Grandi manovre al centro per il dopo Berlusconi. Guida la Cei

Luca Kocci
Adista n. 51/2011

Dopo ogni terremoto, seguono le inevitabili scosse di assestamento. E se il primo ha interessato soprattutto il centro-destra e la Lega – sconfitti alle elezioni amministrative di maggio e, in un certo senso, anche ai referendum di giugno –, le seconde riguardano i cattolici e la Conferenza episcopale italiana, che hanno da qualche settimana avviato una rete di contatti, incontri e interventi per riorganizzare il “centro”, o forse per dare vita ad un nuovo centro-destra senza Berlusconi e la Lega.

I primi segnali sono arrivati direttamente dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, che nella prolusione all’Assemblea generale dei vescovi del 23-27 maggio – fra il primo turno e i ballottaggi delle amministrative, quando comunque il risultato negativo per il centro-destra era già abbastanza evidente – ha parlato di una «politica inguardabile», auspicando l’avanzata di «una nuova generazione di politici cattolici», per la cui formazione la Cei è pronta ad impegnarsi direttamente (v. Adista n. 44/11).

Alla conclusione della stessa Assemblea, il presidente della Cei è stato ancora più esplicito: ha riproposto la consueta unità sui «valori irrinunciabili o non negoziabili», sottolineando che «la mediazione non può più essere il criterio primo» dell’azione politica, e ha annunciato un prossimo monitoraggio delle scuole di formazione politica promosse dalle aggregazioni laicali – in particolare quelle di Retinopera, la rete socio-politica benedetta dalla Cei a cui aderiscono le principali associazioni e movimenti ecclesiali italiani: Azione Cattolica, Acli, Agesci, Csi, Focsiv, Fondazione per la sussidiarietà, Fuci, Rinnovamento nello Spirito Santo, Comunità di Sant’Egidio, Movimento dei focolari e altri (v. Adista nn. 27/02, 55/05, 9/06 e 51/07) – e dalla diocesi.

Pochi giorni dopo, il 30 maggio, mentre arrivava la stroncatura della maggior parte dei settimanali diocesani al Berlusconi sconfitto (v. Adista n. 46/11) e un editoriale del direttore di Avvenire Marco Tarquinio in cui prevedeva l’avvio di «una fase nuova per la politica italiana», dove «nulla è scontato quanto a soggetti in campo», a Roma, nella Sala del refettorio di Palazzo San Macuto, il convegno «Cattolici e cattolici a confronto»: parlamentari cattolici di diversi partiti (da Rocco Buttiglione a Giuseppe Pisanu, da Paola Binetti a Giuseppe Fioroni), guidati dal segretario generale della Cei mons. Mariano Crociata – a cui era stata affidata la relazione di apertura – e coordinati da Tarquinio, si sono interrogati sul quesito «unità sui valori o partito unico?» (v. Adista n. 49/11).

Complessivamente concordi le opinioni. Buttiglione: «C’è bisogno di un movimento politico che ricostruisca il Paese sulla base di un modello ispirato alla dottrina sociale della Chiesa», soprattutto ora «che sono falliti sia il Pd che il Pdl». Pisanu: «Anche se è impossibile ricostruire la Dc, cosa impedisce ai cattolici di ritrovarsi insieme per elaborare un progetto?». Binetti: «Non è un tabù parlare di partito unico dei cattolici», opinione rinforzata da Donato Mosella per cui «ci sono le condizioni per cominciare a pensarci». Il giorno successivo, una pagina intera di Avvenire titola: «Cattolici, laboratorio della nuova politica». E lo stesso quotidano della Cei, nei giorni seguenti all’iniziativa, ha dato spazio a diverse lettere sullo stesso tema, con le risposte del direttore Tarquinio: «I limiti dell’attuale bipolarismo», del lettore Alessandro Olivieri, il 2 giugno; oppure «Ancora sui valori», di Guglielmo Nicoletti, il 4 giugno.

Dietro le quinte si stanno muovendo Comunione e liberazione, Compagnia delle Opere e Opus Dei, ma anche pezzi di Acli e di Azione cattolica. E infatti nelle prossime settimane verrà presentato pubblicamente un manifesto per una “politica buona”, fondata sui principi della Dottrina Sociale della Chiesa, sottoscritto fra gli altri da Acli, Cisl, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confcooperative (ovvero le cooperative “bianche”) e Movimento cristiano lavoratori. Prove di nuovo centro che guarda a destra, anche perché uno dei più autorevoli firmatari del manifesto è Giulio Tremonti, non a caso da tempo in rotta sia con Berlusconi – nonostante le reciproche rassicurazioni e attestazioni di stima – sia, più recentemente, con la Lega, di cui invece è stato sempre “quinta colonna” dentro il Pdl.

Tremonti – insieme al segretario di Benedetto XVI, mons. George Ganswein – ha ricevuto, lo scorso 17 giugno, un omaggio pubblico da parte dell’Università Cattolica in occasione della festa patronale dell’Ateneo, «per la sua crescente attenzione ai valori cristiani che naturalmente fondano e intessono l’agire economico al pari dell’azione politica (…), per la tenacia e il coraggio che lo guidano nel far coniugare in ogni circostanza idee, cultura e politica». In prima fila, ad omaggiare il ministro, il card. Camillo Ruini, ancora regista di tutte le operazioni politiche targate Cei, e mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione: insomma, quasi un’investitura

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Il Vaticano scommette su Tremonti
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Per la Chiesa il dopo Berlusconi è già iniziato. Se ne parla in Vaticano, con cene riservate tra monsignori, prelati, ma soprattutto parlamentari, sindacalisti e intellettuali di area cattolica per definire strategie e pensare, forse, ad un nuovo gruppo politico moderato. Ma se il Vaticano si interroga, l’università cattolica indica il nuovo premier nel ministro dell’economia Giulio Tremonti. Per la gerarchia ecclesiastica è ancora una scommessa.

Eppure una scelta quasi “formale” è stata compiuta qualche giorno fa, a Roma. Presenti il cardinale Camillo Ruini e il rettore dell’Università, Lorenzo Ornaghi, da poco rieletto alla guida dell’ateneo per 5 anni dopo il tentativo – fallito – del cardinale segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone di riprendere il controllo dell’istituto Toniolo, ente fondatore e garante della Cattolica e cassaforte della Chiesa italiana, il ministro ha ricevuto una sorta di “investitura”.

Ruini e Ornaghi, ma anche mons. Rino Fisichella, già cappellano di Montecitorio, nel giorno della festa dell’università hanno infatti premiato il ministro Tremonti “per la sua crescente attenzione ai valori cristiani” che fondono e caratterizzano sia l’agire economico che l’azione politica. Insieme al ministro è stato premiato anche il segretario particolare del Papa, mons. Georg Ganswein.

Un attestato di stima e amicizia della cultura cattolica per Tremonti, che ha inventato l’8 per mille, “protagonista di assoluto rilievo della vita politica nazionale e internazionale”, e che investe il ministro dell’economia del ruolo di “primo referente” in un quadro politico che vede la Chiesa in sofferenza.

Del resto anche la Segreteria di Stato ha in passato espresso apprezzamenti nei confronti del titolare del Tesoro. Il Cardinal Bertone ha valutato positivamente l’impegno di Tremonti sulla vicenda dello Ior. Il percorso di avvicinamento del ministro al Vaticano non è stato breve. E la chiave che gli ha consentito di aprire le porte più importanti del mondo cattolico sono state fornite da Ettore Gotti Tedeschi: banchiere di spessore e con conoscenze di rilievo tra i prelati che ha svolto il ruolo di consulente del ministero in questi tre anni.