Il cardinal Martini: sessualità, omosessualità, vita di coppia

Ignazio Marino e Carlo Maria Martini
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Pubblichiamo alcune pagine di “Credere e conoscere”, dialogo tra Ignazio Marino e Carlo Maria Martini in uscita presso l’editore Einaudi (pp. 84, 10 euro). Il libro riprende e amplia molti dei temi affrontati dal senatore chirurgo e dall’illustre biblista, già cardinale di Milano, nel “Così è la vita” pubblicato da “L’Espresso” sul numero 16 del 27 aprile 2006

Martini: “La sessualità è un argomento molto complesso, sul quale esiste anche un “conflitto di interpretazioni”. E’ un campo oscuro, profondo, magmatico, difficilmente definibile. E’ una parte dell’esistenza dove entrano particolarmente in gioco il subconscio (e l’inconscio?), dove le spiegazioni razionali possono trovare, nei singoli ma anche nei gruppi sociali e nelle culture, una resistenza interiore che non si lascia convincere. Ciò è dovuto anche al fatto che ci sono certamente dentro di noi caverne oscure e labirinti impenetrabili. Inoltre il filone evolutivo che tocca anche l’uomo non si è esaurito e perciò non possiamo prevedere facilmente gli sviluppi dei prossimi millenni. Sono dati di natura nuova, che in qualche modo ci fanno paura. Personalmente non sono competente su questo argomento e qui lo affronto solo per cercare di dire con semplicità ciò che la vita mi ha insegnato. Ma vorrei anzitutto ascoltare chi ha conoscenze scientifiche per partire in qualche modo da esse”.

Marino: “La sessualità, per definizione, è una relazione interpersonale e in quanto tale va assunta pienamente come scambio e come dono e ha un ruolo importantissimo per gli esseri umani, qualunque sia l’età, il genere, le origini, la cultura. Dal punto di vista biologico rappresenta un aspetto fondamentale della vita come lo sono il dormire e il mangiare. Molto è dovuto alla produzione di ormoni da parte di organi come le gonadi, l’ipofisi, la corteccia surrenalica e l’ipotalamo che sollecitano e regolano l’attività sessuale. Certamente agli aspetti biologici che attengono alla sessualità va affiancata la dimensione cognitiva e quella culturale, che comprende anche gli aspetti etici e morali. Sono sfere spesso difficili da sondare e inevitabilmente influenzate dall’educazione di ognuno e dal vissuto psicologico.
La scienza si è a lungo occupata dello studio dei comportamenti sessuali degli esseri umani per motivi differenti: dalla regolazione delle nascite, alla trasmissione di malattie, alla comprensione delle differenze tra la sessualità umana e quella delle altre specie animali. La maggior parte degli animali, infatti, ricerca un partner a scopo riproduttivo mentre tra gli uomini i comportamenti sessuali non sono biologicamente legati solo alla riproduzione, come non sono esclusivamente determinati dagli ormoni. Il cervello, infatti, ha un ruolo chiave che contribuisce ad aumentare o diminuire la risposta a uno stimolo sessuale, ad esempio attraverso l’apprendimento, che ricopre un ruolo decisivo negli orientamenti sessuali. Ed è proprio per questo motivo che molta attenzione va data a un’educazione sessuale completa e corretta nelle fasi della crescita, per evitare la creazione di sensi di colpa o atteggiamenti punitivi verso il proprio corpo e la propria sessualità. E’ evidente, e a mio avviso non comprensibile, come la Chiesa cattolica, nel corso dei lunghi secoli della sua storia, abbia spesso ignorato il tema della sessualità oppure lo abbia affrontato con una visione volta a far nascere nei fedeli un senso di colpevolezza rispetto all’attività sessuale slegata dallo scopo riproduttivo. Credo che questo approccio dovrebbe essere almeno discusso perché, come confermano le conoscenze scientifiche, il sesso non può essere considerato un elemento estraneo all’essere umano, ma piuttosto un fatto naturale”.

