Polemiche sotto l’ombrellone: Il protestantesimo ha fallito?

Agenzia NEV – notizie evangeliche

Alla provocazione lanciata da Aldo Cazzullo sulle pagine dell’inserto “Sette” del Corriere della Sera, risponde dal sito istituzionale della Chiesa valdeseil giornalista e politologo Paolo Naso.

Roma, 21 agosto 2012 (NEV-CS28) – Il protestantesimo ha fallito? Ne è convinto il giornalista Aldo Cazzullo che nella sua rubrica “Italia sì, Italia no” pubblicata su “Sette” del 17 agosto, inserto settimanale del Corriere della Sera, tra le altre cose scrive: “Il sogno di creare un rapporto diretto tra l’uomo e Dio, quasi senza le mediazioni del clero e del rito, non ha partorito una fede più matura e una spiritualità più accesa”.

Non solo, ma il protestantesimo avrebbe, secondo il giornalista, “prodotto un mondo asettico, residuale, privo di spinta propulsiva”. Pur colpito dalla bellezza dei luoghi, Cazzullo rimane altrettanto colpito dalla “totale mancanza di spiritualità” quando mette piede in una chiesa in Inghilterra, Olanda, Scandinavia, o nel Nord della Germania. E prosegue: “Nelle chiese europee mai un fedele in preghiera, mai una celebrazione, mai un organo che suona”. Non manca qualche cenno anche alla comunità valdese, che pure ha dato un contributo alla storia civile italiana, … ma, “a questo punto, teniamoci stretta la nostra chiesa cattolica”.

Oggi, dal sito istituzionale della Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi), gli risponde per le rime, con qualche punta semiseria, il giornalista e politologo Paolo Naso. “Teologia da spiaggia e pregiudizi antiprotestanti”: questo il titolo del gustoso articolo, che esordisce – ricalcando le frasi esatte di Cazzullo – con una ipotetica conversazione sotto l’ombrellone.

“Il problema è che se sulla spiaggia (come al bar) tutto è lecito, e spararle come capita è un esercizio retorico generalmente apprezzato, le stesse cose lette su un magazine – sia pure a Ferragosto – hanno un altro peso. E ce ne rammarichiamo”, scrive Naso, puntando il dito contro un certo modo di fare informazione che non ci si aspetterebbe da un opinion maker. “Spiace e preoccupa che questa leggerezza delle conoscenze e nell’analisi contagi autorevoli professionisti ai quali sfuggono, come in questo caso, almeno tre elementi”.

E qui Naso cita l’eccezionale varietà delle forme spirituali del protestantesimo, il modello culturale che ha proposto il protestantesimo e che innegabilmente ha segnato il mondo moderno, e la progressiva secolarizzazione che colpisce tutti, anche la chiesa cattolica. Quando si dice che i pregiudizi sono duri a morire.

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Teologia da spiaggia e pregiudizi antiprotestanti

Paolo Naso
www.chiesavaldese.org, 21 agosto 2012

Fa molto caldo e le lunghe ore in spiaggia ispirano la conversazione sui temi più diversi: ormai troppo lontane le Olimpiadi, ancora fermo il campionato di calcio e ancora distante il Festival di Sanremo, si va alla ricerca di argomenti.

Capita così che si discuta anche di teologia, come mi è capitato di ascoltare su una delle sovraffollate piattaforme balneari di Rapallo. “Eh signora mia, le religioni non sono più quelle di una volta!” – afferma una turista aggiustando l’ombra del parasole del lettino su cui è sdraiata. “Già – risponde l’altra – ogni volta che mi capita di entrare in una chiesa protestante in Irlanda, in Olanda, in Scandinavia, nel nord della Germania mi colpisce la totale mancanza di spiritualità”.

“Sapesse poi in America – replica l’altra cinguettando – pare di entrare in sedi di società per azioni con sala banchetti e sala conferenze, ma se non altro lì c’è un po’ di fervore”. “Ma lo sa che nelle chiese protestanti europee non vedo mai un fedele in preghiera, mai una celebrazione, mai un organo che suona?”. “Noooo, non mi dica!

Eppure qui da noi i valdesi sono simpatici, hanno sofferto molto e si impegnano tanto….”. “Ma che mi dice? Guardi cara, che il protestantesimo ha fallito, fa – lli – to. Ma che senso ha questo rapporto diretto con Dio, quasi senza mediazioni del clero e del rito? Non ha mica partorito una fede matura… Spiritualità poi… lasciamo perdere! Un mondo asettico, ecco quello che ci ha regalato il protestantesimo”. “Ma allora teniamoci stretta la Chiesa cattolica”! “E che le stavo dicendo? Esattamente… Ma ha visto come si veste la Merkel”?

