Ama il prossimo tuo come te stesso

Franco Corbo
Gruppo di Volontariato Solidarietà di Potenza

Questo è il principio della Nuove ed Eterna Alleanza inaugurata da Gesù Cristo.

Un famoso teologo, di fronte alle tremende esigenze del discorso della montagna (porgere l’altra guancia, dare all’altro anche il mantello, camminare il doppio di quanto richiesto amare i nemici…), ebbe a scrivere che, con quello in mano, non si può go-vernare uno stato, né dirigere una fabbrica e neanche convivere in famiglia. Io volgerei la frase in senso contrario affermerei che non si può vivere felici in famiglia se non secondo lo spirito e la lettera del discorso della montagna, pronti ciascuno a rinunciare a quelli che crede siano i suoi diritti, prima di rompere con il coniuge o il fratello che è convinto di ave ragione. Orbene: il regno di Dio che Gesù ha proclamato mira a che nelle imprese, negli stati e in tutta la società umana viviamo come fratelli di una grande famiglia nella quale si mette in pratica il sermone della montagna. Non dovrebbe forse andare in questa direzione il nuovo ordine economico al quale, di fronte al fallimento di quello attuale, noi aneliamo?

Per Aristotele, il comportamento umano si sviluppa come in tre cerchi concentrici: quello individuale, che è retto dall’etica; quello della vita familiare, basata sulla oikonomia, da oikos, “casa”, e nomos, “legge, norma”; e quello della politica, il governo della polis, la città autonoma e sovrana. L’oikonomia, nel suo senso classico, è retta dal disinteresse. I genitori si danno e danno tutto ai loro figli, senza sperare in cambio nient’altro che la gioia di vederli ben sistemati nella vita e felici. Se i figli rispondono con un amore riconoscente, anche i genitori saranno pienamente felici, ma non e stata questa felicita dei genitori la ragione di tanti sacrifici che hanno fatto per i loro figli.

Come spiega O. Michell, nel Nuovo Testamento oikonomia designa innanzitutto l’ufficio dell’ oikonomos, l’amministrazione della casa o famiglia, oikos o oikia. Altre volte, invece, come spiega Michell, oikonomia ha il significato strettamente religioso di “piano di salvezza, disposizione salvifica o disegno di salvezza”.

San Paolo e gli autori delle lettere deutero paoline dovettero creare un linguaggio nuovo per proclamare la novità del vangelo. Cercando che nome dare al disegno del Padre, quello di salvare tutti gli uomini e farli suoi figli in Gesù Cristo infondendo in loro la propria vita divina, non ne trovarono uno migliore di oikonomia. Nell’amore disinteressato dei genitori verso i figli vedevano un riflesso dell’amore del Padre del cielo per tutti gli esseri umani.

Nel linguaggio teologico attuale, si parla della economia divina in questo stesso senso attestato nel Nuovo Testamento, per designare il piano di Dio, ma fuori della teologia, nel linguaggio corrente della nostra società, la parola “economia” riveste un significato completamente opposto.

“Fare economia” significa mettere da parte, accumulare. Secondo l’economia liberale classica, il modo più efficace per promuovere il benessere generale sarà quello di lasciare che ciascuno agisca in modo da arricchirsi personalmente il più possibile. Nella convinzione che qualcosa della loro ricchezza sarebbe arrivato ai poveri.

L’istituzione fondamentale del sistema capitalistico è la riscossione dell’interesse, un beneficio che non è frutto del lavoro né di una produzione di valore, bensì solo del fatto di possedere un capitale e del permettere che un altro lavori con esso.

Per secoli, la chiesa, fedele alla Bibbia (Dt 15,7ss.; 23,202 e alla dottrina dei padri, ha condannato come peccato usura, vale a dire il beneficio per il solo uso del denaro: pecunia pecuniam non parit, “Il denaro non procura denaro”. si diceva. Prima che nascesse il capitalismo, però, quest’idea cominciò a venir meno: moralisti e canonisti erano soliti sostenere che è peccato di usura solo la riscossione di un interesse molto elevato, a condizioni leonine. Si chiedeva Rovirosa: che cos’e che riscuote il capitalista che presta a interesse? Rispondeva che non è il denaro, perché il denaro gli viene restituito integro. Riscuote il tempo! Ma il tempo è un dono di Dio, è il castigo di Dio al mondo capitalistico e che ogni giorno abbiamo sempre meno tempo.

Ci saremmo aspettati che, con l’industrializzazione e il progresso tecnico favorito dal capitalismo, con meno ore di lavoro si producesse ciò di cui abbiamo bisogno per vivere confortevolmente, cosi da avere più tempo libero, mentre è successo esattamente il contrario. Le persone più ricche e i dirigenti dei paesi più ricchi sono quelli che hanno un’agenda più piena e sono soggetti a stress e infarti. In compenso, i popoli primitivi vivono più poveramente, ma hanno un’abbondanza di tempo che permette loro di vivere in famiglia e conversare. Il peggio è che i grandi capitalisti, le multinazionali, non solo percepiscono interessi, ma esercitano un potere che — lo vediamo nella crisi economica attuale — è superiore a quello degli stati e persino a quello degli organismi internazionali.