Martini: “Anzitutto si tratta di qualcosa di molto personale e difficilmente esprimibile a parole. Meglio ne parla la poesia o quello che si è chiamato “il linguaggio dell’amore”. Difatti tutta la materia fa parte del grande tema dell’amore, come fa notare bene il Papa Benedetto XVI. All’inizio della sua enciclica “Dio è amore” (25 dicembre 2005) egli parla di eros e di agape, collegandosi al grande tema della letteratura classica. Mi sembra che la sessualità umana sia percorsa da un “dinamismo verticale”, o “ascendente”, da una forza interiore che la porta a essere a poco a poco strumento e luogo di amicizia profonda e di intimità di animi, fino a divenire, nella visione cristiana, una preparazione per quella grande comunione dei cuori che sta al termine dell’umanità in cammino. Un amore vero è anche un amore maturo e duraturo, che quando è ben vissuto va all’intimo della persona e supera l’inevitabile usura del tempo e l’aspetto puramente sensibile e corporeo per divenire una unione di animi. E qui vorrei subito notare come, a partire dalla mia personale esperienza, un tale dinamismo può anche portare ad amare talmente Dio “con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6.5), da oltrepassare del tutto il fattore fisico e divenire così amore di amicizia casta e intensa. Da quanto si è detto appare che la sessualità è anzitutto una forza della natura, che tende comunque a prolungare la specie. Essa è una lotta continua, instancabile, contro la morte. In questo senso la sessualità non è propria soltanto dell’uomo. Però, come sopra dicevo, nell’uomo e nella donna essa si pone nel quadro di un dinamismo che tende a farla salire verso l’alto, portando la sessualità al livello di una amicizia e comprensione profonda, quasi incomunicabile ad altri, di due persone. Così intesa essa è fondamentale per una felice vita matrimoniale ed è motivo di crescita tanto per i due coniugi come per i loro figli: ciò vale in particolare per gli anni in cui i figli saranno adulti, anni che si stanno allungando col crescere dell’età media. Solo chi avrà maturato una seria amicizia potrà trovarsi bene con l’altro coniuge anche quando i figli saranno ormai tutti fuori di casa.
In questo quadro la sessualità rimane in se stessa una forza che tende sia alla generazione sia alla comunione di persone. Il fatto che sia possibile avere figli anche in provetta non cambia la natura della sessualità. Essa è sempre una tendenza naturale al dono di sé tra un uomo e una donna in vista di una realizzazione di una comunità stabile di persone”.

Marino: “Se si accetta il principio che il sesso rappresenti la normalità nella vita di coppia, dobbiamo anche interrogarci sulle situazioni drammatiche di milioni di donne e uomini che vivono in paesi in cui l’atto sessuale è strettamente collegato alla diffusione di gravi malattie, prima fra tutte l’Aids. Circa 34 milioni di persone nel mondo sono portatrici dell’Hiv, una su tre vive in un paese dell’area subsahariana. Negli ultimi trent’anni sono morti 30 milioni di pazienti e, anche se la diffusione del virus è diminuita del 25 per cento tra il 2001 e il 2009, ogni anno si registrano ancora più di due milioni di morti. L’Hiv è la piaga di un continente che genera non solo ammalati ma orfani, povertà, impossibilità di migliorare le 37 condizioni di vita. Nel mondo occidentale oggi questa malattia viene tenuta sotto controllo grazie alle terapie farmacologiche che permettono a un sieropositivo di condurre un’esistenza del tutto normale, con un’aspettativa di vita paragonabile a quella delle persone non affette dal virus. Ma in molti paesi africani, dove la spesa pro capite in sanità non supera i dieci dollari l’anno, l’accesso alle terapie per contrastare l’Aids è tuttora molto difficile e il virus continua a diffondersi. A Drodro, nella Repubblica democratica del Congo, ho visto con i miei occhi le condizioni in cui vivono i malati di Aids che non possono permettersi i nove dollari al giorno richiesti dall’ospedale per il ricovero. Per non parlare dell’orfanotrofio, costruito accanto al nosocomio, che ospita moltissimi bambini che hanno perduto i genitori. Sappiamo che l’Aids si può in parte contrastare con la prevenzione e l’utilizzo dei profilattici. Di fronte a questo dramma come non promuovere l’utilizzo del profilattico per contribuire a controllare la diffusione del virus? E’ o non è un dovere dei governi fare scelte e prendere decisioni su questo tema? E, rispetto all’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica, non si tratterebbe comunque di optare per un male minore e contribuire alla salvezza di tante vite umane?”.

