Disintossicarsi di G.Sarubbi

Giovanni Sarubbi
www.ildialogo.org, 15 Aprile 2012

Per un’intera settimana i mass-media, da quelli radio televisivi a quelli sulla carta stampata, hanno fatto da cassa di risonanza a tutti i più piccoli sospiri che sono venuti dalla Lega Nord. Addirittura ben due reti televisive, La7 e Sky, hanno mandato in diretta la manifestazione del cosiddetto “orgoglio padano”, dove persone adulte e non proprio in odore di santità, giocavano con scope e bandiere leghiste in mano a chi ce lo avesse più duro (o a chi pisciasse più lontano, che è lo stesso). Uno spettacolo indecente e disgustoso, che avrebbe dovuto essere censurato per l’evidente pornografia che veniva messa in scena. Così non è stato.

Non altrettanto spazio, nessuna trasmissione in diretta, per la manifestazione degli “esodati”, termine orribile dietro cui ci sono persone anziane cacciate dal ciclo produttivo e avviate alla pensione sulla base di accordi con le aziende e su una normativa che il governo ha cambiato in corso d’opera. Queste persone si troveranno, subito o fra qualche anno, senza lavoro e senza pensione. E senza neanche un invito a pranzo e a cena a casa della Confindustria o del Governo che si palleggiano le responsabilità, come succede quando qualcuno viene trovato con le mani nel sacco o nella marmellata che dir si voglia.

Dalle mie parti si dice che “la merda più la rivolti e più puzza” e, anche se i mass-media non sono ancora riusciti a trasmetterla fisicamente, in questa settimana la puzza si è sentita tutta.

Intanto i suicidi continuano. Secondo l’agenzia Ansa, saremmo arrivati a quota 23 dall’inizio dell’anno. L’ultimo quello di un piccolo imprenditore di Treviso, del mitico Nord-est che è in piena crisi economica.

Ed è questa crisi economica che sta dietro la crisi della Lega e all’enorme spazio che è stata data alle indegne pagliacciate andate in onda a rete unificate. Si sta cercando, in sostanza, partendo dallo scandalo Lega Nord, di rilanciare per l’ennesima volta la “questione settentrionale” ancora una volta ai danni dell’intero paese e del sud in particolare.

Nei tempi orwelliani che viviamo, quelli dove la pace diventa guerra e la guerra diventa pace, non poteva essere diversamente. La vera questione esistente nel nostro paese, che è quella meridionale dai tempi dell’unità d’Italia, viene cancellata e ridotta a pura incapacità dei gruppi dirigenti locali o a subordinazione al potere mafioso (fenomeni che certo pure esistono ma che esistono altrettanto diffusi al nord) mentre si inventa di sana pianta una “questione settentrionale” che ha avuto l’unico scopo di drenare decine e decine di miliardi verso gli industriali del nord, verso i piccoli padroncini legati alla lega, verso un capitalismo selvaggio basato sulla evasione fiscale (come gli ultimi sequestri della Guardia di Finanza hanno messo in luce) per centinaia e centinaia di milioni di euro. Un capitalismo che ora è imploso e che ha bisogno di nuovo di agitare la “questione settentrionale” per continuare a drenare risorse e a consentire ai soliti noti di aumentare i propri capitali e i propri profitti o di sanare le proprie posizioni debitorie. La Lega ha garantito negli ultimi vent’anni il consenso sociale attorno a questo modello, fatto per i lavoratori di bassi salari e lavoro straordinario diffuso, di doppi lavori a nero, di tolleranza e giustificazione morale e politico verso l’evasione fiscale che sarebbe diventata addirittura “fonte di lavoro per la gente del nord”.

Non contenti di aver cancellato la questione meridionale dalla Carta Costituzionale, con la modifica dell’articolo 119 che prevedeva l’erogazione di contributi speciali per il mezzogiorno e le Isole (modifica fatta dal governo di centro-sinistra che lo concordò con la destra nella oramai tristemente famosa commissione bicamerale presieduta da Massimo D’Alema) di nuovo va in scena il nord contro il sud del paese, di nuovo va in scena un nord famelico e cieco che ha portato il paese alla crisi attuale. Di nuovo si vuole rendere endemica una realtà, come quella meridionale, dove il 40% della popolazione vive sulla soglia di povertà e basta un nonnulla, una malattia, un qualsiasi incidente, un licenziamento per distruggere una famiglia o intere aree, come sta avvenendo in Sardegna, in Campania o in Sicilia.

Una cosa è certa: la politica economica fatta da trent’anni a questa parte è completamente fallita. Il togliere al sud per dare al nord, tanto sbandierato dai leghisti, è fallito e a pagarne le conseguenze sono anche gli operai del nord, e non solo quelli del sud, che sono stati licenziati e sono costretti a rubare nei supermercati per poter campare, come e più di quelli del sud e nessun leghista è andato a difenderli o è stato in grado di cambiare le decisione dei “sciur padrun” che hanno pensato solo ai propri conti in banca e ai propri affari.

Non basteranno pagliacciate come quelle andate in onda a rete unificate in questa settimana per rimettere in moto l’economia, ne l’invenzione di espressioni quali quella di “barbari sognanti” affibbiata al gruppo di squali che all’interno della Lega sta mangiando gli squali più vecchi.

Per rimettere in moto l’economia bisogna semplicemente smetterla di togliere ai poveri per dare ai ricchi. Bisogna anzi fare l’esatto contrario, togliere ai ricchi in grande quantità per dare ai poveri in altrettanto grande quantità, cancellando definitivamente dall’immaginario collettivo quell’idea folle che si racchiude nell’espressione “privato è bello” e che viene invece idolatrata quotidianamente da tutti i partiti presenti attualmente in Parlamento, dal Governo, dalla Confindustria, da una parte dei sindacati e che ha infettato i mass media e tutta l’opinione pubblica. Prima ci disintossichiamo da questo veleno, meglio è.