resistenze da superare e quali vie da percorrere per realizzare una Chiesa plurale e sinodale?

Proponiamo quindi un incontro pubblico, lunedì 30 maggio (ulteriori dettagli saranno precisati in seguito), per un confronto, che possa essere soprattutto un momento di riflessione e condivisione sulle tematiche indicate. In esso vorremmo in particolare dare spazio ad alcune delle molteplici voci profetiche che ancora (r)esistono nella nostra chiesa ed anche alle voci di coloro che, di fronte ai troppi scandali, non smettono di gridare: “Sentinella, quanto resta della notte?” (Is 21,11).

Mario Batistini, Renzo Bonaiuti, Bruna Bocchini, Luca Brogioni, Francesca Brunori, Francesca Caderni, Pier Giorgio Camaiani, Mario Casini, Stefano Cecconi, Fabio Corti, Alessandra Daly, Cristina Ermini, Ugo Faggi, Lorenza Giani, Donata Graziani, Alessio Malpassi, Manuela Moschi, Serena Noceti, Gherardo Pecchioni, Annamaria Pizziolo, Andrea Poggi, Angela Protesti, Laura Ricciarelli, Marta Scheggi, Don Giorgio Tarocchi, Paola Ugolini, Alberto Zanobini


Lettera alla Chiesa Fiorentina
(Firenze, 8 Marzo 2007)

Incontri della Lettera alla Chiesa fiorentina – 30 Maggio 2011
Tentazioni del potere, libertà del Vangelo e comunità cristiana
Testo dell’intervento
di don Luca Mazzinghi

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Comunità cristiana di base dell’Isolotto – Firenze

Incontri comunitari
Domenica 5 – 12 – 19 giugno 2011

Tema:  LETTERA ALLA CHIESA FIORENTINA

Riflessioni su l’iniziativa di un gruppo di cattolici, preti e laici, su “Tentazione del potere, libertà del vangelo e comunità cristiana”.

 

 

I promotori della Lettera, un gruppo di cattolici, sacerdoti e laici, hanno elaborato il testo ed hanno chiesto adesioni  invitando ad aprire un dibattito.

Non è la prima volta che questo gruppo prova ad aprire un approfondimento sui temi della coerenza e della responsabilità della chiesa fiorentina e della chiesa in generale. Fra le altre iniziative intorno alla proposta di dialogo rivolta a tutta la chiesa fiorentina, lo stesso gruppo promotore ha organizzato il 30 maggio scorso nei locali della parrocchia dell’Isolotto un incontro dal titolo “Tentazione del potere, libertà del vangelo e comunità cristiana”. Il contesto si è arricchito per gli interventi di alcuni parroci: don Fabio Masi, don Giacomo Stinghi, don Silvano Nistri ed altri, apparsi in questi ultimi mesi su alcuni organi di stampa. Lo spaccato che si è aperto riteniamo che sia da sostenere ed approfondire. Alcuni di noi hanno anche partecipato a titolo personale ad alcune iniziative proposte.

La nostra comunità ha sempre prestato attenzione a quanto emergeva…o non emergeva … nel mondo cattolico locale e nazionale, ma come comunità non ci siamo sentiti coinvolti sia perché la nostra identità ed il nostro cammino hanno attualmente caratteristiche di laicità ed elaborazione già maturate nel tempo, sia perché la nostra storia viene per lo più vissuta come esperienza altra rispetto a chi attualmente si mette in gioco. Più volte abbiamo constatato la impossibilità, sia nostra che di chi  riprende un cammino del genere, di entrare serenamente in relazione creativa e costruttiva.

In questa occasione si sono verificate particolari circostanze:

1)      il testo della lettera è certamente molto chiaro, franco e lineare, senza allusioni o cose non dette.….

2)      il titolo dell’incontro ci è congeniale e marca fortemente una ricerca di nuova identità

3)      l’incontro è avvenuto nella parrocchia dell’Isolotto, un luogo fortemente simbolico per proporre un cammino di cambiamento, anche se non necessariamente voluto dai promotori.