Martini: “Le cifre che lei cita destano smarrimento e desolazione. Nel nostro mondo occidentale è assai difficile rendersi conto di quanto si soffra in certe nazioni. Avendole visitate personalmente, sono stato testimone di questa sofferenza, sopportata per lo più con grande dignità e quasi in silenzio. Bisogna fare di tutto per contrastare l’Aids, come ho sostenuto in molte occasioni e come abbiamo scritto anche nel nostro precedente dialogo del 2006. Certamente l’uso del profilattico può costituire in certe situazioni un male minore. C’è poi la situazione particolare di sposi uno dei quali è affetto da Aids. Costui è obbligato a proteggere l’altro partner e questi pure deve potersi proteggere. Ma la questione è piuttosto se convenga che siano le autorità religiose a propagandare un tale mezzo di difesa, quasi ritenendo che gli altri mezzi moralmente sostenibili, compresa l’astinenza, vengano messi in secondo piano, mentre si rischia di promuovere un atteggiamento irresponsabile. Altro è dunque il principio del male minore, applicabile in tutti i casi previsti dalla dottrina etica, altro è il soggetto cui tocca esprimere tali cose pubblicamente.
Credo che la prudenza e la considerazione delle diverse situazioni locali permetterà a ciascuno di contribuire efficacemente alla lotta contro l’Aids senza con questo favorire i comportamenti non responsabili”.

Marino: “A proposito dei cambiamenti sociali e culturali con cui ci confrontiamo in questa nostra epoca, si pone naturalmente a questo punto anche la questione dell’omosessualità. Mi sembra che l’ipotesi della possibilità di un distacco completo fra sessualità e procreazione porti a interrogarci anche su questo punto”.

Martini: “Tenendo conto di tutto questo vorrei esprimere anche una mia valutazione sul tema dell’omosessualità. E’ difficile parlarne con poche parole, perché oggi ha assunto soprattutto in alcuni paesi occidentali anche un rilievo pubblico e ha fatto sue quelle suscettibilità che sono proprie dei gruppi minoritari, o che si credono tali, e che aspirano a un riconoscimento sociale. Di qui si possono capire (non necessariamente approvare) certe insistenze che in un primo momento potrebbero parere esagerate, penso per esempio a manifestazioni come il gay pride, che riesco a giustificare solo per il fatto che in questo particolare momento storico esiste per questo gruppo di persone il bisogno di autoaffermazione, di mostrare a tutti la propria esistenza, anche a costo di apparire eccessivamente provocatori. Personalmente ritengo che Dio ci ha creato uomo e donna e che perciò la dottrina morale tradizionale conserva delle buone ragioni su questo punto. Naturalmente sono pronto ad ammettere che in alcuni casi la buona fede, le esperienze vissute, le abitudini contratte, l’inconscio e probabilmente anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere per sé un tipo di vita con un partner dello stesso sesso. Nel mondo attuale tale comportamento non può venire perciò né demonizzato né ostracizzato. Sono pronto anche ad ammettere il valore di una amicizia duratura e fedele tra due persone dello stesso sesso. L’amicizia è sempre stata tenuta in grande onore nel mondo antico, forse più di oggi, anche se essa era per lo più intesa nell’ambito di quel superamento della sfera puramente fisica di cui ho parlato sopra, per essere un’unione di menti e di cuori. Se viene intesa anche come donazione sessuale, non può allora, mi sembra, venire eretta a modello di vita come può esserlo una famiglia riuscita. Quest’ultima ha una grande e incontestata utilità sociale. Altri modelli di vita non lo possono essere alla stessa maniera e soprattutto non vanno esibiti in modo da offendere le convinzioni di molti”.

Marino: “Non si può ignorare, tuttavia, che le unioni di fatto, comprese quelle tra persone dello stesso sesso, sono una realtà del nostro tempo sebbene in molti paesi non siano riconosciute. Di conseguenza, a coppie legate da un sentimento di amore vengono negati alcuni diritti fondamentali, per esempio la possibilità di assistenza al proprio compagno o compagna ricoverato in ospedale, la condivisione di contratti assicurativi, fino all’esclusione dall’eredità dei beni acquistati insieme o condivisi durante la vita e via di seguito. Non capisco perché lo Stato incontri delle difficoltà nel riconoscere tali unioni, pur nel rispetto del ruolo fondamentale della famiglia tradizionale per l’organizzazione della società, e d’altro canto fatico a comprendere perché le maggiori resistenze arrivino dalla Chiesa cattolica che, per lo meno in Italia, si mostra molto poco tollerante nei confronti dell’idea di ampliare i diritti a tutte le unioni. Perché tanta contrarietà, a giudicare dal pensiero che viene comunemente diffuso e reso pubblico?”.

