I partiti dei cattolici

Agostino Giovagnoli
la Repubblica, 30.06.2012

Un anno fa, più o meno in questi giorni, è iniziato il dibattito sul “ritorno” dei cattolici in politica.
Dopo che, per circa un ventennio, erano stati prevalentemente in diaspora — “presenti sempre e
irrilevanti ovunque”, è stato notato acutamente — non poche voci sono tornate a parlare di ripresa
di una loro iniziativa comune. Ma un anno dopo siamo — apparentemente — ancora allo stesso
punto. C’è chi propone di ricostruire il Partito popolare di Sturzo, chi vorrebbe rilanciare la
Democrazia cristiana, chi invece conservare la divisione bipolare dei cattolici nella Seconda
repubblica. Qualcuno ha parlato di foto gloriose riesumate da vecchi libri di storia. E poiché un
anno non è poco — specie se intanto molte cose sono cambiate — c’è chi ha tratto la conclusione
che l’irrilevanza dei cattolici è destinata a durare a lungo.

Ma le cose non stanno così. Proprio l’insistenza con cui si discute oggi il problema dell’irrilevanza
rivela l’esigenza di un confronto con la concretezza della storia che un anno fa sarebbe stato
impossibile, per le proteste dei “cattolici della Seconda Repubblica” preoccupati che venisse
sminuita l’importanza della loro opera. E l’effetto complessivo dei diversi elementi in gioco non è a
somma zero. Da un lato, nell’ultimo anno, non ci sono stati i cambiamenti che molti si attendevano
e, in particolare, non è venuto, da parte dalla Chiesa, l’esplicito segnale per una nuova
mobilitazione dei cattolici che tanti ritenevano imminente.

Questa non-notizia è, a suo modo, una notizia. Se le cose finora sono andate così — anche se tutto può sempre cambiare — è poco probabile la rinascita di partiti come il Ppi di Sturzo o la Dc di De Gasperi, entrambi robustamente
sostenuti, seppure in forme diverse, dall’istituzione ecclesiastica. Ma, d’altro lato, continuità di
posizioni non significa necessariamente effetti identici: i riflessi politici “indiretti” dell’insistenza
sulla difesa dei valori non negoziabili saranno diversi se continuerà lo scongelamento del
bipolarismo cattolico di cui già si vedono vari segni. I più rilevanti riguardano il centro-destra:
l’attuale implosione del Pdl rende infatti sempre più irrealistica l’ipotesi di un berlusconismo senza
Berlusconi su cui molti cattolici hanno puntato fino ad oggi. Anche le difficoltà attraversate da Cl
per la crisi del modello Lombardia spingono in questo senso. Non manca, inoltre, qualche difficoltà
anche per i cattolici nel centrosinistra: il protagonismo ideologico dei “giovani turchi” nel Pd spinge
gli ex popolari a temere un “ritorno” dal Partito democratico al Partito comunista.

Inoltre, se dalla Chiesa non vengono atti vengono però parole — che possono essere, alla lunga, non meno importanti — come quelle autorevoli di Benedetto XVI e del cardinal Bagnasco per un
maggiore impegno del laicato cattolico in politica, riprese proprio in questi giorni dal segretario
della Cei, monsignor Crociata. Sembra dunque confermarsi quella spinta verso una
“condensazione” della presenza cattolica di cui ha parlato più volte Andrea Riccardi. È una
condensazione che trova un riferimento sempre più convinto nel governo Monti. Preoccupati dalle
voci che, nel centrodestra o tra i grillini, invocano l’uscita dall’euro o azzardi simili, i cattolici sono
spinti ad apprezzare il senso di responsabilità manifestato dall’attuale governo. Malgrado i residui
di una freddezza iniziale verso i “tecnici”, questa spinta tocca anche molti di coloro che si sono
ritrovati a Todi nello scorso ottobre e che stanno progettando un nuovo incontro, sempre a Todi, nel prossimo autunno. Tanto più che, mettendo insieme le parole pronunciate da Monti in circostanze diverse, emerge un disegno tutt’altro che tecnico ed egli appare il più vicino, tra gli attuali leader europei, allo spirito dei padri fondatori cattolici dell’Europa unita: De Gasperi, Schuman, Adenauer.

La tendenza dei cattolici verso un’area di responsabilità nazionale sarà indubbiamente rafforzata
dall’importante novità della convergenza dell’Udc e del Pd nella stessa direzione. Tuttavia, anche se
il punto di arrivo è comune, non è detto che questi due partiti riescano ad assorbire pienamente le
diverse spinte che animano oggi i cattolici, dal primato del bene comune alla tradizione europeista,
da una specifica sensibilità per i problemi dei poveri all’attenzione verso le difficoltà della famiglia
ecc. Se queste e altre istanze non verranno recepite adeguatamente, la condensazione cattolicapotrebbe spingere per la creazione, insieme a personalità e componenti del mondo laico, di un nuovo soggetto, certamente molto diverso dal Ppi e dalla Dc.