Non me ne sono accorto ma su quella piattaforma doveva esserci anche Aldo Cazzullo, una delle firme più autorevoli del prestigioso Corriere della Sera il quale sull’inserto Sette del 17 agosto ha ripreso l’alata discussione tra le due simpatiche signore e ne ha ricavato una pagina pot pourri sulla Germania e la religione in Europa, sul protestantesimo e su Bettino Craxi.

E’ estate, fa caldo e tutti “tiriamo via” senza stare troppo “a guardare il capello” come si dice a Roma. Il problema è che se sulla spiaggia (come al bar) tutto è lecito, e spararle come capita è un esercizio retorico generalmente apprezzato, le stesse cose lette su un magazine – sia pure a Ferragosto – hanno un altro peso. E ce ne rammarichiamo.

Non sappiamo nulla della fede di Aldo Cazzullo e non ci fa problema la sua affermazione “allora teniamoci stretta la Chiesa cattolica”: da protestante, infatti, ritengo che la fede sia un atto libero che ciascun individuo sceglie di vivere o meno, affrancato da ogni condizionamento psicologico, culturale e sociale. E può farlo di fronte a un altare in onore di Padre Pio o a una statua del Buddha, rivolto verso la Mecca o fissando il vuoto cosmico.

Quello che mi fa problema – non tanto culturalmente ma sotto il profilo dell’etica pubblica che compete a ogni opinion maker così come a ogni persona che abbia un ruolo sociale riconosciuto – è che su alcuni temi si possa dire in assoluta libertà e impunemente la prima cosa che passa per la testa.

I giudizi sul protestantesimo sono un classico di questo genere letterario che di volta in volta descrive Lutero come un licenzioso, Calvino come un feroce tiranno, i puritani come un gruppo di bigotti fanaticamente misogini, la Riforma come l’inizio della fine di quel regime di cristianità che, almeno in Europa, garantiva coesione e ordine sociale; per non parlare dei freddi tecnocrati di Bruxelles mossi da un rigorismo ovviamente “tipico del protestantesimo”.

Spiace e preoccupa che questa leggerezza delle conoscenze e nell’analisi contagi autorevoli professionisti ai quali sfuggono, come in questo caso, almeno tre elementi.

Il primo è che il protestantesimo è un mondo eccezionalmente variegato che propone forme di spiritualità diversificate: vi è quella silente e austera di certe correnti della Riforma calvinista e quella dinamica e colorita delle correnti evangelical, non solo pentecostali. Entrare nella Sankt Thomaskirche di Lipsia è cosa del tutto diversa che partecipare a un culto alla Abyssinian Church di Harlem a New York. Protestante l’una, protestante l’altra. Come sono “protestanti” il Gospel e le cantate di Bach, lo spiritual e il pop delle “chiese evangelical”. Ascoltare per credere.

Il secondo elemento è che il protestantesimo, oltre che una fede che ha contribuito ai grandi cambiamenti europei, ha prodotto un modello culturale che ha segnato il mondo moderno. Di molte cose si può accusare il protestantesimo, tranne che di aver costruito un mondo “asettico, residuale, privo di spiritualità propulsiva”, come leggiamo su Sette: al contrario la teologia della Riforma è stata alla base di quella “rivoluzione protestante” che – come ci spiega William Naphy in un bel saggio di cui consigliamo la lettura – ha comportato non pochi progressi nella costruzione civile e politica del mondo moderno.

L’etica dell’impegno, il senso della responsabilità, la vocazione alla libertà sono alla base di un processo sociale e economico che nei paesi di tradizione protestante – anche quelli dove le chiese appaiono più vuote – hanno ancora un peso e un significato. In Italia queste virtù civili sono notoriamente carenti, e il giornale di Cazzullo non manca di ricordarcelo ogni giorno: forse faremmo bene a riflettere su questo dato, magari compiendo uno sforzo creativo che ci faccia pensare anche a una spiritualità più personale e raccolta, più biblica e meno liturgica, comunque diversa da quella delle processioni, delle ostensioni e delle solenni cerimonie.

Il terzo elemento è che analizzando con occhio disincantato le dinamiche culturali e religiose di oggi, non ha alcun senso rifugiarsi a “Roma”, nelle stanze barocche della tradizione spirituale che ci è più familiare. Oltretutto basta aprire gli occhi e leggere qualche inchiesta per verificare quanto possano essere vuote anche le chiese cattoliche, come siano crollate le vocazioni e come la spiritualità difetti anche nei “sacri palazzi” vaticani.

Il tema di oggi non è il “ritorno” a un’appartenenza antica ma piuttosto l’esplorazione di un mondo nuovo in cui religioni globalizzate vivono l’una a fianco delle altre. Libero, chi vuole, di coltivare la nostalgia della religione del “buon tempo antico” come fanno tanti atei devoti e tanti attivisti teocom e teodem. Ma la sfida è quella di un pluralismo dinamico che avvicina e talvolta confonde mondi separati. Nostalgie e pregiudizi servono a poco: questo avrei detto alle signore di Rapallo se solo fossi stato meno timido.