La rivoluzione marrone in Ucraina

Israel Shamir *
www.informationclearinghouse.info

Mi piace molto Kiev, una città affidabile con un piacevole carattere borghese, con tanti ristorantini, le strade alberate pulite e il buonumore che si sente nei suoi giardini dove vendono la birra. Un centinaio di anni fa Kiev era come un villaggio russo e in certe zone del centro ancora si sente questo sapore. Adesso Kiev è pattugliata da teppisti armati dall’Ucraina occidentale, da combattenti neonazisti dell’ “Estrema destra”, gli eredi di Stepan Bandera, dei soldati ucraini di Quisling e dei loro compagni di lotta, tutti di fede nazionalista.

Dopo un mese di confronto, il presidente Viktor Yanukovich ha ceduto, ha firmato la resa alla UE e si è preparato a scappare da una giustizia rivoluzionaria rozza, pronta a mordere. I parlamentari del partito di governo sono stati battuti e dispersi, i comunisti quasi linciati, l’opposizione ha conquistato il parlamento, ha nominato nuovi ministri e si è ripresa l’Ucraina. La rivoluzione Brown ha vinto in Ucraina. Questo grande paese dell’Europa orientale, di cinquanta milioni di abitanti, ha fatto la fine della Libia. Gli USA e la UE hanno vinto questo round e hanno respinto la Russia indietro verso est, così come volevano loro.

Resta da vedere se i teppisti neo-nazisti che hanno vinto la battaglia saranno d’accordo nel cedere il dolce frutto della vittoria ai politici, che sono , Dio sa , quanto scaltri. E ancora più importante, resta da vedere se quelli che parlano russo a Oriente e a Sud Est del Paese accetteranno le regole Brown di Kiev o se si divideranno per percorrere una strada autonoma, come fece il popolo di Israele (e come si dice nella Bibbia), dopo la morte di Re-Salomone, che si ribellò contro il suo erede dicendo: “Vai via nelle tue tende, o Israele!” e proclamò l’indipendenza del loro feudo (I Re 12:16). Nel frattempo sembra che il desiderio degli orientali “di mantenere l’integrità dello Stato ucraino” sia più forte della loro avversione contro i Browns vittoriosi. Anche se mettessero tutti insieme i loro rappresentanti per proclamare una dichiarazione di indipendenza, nessuno tirerebbe fuori il coraggio per rivendicare il potere. Queste sono persone pacifiche e hanno poca resistenza quando si deve combattere.

Il loro grande vicino, la Russia, non sembra apertamente interessata a questo sviluppo inquietante. Entrambe le agenzie di stampa russe, TASS e RIA, non hanno nemmeno messo questa terribile notizia sulla Ucraina in prima pagina, come invece hanno fatto la Reuters e la BBC : per loro, le Olimpiadi e il biathlon erano più importanti, come si può vedere sui giornali.

Questo atteggiamento a “fare lo struzzo” è abbastanza tipico dei media russi : ogni volta che si trovano in una posizione imbarazzante, ignorano tutto e mettono in TV il balletto del “ lago dei cigni”. Lo fecero quando crollò l’Unione Sovietica nel 1991 e questa volta hanno fatto vedere le Olimpiadi, invece del balletto.

L’opposizione anti-Putin in Russia ha approvato, approvandolo, il colpo di stato ucraino. Ieri a Kiev, domani a Mosca, cantavano. Altro slogan popolare è “Maidan ( la piazza principale di Kiev, il posto dei demo anti-governativi) è come la Bolotnaya” (una piazza a Mosca, il posto delle proteste anti-governative di dicembre 2012).

La maggioranza dei russi è rimasta scossa da questo evento, ma non sorpresa. La Russia ha deciso di ridurre al minimo il proprio coinvolgimento in Ucraina alcune settimane fa, come se volesse dimostrare al mondo la sua non-interferenza, un comportamento che sconfina nell’incoscienza. Mentre i ministri degli esteri dei paesi comunitari e dei loro alleati si affollavano a Kiev, Putin mandava Vladimir Lukin, un commissario per i diritti umani, un signore anziano, di basso livello e di poco peso politico per affrontare la crisi ucraina. L’ ambasciatore russo Zurabov, altra non-entità, è completamente scomparso dalla vista del pubblico. Ora è stato anche richiamato a Mosca. Putin ha fatto non una sola dichiarazione pubblica sull’Ucraina, come se si trattasse della Libia o del Mali, non di un paese vicino, tanto vicino al retroterra russo.

