Difesa, continuano le spese folli

Gianluca Di Feo
http://espresso.repubblica.it

Oltre 59 milioni di pallottole, esercitazioni escluse. E poi: 22 mila granate. 832 razzi portatili. 2.630 bombe da mortaio pesante. Cinque mini aerei spia telecomandati. 7.301 fucili d’assalto Beretta (costo: 2.348 euro l’uno). Mentre si tagliano gli ospedali e la scuola, si largheggia in acquisti per le ‘missioni’, specie quella in Afghanistan

Una pallottola per ogni cittadino italiano: ben 59 milioni di proiettili in un solo anno. Tutte munizioni da guerra, acquistate per rimpiazzare i colpi esplosi durante i combattimenti in Afghanistan e completare le scorte del nostro Esercito.

A cancellare la retorica sulle ‘missioni di pace’ basta questo dato ufficiale, tratto dal bilancio della Difesa del 2011: in soli dodici mesi le nostre forze armate hanno avuto bisogno di 59 milioni di cartucce per pistole, fucili d’assalto, mitragliatrici più decine di migliaia di proiettili per i cannoni degli elicotteri d’assalto e dei blindati, oltre a centinaia di granate e bombe da mortaio.

E attenzione: in questo calcolo non sono incluse le dotazioni per le esercitazioni. Il capitolo della dettagliatissima relazione sulle spese militari presentata dal governo Monti permette infatti di distinguere i colpi depotenziati da impiegare per l’addestramento al tiro da quelli che servono per il combattimento reale.

Ed è lo stesso documento ufficiale a legare questo massiccio rifornimento di pallottole con gli scontri nelle missioni: lo definisce “Potenziamento dotazioni e scorte di munizioni per accresciute esigenze operative-impegni fuori area”.

L’analisi della lista permette di capire quale sia il volume di fuoco sviluppato dai nostri soldati nei combattimenti in Afghanistan, che nel 2011 avvenivano in media ogni tre giorni.

Ecco le sole munizioni da guerra comprese nell’elenco.

Anzitutto ci sono 10 milioni e 776 mila colpi in calibro 5,56 millimetri per i fucili d’assalto (costo 3.322.000 euro): è l’arma che tutti i soldati italiani hanno al fianco, da cui non si separano mai.

Seguono 10 milioni e 385 mila pallottole dello stesso calibro per mitragliatrici leggere Minimi (costo 4.565.000 euro), che accompagnano le azioni dei fanti. In più compaiono altri 19 milioni di pallottole “sfuse” dello stesso tipo (costo 7.440.000) che possono poi essere poi inserite nei caricatori dei fucili d’assalto o nei nastri delle mitragliatrici.

La provvista prosegue con 5 milioni 902 mila colpi calibro 7,62 per mitragliatrici Mg42 (costo 2.785.000) e un milione e 861 mila per le mitragliatrici pesanti da 12,7 millimetri (costo 4.598.000 euro): sono le armi montate sui veicoli blindati che proteggono i convogli italiani.

Nella lista 32 mila munizioni per fucili da cecchino (279 mila) che testimoniano quanto sia intensa l’attività degli sniper italiani.

Difficile invece valutare l’uso degli 11 milioni di pallottole 9mm parabellum per pistola (2.500.000 euro), che comprendono anche l’addestramento: il ricorso alle Beretta negli scontri infatti è rarissimo.

Tutti legati all’impegno afghano sono invece gli acquisti di maggiore potenza.

Ben 19.845 colpi “multiuso” da 25 mm per i cannoncini a tiro rapido degli elicotteri da battaglia Mangusta e dei mezzi corazzati Dardo (3.120.000 euro). Gli elicotteri sono una presenza costante negli scontri, fornendo la protezione dal cielo agli uomini durante le operazioni, mentre i Dardo con equipaggio italiano accompagnano le unità dell’esercito afghano durante i rastrellamenti: sono i mezzi più coinvolti negli scontri.

Seguono 22 mila granate da 40 millimetri per i lanciatori della fanteria (2.018.000 euro), che servono nei combattimenti ravvicinati tra le case e le rocce, e 832 razzi portatili Bunkerfaust, utilizzati dalle squadre d’assalto per eliminare i rifugi dei talebani (5.812.000 euro).

Infine 2630 bombe da mortaio pesante da 120 mm (2.968.000 euro), l’artiglieria che fornisce la copertura dei fortini italiani in tutta la regione afghana, spesso sparando per intere notti.

Queste spese non rientrano negli stanziamenti per le missioni decisi dal Parlamento ogni sei mesi, ma sono extra: misure urgenti, incluse nel bilancio ordinario del ministero della Difesa. Che evidenzia altri esborsi di denaro pubblico per il sostegno delle operazioni internazionali.

Ovviamente, i costi maggiori riguardano proprio l’Afghanistan. Dove quasi tutte le opere realizzate nel 2011 verranno abbandonate o demolite entro il 2014, data del ritiro definitivo degli italiani.