Questo paradosso, o questo castigo di Dio come diceva Rovirosa, si verifica anche nella vita religiosa, nella quale la com-plessità delle attività riesce, a volte, a rendere difficilissima la vita di preghiera. In parecchi monasteri europei, teoricamente contemplativi, monaci e monache si lamentano del fatto che non hanno tempo. Al contrario, in non pochi monasteri d’Africa o d’Asia si può constatare una vita semplice, con un’economia autosufficiente grazie a un orto, un pollaio e un piccolo gregge, dei quali vivono austeramente, ma godendo di un lasso di tempo che permette loro di celebrare una liturgia certo non pomposa, ma devota e tranquilla: quei monaci e monache hanno lunghe ore da dedicare alla lectio divina, alla preghiera personale e a colloqui fraterni.

E se la politica (quella della polis, la politica nazionale, e quella della kosmopolis, la politica internazionale) si trasformasse in oikonomia? E se la oikonomia (regola della casa) diventasse oikumenika (una sola casa)? La fede cristiana, alla luce dei vangeli, contempla l’ordine economico dal punto di vista della oikonomia divina, presieduta dall’amore infinito e disinteressato di Dio, di cui noi dovremmo essere imitatori. E’ il senso della nuova ed eterna alleanza. A livello universale, la visione cristiana della oikonomia parte dalla dottrina unanime dei padri secondo la quale Dio ha creato la terra non per alcuni pochi, bensì per tutti, sicché quando il ricco fa l’elemosina al povero, gli sta restituendo qualcosa che gli appartiene, e quando non gli da niente, lo sta derubando.

La visione cristiana considera l’umanità come una grande famiglia, retta non dalla legge della proprietà privata assoluta, bensì dalla oikonomia, in base alla quale i più abbienti dividono generosamente i propri beni con i pin sfavoriti. Fedele a questa tradizione patristica, san Tommaso d’Aquino afferma che, in stato di estrema necessità, tutti i beni sono comuni, ma nessuno Stato si e permesso di depenalizzare il furto in situazioni di emergenza, perché è proprio con questo che la proprietà privata assoluta corre il pericolo più grave.

Lo stato del benessere, del Welfare (attualmente in grave crisi da ogni parte) ha rappresentato uno sforzo positivo, anche se limitato, di approssimazione alla oikonomia, come un’eco profana dell’utopia sacra della comunità primitiva di Gerusalemme, nella quale nulla era chiamato proprio, tutto era comune e veniva distribuito a ciascuno secondo le sue necessità (At 2,44s.).

Possiamo così meglio capire il concetto dell’Eucaristia, rito della Nuova ed Eterna Alleanza. Abbiamo detto in questi tempi che l’alleanza di Dio con l’umanità è il modello del rapporto tra le persone, i popoli, gli Stati: ama il prossimo tuo come te stesso. Siamo chiamati perciò a parlare e a realizzare la oikonomia della salvezza, liberandoci dall’attuale concetto di economia del mercato.

E da questo punto di vista, sempre più si va chiarendo che il mondo finanziario che ha partorito la crisi mondiale attuale è la negazione assoluta sia della Nuova ed eterna Alleanza sia della Oikonomia della salvezza, sia della Comunione di cui l’eucaristia è l’annuncio profetico.

E’ sempre più chiaro che la finanza ha scaricato su tutti noi i suoi errori e i suoi egoismi. E’ sempre più chiaro che la finanza ,prima parla male della politica, poi ci fa governare dai suoi tecnici, poi ci regala la dittatura del suo governare.

Dalla Bibbia noi dobbiamo ricuperare il senso vero della politica, la oikonomia, dobbiamo mettere in grado la politica di governare il mercato, di tassare senza mezzi termini le rendite finanziare dei grandi manipolatori del mercato.

Paolo ha cantato liricamente l’estensione cosmica della redenzione in Cristo e il vincolo indissolubile dell’umanità con l’universo: «La creazione infatti stata sottoposta alla caducità — non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta — nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Rm 8,19-22). Tutta la terra geme quando l’essere umano la utilizza per soddisfare il proprio egoismo, quando la degrada mettendo in atto uno sfruttamento miope, o quando alcuni pochi se ne appropriano privandone molti e attentando in tal modo alla «gloriosa libertà dei figli di Dio».

Qui sta il problema dell’umanità, oggi. Qui sta la qualità della fede cristiana. Nel frattempo vediamo moltiplicarsi i pellegrinaggi, la religiosità popolare nelle sue varie forme che servono ad alienare i “piccoli” dalla cause vere delle povertà del mondo.

Qui sta l’impegno dei cattolici in politica. Parlare di ispirazione cristiana significa passare al vaglio della parola di Dio le scelte che si fanno nel campo politico, sociale, solidale. Dal concetto biblico di oikonomia della salvezza, dunque deve scaturire lo stile del nostro agire sul campo.


[Sono debitore di questo intervento a: HILARI RAGUER I SURER su Concilium 5/2011 – Querinaina , Brescia (consiglio a tutti di procurarsi questo bellissimo numero della rivista)]