Martini: “Io ritengo che la famiglia vada difesa perché è veramente quella che sostiene la società in maniera stabile e permanente e per il ruolo fondamentale che esercita nell’educazione dei figli. Però non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili. Io sostengo il matrimonio tradizionale con tutti i suoi valori e sono convinto che non vada messo in discussione. Se poi alcune persone, di sesso diverso oppure anche dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliamo assolutamente che non sia? Io penso che la coppia omosessuale, in quanto tale, non potrà mai essere equiparata in tutto al matrimonio e d’altra parte non credo che la coppia eterosessuale e il matrimonio debbano essere difesi o puntellati con mezzi straordinari perché si basano su valori talmente forti che non mi pare si renda necessario un intervento a tutela. Anche per questo, se lo Stato concede qualche beneficio agli omosessuali, non me la prenderei troppo. La Chiesa cattolica, dal canto suo, promuove le unioni che sono favorevoli al proseguimento della specie umana e alla sua stabilità, e tuttavia non è giusto esprimere alcuna discriminazione per altri tipi di unioni”.

Marino: “Con una certa frequenza si ascoltano dichiarazioni pubbliche, anche di uomini e donne che ricoprono cariche istituzionali, che sostengono come l’ omosessualità sia in qualche modo correlata alla pedofilia. Il 13 aprile 2010 in un’ intervista a una radio cilena il cardinal Bertone, segretario di Stato del Vaticano, ha affermato che: «Numerosi psichiatri e psicologi hanno dimostrato che non esiste relazione tra celibato e pedofilia, ma molti altri – e mi è stato confermato anche recentemente – hanno dimostrato che esiste un legame tra omosessualità e pedofilia». Va ricordato che il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi ha poi spiegato che il segretario di Stato del Vaticano si riferiva «alla problematica degli abusi all’ interno della Chiesa e non nella popolazione mondiale». Sono affermazioni che disorientano. Già nel 1973 l’ American Psychiatric Association ha indicato che l’ omosessualità non è una patologia psichiatrica ma un orientamento normale della sessualità umana, alternativa alla prevalente eterosessualità. È anche ben noto che l’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha riaffermato con chiarezza lo stesso principio il 17 maggio 1990. Quindi la scienza ha chiarito che l’ omosessualità non è una malattia, non è un comportamento anomalo e gli omosessuali devono essere rispettati, avere gli stessi diritti degli eterosessuali e non essere discriminati. Invece, la pedofilia è una patologia psichiatrica e i pedofili rappresentano un gravissimo pericolo sociale. Purtroppo, negli ultimi anni sono emersi molti dati che illustrano come un crimine così orribile e ripugnante quale la pedofilia abbia trovato spazio all’ interno della Chiesa”.

Martini: “Mi limiterò a ricordare che in questo caso c’ è un inganno e una violenza che vengono usati verso chi è incapace di difendersi, anche se appare consenziente. Inoltre, gli si fa un danno incalcolabile, le cui conseguenze potranno durare per tutta la vita. Per questo l’ opinione pubblica, di solito così permissiva, ha seguito con orrore queste vicende. In alcune c’ era poi l’ aggravante di un patto almeno implicito in cui si esprimeva la fiducia dei genitori e che veniva violato da coloro che avrebbero dovuto educare i ragazzi. È con molto dolore che abbiamo veduto che erano implicati in tali vicende anche alcuni sacerdoti e religiosi. Ma abbiamo appreso dall’ esperienza che occorre essere inflessibili nell’ individuare tempestivamente coloro che hanno l’ inclinazione per tale pericolosa patologia e rigorosi nell’ escluderli subito dalla vita sacerdotale e dalla consacrazione religiosa. Tali persone dovrebbero essere sottoposte a cure psicologiche”.