Però ci si poteva aspettare questo approccio di non interferenza: la Russia non interferì nelle disastrose elezioni ucraine del 2004 , né nelle elezioni georgiane che hanno prodotto governi estremamente anti-russi. La Russia si fa coinvolgere solo se c’è una vera e propria battaglia sul campo, e un governo legittimo che chiede aiuto, come fu in Ossezia nel 2008, o in Siria nel 2011. La Russia appoggia chi combatte per la propria causa, in caso contrario, un po’ deludentemente, si fa da parte.

L’Occidente non ha questo tipo di inibizioni e i suoi rappresentanti sono sempre estremamente attivi : il rappresentante del Dipartimento di Stato americanoVictoria Nuland (quella del “Fuck the UE”)  aveva passato giornate e settimane a Kiev, alimentando gli insorti e regalando biscotti insieme a milioni di biglietti verdi di contrabbando, incontrando i loro leader, facendo piani e tramando il colpo di stato. Kiev ormai è inondata dall’odore di menta fresca dei dollari ( un sapore che ancora non si sente a Mosca, secondo certi amici russi). L’ambasciata USA sta distribuendoli  a tutti come un texano brillo in un night club. Ognuno dei ragazzoni che hanno combattuto ha preso cinquecento dollari alla settimana, quelli più esperti fino a mille e un comandante di plotone duemila dollari – bei soldoni per gli standard ucraini.

Ma il denaro non è tutto, serve anche la gente per fare un colpo di stato. C’era una opposizione e quando Yanukovich ha vinto con elezioni democratiche, di conseguenza, tre partiti hanno perso le elezioni. I loro sostenitori avrebbero potuto spinger la gente in strada per fare una manifestazione pacifica o per un sit-in. Ma poi ci sarebbe stato chi avrebbe combattuto nel momento critico? Forse no.

Come neppure avrebbe combattuto chi riceveva generose sovvenzioni dall’America e dall’Europa (la Nuland ha calcolato che la spesa investita dagli americani per “costruire la democrazia” sia stata stata di cinque miliardi di dollari) che forse potevano bastare per chiamare in piazza la gente, ma quelli delle ONG, sono persone timide che non arriverebbero a rischiare qualcosa di personale per il benessere di tutti, quindi gli USA avevano bisogno di uno strumento più potente per rimuovere dal governo un presidente democraticamente eletto.

Le Uova di Serpente

Le uova di serpente sono state covate in Ucraina occidentale: dai figli dei collaborazionisti dei tedeschi, allattati con l’odio verso i russi dal latte delle loro madri, e dai figli di padri che avevano formato una rete sotto Reinhard Gelhen, capo delle spie tedesche. Nel 1945 dopo la sconfitta della Germania, Gelhen giurò fedeltà agli Usa e consegnò la sua rete di spionaggio alla C.I.A.

La guerriglia contro i sovietici continuò fino al 1956 e la loro crudeltà divenne leggendaria, terrorizzava la popolazione seguendo gli ordini del comando. È risaputo che molti ucraini, sospettati di essere solo simpatizzanti dei russi, vennero strangolati a mani nude.

Una agghiacciante confessione  di un partecipante racconta di certi fatti che avvennero a Volyn : ” Una notte, abbiamo sgozzato 84 uomini …. ( Ndt. seguono particolari che omettiamo )”. Furono macellati centinaia di migliaia di polacchi e di ebrei e presero parte anche al terribile massacro dei bambini Yar, con la connivenza dei tedeschi, in qualche modo fu un fatto simile alla connivenza israeliana nei massacri di palestinesi di Sabra e Chatila, compiute dai fascisti libanesi della Falange.

I figli di questi assassini guidati da Bandera sono stati educati all’odio per il comunismo, per i sovietici e per i russi, e alla venerazione di quello che avevano fatto i loro padri. Sono diventati la punta di diamante dei ribelli anti-governativi pro-USA in Ucraina, il Settore della destra estrema, guidata dall’ ultra-estremista-fascista Dmytro Yarosh. Erano pronti a combattere, a morire e ad uccidere. Questa organizzazione era capace di attrarre l’interesse di potenziali ribelli anche da orizzonti differenti : il loro portavoce è un giovane russo-convertito-ucraino-nazionalista Artem Skoropadsky, un giornalista dei mainstream della Kommersant-UA, mezzo stampa oligarchico. Ci sono stati altri casi di giovani russi che si sono uniti alle reti salafite e sono diventati kamikaze, tra le montagne del Caucaso – giovani il cui desiderio di azione e di sacrificio non potevano essere soddisfatti in una società dei consumi.

Si tratta di vere truppe d’assalto di slavi di al-Qaeda e di neo-nazisti  “alleati naturali per gli Stati Uniti”.

