Democrazia extraparlamentare di M.Vigli

Marcello Vigli
www.italialaica.it| 05.02.2014

L’impeachment grillino contro il Presidente della Repubblica, il governo messo in discussione dal suo Vice Presidente, le indecorose gazzarre inscenate dall’intero Gruppo del M5S alla Camera e dai deputati leghisti al Parlamento europeo, danno la misura della crisi che stanno attraversando le Istituzioni repubblicane.

Ben più grave è, però, il carattere extraparlamentare dell’interventismo di Renzi e Berlusconi, che di fatto stanno gestendo da arbitri il potere politico nel nostro Paese con l’intento di ridimensionare notevolmente il terzo comprimario Grillo.

Lo strumento è l’approvazione di una legge elettorale, ispirata al primato della governabilità sulla rappresentanza, che consente di ridimensionare ogni altro concorrente. Un disegno che impone “senso di responsabilità” alla minoranza nel Pd, compatta falchi e colombe fra i berlusconiani, consente ad Alfano di ritagliarsi un suo ruolo e induce Casini a tornare all’ovile.

Non è ancora certo che la manovra vada in porto soprattutto nelle sue appendici: il ridimensionamento del bicameralismo perfetto e il riequilibrio del rapporto Stato Regioni, ma è certo che il suo fallimento non apre prospettive migliori sia per la profonda crisi che continua ad attraversare il sistema produttivo e per il progressivo divario fra chi diventa sempre più povero, la stragrande maggioranza, e chi diventa sempre più ricco, pochi privilegiati, sia per l’emergere della degenerazione dell’apparato statale, ma anche delle “debolezze” degli altri soggetti politici “extraparlamentari”.

La prima si è di nuovo imposta alla pubblica opinione con la ri-scoperta della pluralità degli incarichi del presidente dell’Inps, ma ha avuto una conferma “ufficiale” e ben più significativa con la pubblicazione del Rapporto della Commissione europea sull’argomento. La metà ha sede in Italia dove scippa oltre 60 miliardi al sistema economico.

I legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti della corruzione in Italia, che più preoccupano Bruxelles. In questo quadro è difficile distinguere le responsabilità dei corrotti da quelle dei corruttori e contrapporre una società civile “pulita” ad una classe dirigente “corrotta”

Non mancano segnali positivi di reazione ma non producono proposte politiche alternative. Gli elettori che si sono affidati ai parlamentari eletti nelle liste del M5S sono coinvolti in una linea protestataria con risvolti eversivi, che rendono sterile l’azione meritoria di denuncia della inerzia governativa. Altrettanto sterili si rivelano i sommovimenti in quell’area di sinistra incapaci di ”produrre” un soggetto unitario che li rappresenti. Gli esiti dei due congressi di Rifondazione e di Sel ne sono una testimonianza per le fratture interne rivelate e l’impossibilità in entrambi i casi di definire una linea pienamente condivisa e finanche di eleggere un segretario. Sel lo attende ancora e Ferrero è stato confermato segretario del Prc solo dopo oltre un mese dalla fine del congresso, eletto, però, con i voti di una maggioranza diversa da quella con cui lo aveva vinto. Una parte di essa, infatti, si è ritrovata subito dopo la sua elezione, il 18 gennaio, in una assemblea nazionale per iniziare a discutere su come unificare la Sinistra di alternativa nel nostro Paese e dare finalmente una rappresentanza politica al mondo del lavoro. Obiettivo lodevole e ambizioso, presente in molte altre iniziative analoghe, non raggiunto, però, neppure questa volta perché l’auspicata unità, proposta come sempre quale frutto dell’accettazione delle idee dei promotori, si è dissolta prima ancora di prendere forma.

Più recente è la pubblicazione della Lettera aperta, firmata da Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Luciano Gallino, Paolo Flores d’Arcais, Marco Revelli, Guido Viale, con un obiettivo meno ambizioso ma più concreto e proposto ad un più vasto elettorato. Propone la presentazione per le prossime elezioni del Parlamento europeo di una lista unitaria della sinistra in nome di Alexis Tsipras. La stessa proposta, formulata da altri Gruppi e in altri Appelli è stata votata, pur creando malumori e divisioni, anche dal Congresso di Sel. Sta però suscitando reazioni e interrogativi l’offerta dei firmatari della suddetta Lettera di assumersi la responsabilità della formazione e presentazione della lista stessa, ma a certe condizioni: nella lista, in coerenza con il programma, potranno venir candidate persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio; le proposte di candidatura dovranno evidenziare la capacità della figura indicata, o degli organismi proponenti, di aggregare consenso elettorale, cercando di far riferimento a elettorati ampi e diversificati, in quanto il nostro obiettivo primario è raggiungere il maggior numero di elettori possibile; la responsabilità della composizione e della qualità della lista e del rispetto delle indicazioni è dei sei promotori

L’intento è ovviamente quello di evitare il fallimento dell’operazione lista Ingroia alle ultime elezioni politiche, ma la soluzione proposta da molti è stata considerata inaccettabile, in altri ha suscitato perplessità.

Altri segnali di crisi emergono dalla sostanziale paralisi che incombe sulle cosiddette rappresentanze del mondo del lavoro, dalla Confindustria alle Centrali sindacali, per la inconsistenza del loro tradizionale interlocutore, il governo, oggi non in grado di proporre una politica industriale.

Per completare il quadro si può aggiungere che anche la Conferenza episcopale italiana, soggetto fin qui determinante nella politica italiana, sta attraversando un periodo di inerzia per la difficoltà a superare le contraddizioni interne, dopo che papa Francesco ne ha messo in crisi l’attuale dirigenza costringendola ad abbandonare i metodi autoritari fin qui in voga. Nella sua ultima riunione, infatti, il Consiglio Permanente ha deciso di non accogliere la richiesta di individuare la forma per eleggere al suo interno il Presidente fin qui di nomina papale.

Se questo stallo significasse un aumento della laicità non ci sarebbe che rallegrarsi, ma purtroppo è solo l’effetto delle resistenze interne alle spinte innovative del papa che la incalza ad intervenire per contrastare l’impoverimento della società e corruzione che la deprime.

Queste conflittualità, inerzie e contraddizioni, che rendono impotente la società civile, aggravano ancor più il rischio che prevalga la spinta extraparlamentare nella quale convergono il ribellismo grillino, con la sua appendice leghista, e il connubio fra il rampante segretario del Pd, non parlamentare, e il suo interlocutore che dal Parlamento è stato espulso perché condannato per truffa.