In Italia e nel mondo, l’altra Chiesa che già c’è di M.Castagnaro

Mauro Castagnaro *
Adista Documenti n. 37 del 20/10/2012

(intervento all’assemblea “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri” tenutasi a Roma il 15 settembre 2012)

Uno degli obiettivi di questo incontro è quello di costituire un’occasione in cui una molteplicità di realtà della Chiesa italiana, diverse per sensibilità storica o specifico ambito di impegno ma in qualche modo accumunate da un’idea di Chiesa (…) inclusiva, possano guardarsi in faccia e riconoscersi. Da ciò dovremmo essere in grado di trarre nuova energia per riaffermare la nostra appartenenza ecclesiale e per rilanciare il nostro impegno di credenti. Questo convegno vuole quindi essere esso stesso fonte di speranza (…).

I naturali protagonisti di quest’assemblea sono le persone, i gruppi, le associazioni, le riviste e i settori della Chiesa italiana impegnati a favore della pace e del dialogo tra le culture. Sono quelli che, con maggiore forza, cercano di dare seguito alla spinta riformatrice del Vaticano II. Sono anche quelli che cercano quotidianamente di porsi accanto agli emarginati e che si sforzano di guardare il mondo dal punto di vista dei poveri di tutti i sud. Sono quelli che mantengono come riferimento alto i valori della nostra Costituzione cercando di rinnovare il significato della laicità. Sono quelli, infine, che si spendono nel dialogo ecumenico e con le altre fedi.

Nell’elenco straordinariamente ampio e ricco delle sigle che hanno sottoscritto l’appello per quest’assise nazionale, tali specificità sono tutte ben rintracciabili. Intendiamo quindi creare uno spazio comune, in cui ciascuno possa portare il proprio frammento collocandolo accanto a quello altrui, in cui non siano annullate le differenze ma si accettino gli altri come compagni di viaggio verso mete condivise.

Mi pare allora assai importante sottolineare che questo orizzonte di compiti e questo nostro incontrarci si inserisce in un processo che attraversa la Chiesa a livello mondiale. Aggregazioni e sigle analoghe a quelle qui riunite esistono naturalmente anche al di fuori dei nostri confini e, in diversi Paesi, (…) si sono realizzate o sono in programma convocazioni simili alla nostra.

Penso al “Grand Rassemblement National” svoltosi a Lione nel novembre del 2010, (…) o all’“American Catholic Council” tenutosi a Detroit nel giugno 2011. O ancora a due eventi che si terranno ad ottobre: il congresso continentale di teologia convocato a San Leopoldo, in Brasile, (…) e la prossima assemblea conciliare di Francoforte sul Meno che dovrebbe riunire tutti i gruppi cattolici di base della Germania

Molti di questi appuntamenti sono stati promossi da piattaforme nazionali o hanno contribuito a farle nascere. Luoghi di coordinamento tra realtà diverse: comunità, riviste, associazioni tematiche e di interesse, reti impegnate a promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani nella Chiesa come la francese “Droits et libertés dans les Églises”. Ma anche entità che puntano a rafforzare le relazioni ecumeniche dal basso, ad affermare la laicità nei rapporti tra Stato e Chiesa e a sostenere un’azione radicale dei credenti per la giustizia e la pace (ad esempio Pax Christi nei Paesi Bassi o l’inglese “Stand Up for Vatican Two”).

Reti e piattaforme, dunque. È il caso, ad esempio, delle “Réseaux du Parvis” francesi, una federazione di cinquanta organizzazioni che collega circa 10mila persone, o del Pavés (“Pour un Autre Visage d’Église et de Société”), un coordinamento del Belgio francofono che raccoglie una dozzina di sigle. Assai più ampia, contando al suo interno 150 tra comunità, pubblicazioni e movimenti di base, è in Spagna “Redes Cristianas”, mentre una quindicina di gruppi inglesi aderiscono alla rete “Catholic voices for reform”. Ma esistono anche altre reti internazionali come quelle per l’ordinazione presbiterale delle donne, quelle delle comunità di base, quelle di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali cattolici, quelle dei preti sposati. C’è il movimento internazionale Noi siamo Chiesa, (…) e la rete europea Chiese e Movimenti, cui aderiscono una quarantina di sigle di 15 Stati del vecchio continente.

A tutte queste realtà (…) è stata rivolta la proposta di convergere in un grande e rappresentativo incontro mondiale del popolo di Dio sul tema «Una Chiesa per il XXI secolo», da tenersi a Roma il 7 dicembre 2015, nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio. Un obiettivo utopistico? Forse. Ma, come ha scritto Eduardo Galeano, «l’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi e si allontana di due passi, cammino dieci passi e si allontana dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. Allora a che serve l’utopia? Serve per continuare a camminare».

* Redattore di “Missione Oggi” e curatore, per conto di Noi Siamo Chiesa, di diversi volumi pubblicati presso l’editrice “la meridiana”