Sono gente che non combatte solo per far entrare il paese nella UE, contro una permanenza nella lega russa, ma combattono anche contro i russi dell’Ucraina e contro tutta l’etnia Ucraina di lingua russa. La differenza di atteggiamento è discutibile: prima dell’indipendenza nel 1991 tre quarti della popolazione preferiva parlare russo, poi i governi successivi hanno cercato di costringere la popolazione ad usare la lingua ucraina. Per gli ucraini neonazisti, chi parla russo è diventato un nemico. Potremmo fare un confronto con la Scozia, dove si parla inglese, mentre i nazionalisti vorrebbero costringere tutti a parlare la lingua di Burns.

Dietro la punta di diamante del Right Sector- l’Estrema-Destra, con i suoi ferventi combattenti anti-comunisti e anti-russi, c’era una organizzazione più grande che poteva contare sui neo-nazisti di Svoboda, di Tyagnibok.

Qualche anno fa, Tyagnibok chiamò il popolo a una lotta contro russi e ebrei, adesso è diventato più cauto per gli ebrei ma è sempre anti-russo. Tyagnibok è stato tollerato o addirittura incoraggiato da Yanukovich, che ha provato ad imitare il presidente francese Jacques Chirac che vinse il secondo turno delle elezioni contro il nazionalista Le Pen, sicuro che avrebbe certamente perso le elezioni contro qualsiasi altro avversario. Con la stessa tecnica, Yanukovich ha voluto Tyagnibok come suo avversario da sconfiggere al secondo turno delle elezioni presidenziali.

I partiti che sedevano in parlamento ( il maggiore il partito di Julia Timoshenko con il 25% dei seggi e il più piccolo  il partito del pugile Klitschko con il 15%)  sostennero il malcontento popolare e persero le elezioni.

L’Unione dei nazionalisti e dei liberali

Così si costituì una unione tra nazionalisti e liberali sotto l’ombrello di una nuova politica USA in Europa orientale. Una prova era già stata fatta in Russia due anni prima, dove i nemici di Putin si allearono in una forza composta dai liberali a favore dell’Occidente con i nazionalisti dell’etnia russa e tutti i neonazisti più o meno estremisti.

I “liberali” non combattono, sono impopolari tra le masse, includono tra di loro un’alta percentuale di ebrei, omosessuali, milionari, giornalisti liberali –  i ” nazionalisti” possono incitare le grandi masse non indottrinate, quasi come i bolscevichi, e combatteranno. Questo è il cocktail antipulci preferito dagli USA e questa alleanza ha effettivamente raggiunto oltre il 20% dei voti alle elezioni cittadine di Mosca, dopo un tentativo di prendere il potere scalzando Putin. Al secondo tentativo in Ucraina, l’azione ha avuto successo.

Ricordiamo: per i liberali non è necessario sostenere la democrazia. Lo fanno solo se sono certi che la democrazia porterà loro quello che vogliono. Altrimenti possono unire le loro forze con quelli di Al Qaeda, come succede adesso in Siria, con gli estremisti islamici come succede in Libia, con l’esercito come succede in Egitto, o con i neonazi come succede ora in Russia e in Ucraina. La storica  alleanza liberal-nazista non ha funzionato perché i vecchi nazisti erano nemici dei banchieri e del capitale finanziario e quindi erano anche contro gli ebrei. Quest’intoppo potrebbe però essere evitato: Mussolini ad esempio non si mostrò ostile con gli ebrei ed ebbe anche un paio di ministri ebrei del suo governo anzi contestò l’atteggiamento antiebraico di Hitler, dicendo che “gli ebrei sono utili e cordiali”. Hitler rispose che se anche lui avesse permesso la commistione con gli ebrei, migliaia sarebbero stati quelli pronti ad entrare nel suo partito. Oggi questo problema è svanito: i moderni neonazi non sono ostili verso gli ebrei, verso i banchieri e nemmeno verso i gay. Breivik, quell’assassino norvegese, che ammazzò decine di persone tra la folla, è stato uno straordinario esempio di neonazista amico degli ebrei. Questo sono gli ucraini e i russi neonazisti.

Mentre vecchi teppisti di Bandera uccidevano ogni Ebreo (e ogni polacco ) che incontravano, i loro eredi moderni hanno invece un sostegno prezioso dagli ebrei. Gli oligarchi di origine ebraica (Kolomoysky, Pinchuk e Poroshenko) li finanziano, mentre un importante leader ebraico, il Presidente dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche e dei Comuni della Ucraina, Josef Zissels, li sostiene e li giustifica. Sono molti a favore di Bandera in Israele, che raccontano che Bandera non era un antisemita, perchè il suo medico era ebreo (come quello di Hitler). Gli ebrei non sono contro i nazisti se non sono loro ad essere presi di mira. I neonazisti russi hanno come bersaglio gli immigrati tagiki  e i neonazisti ucraini hanno come bersaglio i russofoni.

