“E noi tagliamo l’irc”. Genitori in protesta contro i tagli della Gelmini

Giampaolo Petrucci
Adista. n.82/2011

Tre classi elementari e 50 famiglie in “sciopero” dell’Irc (l’ora di religione cattolica): un gesto di protesta «perché con i tagli della riforma Gelmini si penalizza la didattica». La singolare manifestazione di dissenso, già annunciata durante un incontro del 21 ottobre con il direttore scolastico Francesco Sircana, è stata attuata presso la scuola elementare “Giuseppe Garibaldi” di Ozieri, in provincia di Sassari. Al centro della polemica, chiariscono i genitori, la qualità del tempo pieno: «Il problema è nato con la riduzione degli insegnanti da due a meno di due. Perciò si è arrivati ad una insegnante fissa più una “mezza unità” che ruota da una classe all’altra per garantire l’orario» (Sassari Notizie, 27/10). La riduzione del personale, a seguito dei tagli, ricade drammaticamente sulla qualità dell’insegnamento, aggiungono le famiglie, con accorpamenti di lezioni che non tengono conto «delle capacità di apprendimento e della stanchezza dei ragazzi».

Perché rinunciare proprio all’Insegnamento della Religione Cattolica? Spiegano i genitori degli alunni che, in questo tempo di crisi, il governo ha fatto della scuola carne da macello. Si è tagliato su tutto, ma non è stata toccata l’Irc: abbiamo voluto «smuovere le acque, chiamando la Chiesa a partecipare al dibattito sui tagli all’istruzione. Siamo anche noi credenti, ma non è più accettabile che in tempo di ristrettezze per tutti, gli unici insegnamenti garantiti siano quelli di religione, mentre per gli altri si può derogare, rinunciare, accorpare e tagliare senza problemi».

Un’«apostasia di massa»: così ha commentato, con ironia, il direttore scolastico, che ha aggiunto, con altrettanta ironia, di aver «dato disposizioni affinché al più presto i bimbi coinvolti dallo sconvolgimento delle coscienze parentali siano affidati alle cure di un insegnante dedito alle “attività alternative” previste dalla norma». Salvo poi aggiungere che i genitori non possono cambiare idea in corso d’opera poiché il diritto ad avvalersi o meno della religione cattolica deve essere esercitato all’atto dell’iscrizione. E così, ancora una volta, l’Irc sarebbe salva. E le domande delle famiglie inascoltate.