Contraddizioni di M.Vigli

Marcello Vigli
www.italialaica.it

08.03.2012 – Alle polemiche e agli interrogativi sullo stato in cui versa la Chiesa cattolica, suscitati dalla fuga di notizie dalla Curia romana, altri se ne sono aggiunti negli ultimi giorni, originati da eventi ben diversi fra loro nei contenuti e per l’attenzione che hanno avuto nei media.

I funerali di Lucio Dalla hanno rilanciato il problema del rapporto fra la comunità ecclesiale nel suo complesso e il mondo degli omosessuali.

Molti hanno biasimato che sia stato concesso il duomo di Bologna per l’estremo saluto ad un omosessuale, discreto nella sua vita privata, ma pur sempre conosciuto come tale e che, per di più, sia stato concesso al suo compagno di esprimere pubblicamente il suo affettuoso addio.

Altri hanno parlato di ipocrisia per questa scelta perché è sembrata del tutto incoerente con l’atteggiamento dell’autorità ecclesiastica che è sempre di riprovazione, per un rapporto “fuori dell’ordine naturale”, anche se non più ispirato ad aperta condanna.

Dalla, si è detto, era una personalità troppo nota per poter rifiutare quel funerale desiderato dai molti amici che aveva nella comunità ecclesiale, fra i quali anche un frate confessore. I numerosi interventi dei sostenitori delle tesi opposte hanno suscitato polemiche e valutazioni contrastanti sui media e sul web, inducendo il cardinale Bagnasco ad un pressante richiamo a porre fine alle polemiche salite di tono anche per interventi contrapposti di Associazioni di gay e di gruppi dichiaratamente omofobi. Anche Vito Mancuso sostiene che Se non usciamo dalla logica degli schieramenti non ne verremo mai fuori. È un vizio tipicamente italiano quello di cercare sempre la contrapposizione mettendosi da una parte contro un’altra senza considerare la singola umanità. Bisogna rifiutare questo gioco.

In verità la chiesa italiana sconta le ambiguità in cui è invischiata nella difesa ad oltranza di una pretesa legge naturale la cui esistenza è ampiamente smentita dalle accelerate trasformazioni sociali e culturali derivate dallo sviluppo della ricerca scientifica.

Un’altra contraddizione è emersa in questi stessi giorni, meno clamorosa ma ricca di più gravi conseguenze, nella polemica suscitata dall’ultimo numero di Concilium, la prestigiosa rivista internazionale di teologia nata durante il Concilio Vaticano II e ancor oggi impegnata a riproporne gli insegnamenti, dedicato a un tema più che mai attuale: “Economia e religione”. In uno dei saggi che lo compongono si analizza la dottrina sociale della Chiesa così come si configura alla luce degli ultimi documenti pontifici. Sembra all’autore, un teologo belga che insegna all’Università Cattolica di Lovanio, che da essi emerga una esplicita e incondizionata accettazione del mercato come supremo arbitro dell’economia in aperta contraddizione con l’esigenza di ripensare l’economia non come una questione di amore ma di giustizia.

Può non sembrare rilevante in questa fase che una rivista, pur prestigiosa, critichi il papa, ma diventa, invece, significativo che in sua difesa si sia levata la voce di Stefano Ceccanti, autorevole esponente del Pd, per accusare il suo critico di statalismo. In verità l’autore di Concilium chiede che nella regolamentazione dell’economia sia da privilegiare la ricerca della giustizia più che la preoccupazione di lasciare mano libera al mercato. Ancor più rilevante è che su questa lunghezza d’onda sono schierati molti altri dirigenti del Pd provenienti dal mondo cattolico, quasi indifferenti alla gravità della crisi che stiamo attraversando, provocata proprio dall’incapacità della politica di fronteggiare la progressiva finanziarizzazione dell’economia.

A questa la linea prevalente s’ispira il sostegno incondizionato del Pd al governo Monti sulla cui autentica natura ha recentemente gettato una luce inquietante il confronto fra l’irrigidimento legalitario nei confronti della vicenda TAV e l’indifferenza nei confronti dell’illegalità diffusa nella gestione del trasporto ferroviario nel resto del Paese; fra l’arretramento nella politica delle liberalizzazioni e l’indisponibilità a trovare risorse per avviare a soluzione i problemi della scuola statale. Il ritiro del decreto di assunzione di diecimila docenti ne è l’ultimo esempio!

Non è certo compito di un governo a tempo risolvere grandi problemi che si trascinano insoluti negli anni, ma, in occasione del primo bilancio dei cento giorni, ci si può chiedere se nello scegliere le priorità abbia assunto come suo orizzonte operativo la giustizia sociale o la libertà di speculare, i diritti di tutti prima dell’interesse di alcuni.

Anche in politica i cattolici per uscire dalle ambiguità devono operare scelte decisive: la giustizia sociale non si può sostituire con la carità svuotando le funzioni istituzionali con il ricorso alla sussidiarietà.