Giochi a perdere

Daniele Nalbone
www.micromega.net, 15 febbraio

Niente Olimpiadi. Il presidente del Consiglio Mario Monti ha detto no a “Roma 2020”. Impossibile per il governo dei professori dare il via libera a un’operazione da 8,2 miliardi di euro totalmente coperti dalle casse pubbliche. La governance dei Grandi eventi vacilla, e questa non può che essere una buona notizia per chi ha davvero a cuore le sorti di questo paese. Basti pensare a “Italia 90” o a “Roma 2009”, calcio o nuoto poco importa, per scoprire che gli unici benefici dei grandi eventi all’italiana sono stati per le tasche dei privati. Per i mondiali di calcio del 1990 gli organizzatori, alias Luca Cordero di Montezemolo, Gianni Petrucci e Mario Pescante, gli stessi di “Roma 2020”, decisero di ristrutturare lo stadio Olimpico. Costo dell’opera, 225 miliardi di lire a fronte di una previsione di 80. Incremento dei costi del 181,3%.

Per i mondiali di nuoto del 2009, i mondiali “della cricca”, sono stati spesi in tutto circa 900 milioni a fronte dei 54,7 milioni di euro per il costo della manifestazione, che ha chiuso con un debito certificato in capo al Comitato promotore guidato da Giovanni Malagò (anche lui nel comitato “Roma 2020”) di 16,8 milioni di euro. E come dimenticare la Città dello Sport di Tor Vergata, la grande cattedrale voluta dall’allora sindaco Walter Veltroni per ospitare la cerimonia inaugurale di Roma 2009 e oggi ancora un cantiere? 60 milioni il costo annunciato al momento della candidatura di Roma ad ospitare i mondiali di nuoto. 120 milioni il costo dell’opera a mondiale conquistato. Oltre 200 i milioni già spesi.
Circa 500 quelli ad oggi necessari per completare l’opera. Eccolo il simbolo dei Grandi eventi all’italiana. Il cantiere perenne di un’immensa cattedrale nel deserto del quartiere Tor Vergata, zona Roma sud, a ridosso dell’autostrada Roma-Napoli.

Ma Roma 2020, si dirà, sarebbe stata un’olimpiade a costo zero. Questo ci ha raccontato il comitato promotore. Questo ha confermato lo studio redatto dalla Commissione di compatibilità economica presieduta da Mario Fortis che ha spiegato come le Olimpiadi avrebbero portato a una crescita del Pil italiano dell’1,4%, ipotizzando un impegno economico per le casse pubbliche di 8,2 miliardi di euro, di cui 2,5 per l’organizzazione, 2,8 per le infrastrutture olimpiche e 2,8 per infrastrutture di trasporti, mobilità e progetti urbani.

Peccato, però, che degli 8,2 miliardi necessari per organizzare Roma 2020, gli unici soldi in grado di attrarre copertura privata sarebbero stati quelli per la costruzione del villaggio olimpico: un business da 1,2 miliardi di euro che avrebbe portato alla cementificazione dell’area di Tor di Quinto, a ridosso del Tevere. Ma, anche qui, nessuna certezza. Come è avvenuto a Londra, dove a causa della crisi gli investitori privati hanno preferito ritirarsi dalla partita lasciando sulle spalle dell’amministrazione pubblica tutte le spese.

Troppo rischioso oggi investire su un grande evento. E così, dopo Atene 2004, olimpiade che ha prodotto un buco di 20 miliardi di euro aprendo di fatto la crisi della Grecia, anche Londra 2012 si preannuncia un fallimento economico. L’Olimpiade è un evento a perdere. Ne sanno qualcosa a Torino dove le Olimpiadi invernali del 2006 hanno lasciato un deficit di 28 milioni di euro in capo al Comitato organizzatore.

Arriviamo così al Comitato per Roma 2020. Nessun atleta. Nessun uomo di sport. In fondo, Roma non ha neanche un assessore allo Sport mentre ha una donna di calcio, Rosella Sensi, ex presidentessa della Roma calcio, assessore ai Grandi eventi.

Sfuma, quindi, il sogno Roma 2020 per Mario Pescante (presidente comitato Roma 2020), vicepresidente del Comitato olimpico internazionale e in passato commissario straordinario per Torino 2006 e per i Giochi del mediterraneo di Pescara 2009. Niente ritorno politico per Gianni Letta (presidente onorario Roma 2020) e Gianni Alemanno (vicepresidente Roma 2020).

Niente business per la folta platea di imprenditori che componevano il team di Roma 2020: Luigi Abete (presidente Bnl), Azzurra Caltagirone (Gruppo Caltagirone, figlia del costruttore Francesco Gaetano Caltagirone), Luca Cordero di Montezemolo, John Elkann (presidente Fiat), Diego della Valle (Tod’s), Cesare Geronzi (fondazione Generali), Emma Marcegaglia (Confindustria), Aurelio Regina (Unindustria).

Un elenco che dimostra come per le Olimpiadi di Roma 2020 si è parlato di tutto, tranne che di sport.