4)      È stato letto un messaggio di  Enzo che aveva aderito personalmente al documento, messaggio che è stato inviato su richiesta  della coordinatrice Bruna Bocchini Camaiani.

Per tutti questi motivi ci sembra utile questa mattina riflettere su questi avvenimenti.  Iniziamo sottolineando che:-l’adesione della nostra comunità non è stata richiesta ma neppure esclusa. Potevamo scegliere di sottoscrivere il documento a titolo personale, come del resto hanno fatto Pierluigi Caramelli, Fiorella Caramelli e Enzo Mazzi.

-Tutti i firmatari e promotori dell’iniziativa partecipano a titolo individuale: non ci sono adesioni o riferimenti a realtà comunitarie o gruppi.

-Come persone e come comunità ci dobbiamo sentire gratificati all’idea che nella diocesi fiorentina nasca un nuovo laboratorio per il cambiamento con le caratteristiche che emergono dal titolo dell’incontro e dalla lettera. Il riemergere di questo fiume sotterraneo e silenzioso dà un grande significato alla storia ed alla esperienza che abbiamo vissuto in questi anni.

-Fa parte della nostra identità e della nostra storia di comunità di base valorizzare sempre il nuovo che nasce, avere fiducia nei segni dei tempi, mantenere e  favorire relazioni positive con chiunque cerca di coniugare fede e coerenza di vita.

E’ per questo che abbiamo invitato alcuni dei firmatari e/o presenti all’incontro per raccontarcelo e aiutarci a capire cosa sta accadendo.

Luca Brogioni, Luisella Salimbeni, Pierluigi e Fiorella Caramelli, padre  Daniele Frigerio e Annalisa della parrocchia dell’Isolotto , hanno relazionato su come è nata l’iniziativa, sulla partecipazione all’incontro, sui contenuti delle relazioni introduttive e del dibattito, sulle loro impressioni, problematicità ed aspettative per il futuro dell’esperienza.

Alla fine delle relazioni non c’è stato tempo per le domande ed il dibattito, e poiché è per noi fondamentale partecipare con le riflessioni ed osservazioni di ciascuno  ai temi che trattiamo, non abbiamo avuto fretta di archiviare l’argomento che è stato ripreso la domenica successiva.
Domenica 12 giugno, dalla socializzazione in comunità sono emersi alcuni interrogativi che sintetizziamo.

Il potere e la cupola

Il potere può distruggere l’individuo, è legittimo avere paura del conflitto con l’istituzione, ma può crescere creativamente una comunità all’ombra di una cupola?  E’ possibile operare un- il cambiamento insistendo tenacemente nella salvaguardia della istituzione?

L’identità e l’autodeterminazione dei figli rispetto ai genitori non si afferma forse tagliando il cordone ombelicale spesso con paura e sofferenza, a volte anche con conflitti, con la determinazione a realizzare un proprio progetto, che sarà migliore o peggiore ma sarà altro e farà crescere le consapevolezze ed il cammino degli individui e della società nel suo insieme ? Perché dunque tanta preoccupazione a mantenere in piedi la cupola? E’ di questo che la società e il suo cammino di liberazione ha bisogno?

La scelta di tanti giovani di abbandonare la chiesa perché non viverla come atto generativo di crescita di nuovi spazi comunitari “di fede” anziché come delusione e frustrazione?

Il potere e l’identità culturale

Nella cultura che abbiamo ricevuto non è forse stato alimentato il culto della personalità, del superuomo che si immola, che ha una missione salvifica da compiere, che deve affermare un messaggio…rivestito di sacralità! Perché avere paura di perdere tutti questi ruoli e di cadere nell’anomia?

Un cammino in cui tutti ricerchiamo alla pari la costruzione di nuove identità non sminuisce le differenze di ruoli e scelte individuali, anzi li rende liberi e creativi.

Il bisogno legittimo di comunicare valori e messaggi che ci vengono dal Vangelo che abbiamo ricevuto non troverebbe uno spazio più autentico nel confronto alla pari con tutta la ricerca umana e sociale?

 

Il potere e la sessualità

I gravi problemi che emergono sulla violenza e l’esercizio della sessualità nella chiesa e nella società tutta non nascono da un potere culturale e religioso che ha imposto una codificazione di comportamenti come valore assoluto e definitivo?

Chi e come e dove ci hanno educato alla sessualità ?

Si può continuare a far emergere unicamente la colpa del singolo?Si può continuare ad affrontare questo tema solo nei luoghi di relazioni interpersonali private?

 

Il potere e la differenze di genere

Il 13 maggio 2011 le donne sono scese in piazza per dire “ se non ora quando?”. Tale interrogativo non ci interpella forse anche in quanto cristiani e cattolici?

Se non ora quando vogliamo che la donna abbia nella chiesa a tutti i livelli pari dignità, potere, ruoli?

 

Il potere e la ricerca teologica

E’ possibile fare teologia con “la gente”, attraverso l’intreccio di relazioni e vissuti socializzati alla pari, in un cammino di ricerca che aiuti a crescere e maturare?

Di fronte alla richiesta di riferimenti e luoghi dove coltivare e conservare una propria identità sociale, religiosa, culturale, è possibile creare una nuova dimensione della ricerca di fede insieme con la gente?

L’identità personale ha certamente il suo fondamento nel contesto familiare, sociale e culturale della storia personale di ciascuno di noi ed è a partire da questa che successivamente ogni identità si rafforza  attraverso scelte determinate dalla propria crescita individuale e dall’arricchimento delle proprie consapevolezze.

Si può rendere significativo e significante il bisogno di riferimenti, ritualità, identità spirituale di tante persone se non si coltiva in modo diffuso e capillare una ricerca di ordine storico – teologico – antropologico che ci liberi dalle sovrastrutture culturali imposte dal potere religioso e culturale?

Ad avere il tempo di leggere ed approfondire ci accorgiamo che la ricerca teologica si è arricchita di analisi e contributi fortemente innovativi ed interessanti, ci accorgiamo anche che ha contribuito a far crescere un intreccio con altre aree culturali laiche o appartenenti ad altre religioni. Questi contributi sono importanti ma purtroppo filosofi-letterati-teologi continuano a formare una casta che spesso si parla negli orecchi e non ascolta , non partecipa alla crescita culturale che scaturisce da relazioni “altre” e “con gli altri” che non siano “intellettuali” al loro livello!

Il potere e l’annullamento della memoria

Come persone e come comunità dell’Isolotto ci riconosciamo nella maggior parte dei contenuti e dei temi affrontati nella Lettera alla Chiesa fiorentina, da sempre questi fanno parte delle scelte e del cammino della nostra comunità e delle cdb italiane (allego un elenco dei temi degli incontri che hanno segnato il cammino delle comunità di base in questi quaranta e più anni).

Perché in tutti questi anni si è lasciato spazio ai distinguo, alle differenze, alle contrapposizioni o ai silenzi e non alla ricerca di un cammino unitario?

Perché permettiamo al potere di dividerci anziché confrontarci?

Nel rispetto delle differenti esperienze, a partire da storie, percorsi e scelte personali e comunitarie diversificate, perché non cercare di confrontarci con parole e gesti di nuove coerenze?

Perché subiamo il ricatto che ci costringe a ricominciare il cammino sempre da capo anziché procedere in avanti, determinati ad intrecciare mani per unire e piedi per camminare insieme?
Domenica 19 giugno abbiamo condiviso il presente tentativo di sintesi, ciascuno di noi e la comunita’ tutta si sente interpellata da questi interrogativi  e continuiamo a chiederci  come intrecciare i tanti percorsi di ricerca e come favorire  la crescita  di una comunita’ umana solidale e gioiosa.