Rivoluzione: Linee guida

La rivoluzione merita qualche riga : Yanukovich non era troppo male come presidente, prudente ma debole ma poi l’Ucraina è arrivata sul bordo del baratro finanziario. Yanukovich ha cercato di salvare la situazione alleandosi con la UE, ma la UE non aveva soldi da buttare. Poi ha cercato di fare un accordo con la Russia e Putin gli ha offerto una via d’uscita, senza nemmeno chiedere all’Ucraina di attaccarsi al carro russo. Questo ha scatenato la reazione violenta della UE e degli Stati Uniti, preoccupati che questo avrebbe rafforzato la Russia .

Yanuk, come lo chiama la gente, aveva pochi amici. I potenti oligarchi ucraini non lo amavano per i soliti motivi e anche per le abitudini di suo figlio, di potuto rubarsi qualche affare che doveva fare qualcun altro. Qui potrebbero segnare un punto a loro favore anche per quello che disse il leader della Bielorussia, il prode Lukashenko, sui modi poco ortodossi del figlio di Yanuk di comprare aziende pubbliche che poi ha portato al dissesto.

L’elettorato di Yanuk, il popolo di lingua russa dell’Ucraina (e sono la maggioranza nel paese, come chi parla inglese in Scozia) è stato deluso perché non ha mantenuto il diritto di parlare russo e di insegnare il russo ai figli. Ai seguaci di Julia Timoshenko, Yanuk non piaceva per aver incarcerato la loro leader. (Anche se lei se l’era meritato per aver pagato assassini, rubato miliardi allo stato ucraino in combutta con un ex primo ministro e per aver fatto affari disonesti con la Gazprom a scapito dei consumatori ucraini). Gli estremisti-nazionalisti lo odiavano per non aver sradicato la lingua russa dal paese.

L’attacco orchestrato contro il Presidente eletto ha seguito alla lettera le istruzioni di Gene Sharp , e cioè :

  1. Scegliere una piazza centrale e organizzare un pacifico sit-in di massa
  2. Parlare all’infinito del pericolo di scoppi di violenza
  3. (Se le autorità non reagiscono subito), provocare spargimento di sangue
  4. Denunciare a tutti e con veemenza che ci sono stati omicidi spietati
  5. Arrivare a far restare le autorità inorridite e stupefatte
  6. Quindi procedere a rimuoverle dal loro ruolo
  7. Un nuovo potere deve essere pronto a prendere il sopravvento.

L’elemento più importante di questo schema però non è mai stato dichiarato dall’astuto Sharp , ed è per questo che il movimento Occupy Wall Street ( che aveva seguito queste regole ) non è riuscito a ottenere il risultato desiderato. Bisogna avere dalla propria parte i Signori del Discorso ™ esempio, i media mainstream occidentali. In caso contrario, il governo ti schiaccia come hanno fatto con Occupy e con molti altri movimenti simili. Ma qui, i media occidentali sono stati completamente schierati dalla parte dei ribelli, in tutti gli eventi organizzati dall’ambasciata americana.

In un primo momento, certe persone che si conoscevano tra loro si sono riunite per un sit-in in piazza Indipendenza ” Piazza Maidan” : erano tutti quelli che prendevano le sovvenzioni USAID attraverso la rete delle ONG – ha scritto   Andrey Vajra, un esperto sulle questioni ucraine – gestite dall’oligarca Khoroshkov, neo-nazista della Destra Radicale e dei radicali della Causa Comune. Quella riunione pacifica è stata generosamente intrattenuta con lapartecipazione di artisti e con l’offerta gratuita di cibi e bevande e incoraggiando il sesso libero – era già carnevale al centro della capitale e la gente ha cominciato ad arrivare, come accadrebbe in qualsiasi altra città dell’universo conosciuto. Queste feste di carnevale sono state pagate dagli oligarchi e dall’ambasciata americana.

Ma il carnevale non poteva durare in eterno.

Come si legge al punto 2. : Hanno cominciato a far girare la voce che la polizia avrebbe disperso la gente con la violenza,  le persone si sono spaventate e si sono allontanate. Solo pochi attivisti sono rimasti in piazza.

Come si legge al punto 3. È cominciata la provocazione per mezzo di un agente occidentale infiltrato nell’amministrazione, Sergey Levochkin, che ha scritto una lettera di dimissioni, l’ha inviata e poi ha ordinato alla polizia di disperdere il sit -in anche con la violenza. La polizia si è mossa e ha disperso gli attivisti. Nessuno è stato ucciso, nessuno è rimasto gravemente ferito – oggi, dopo cento morti , è ridicolo perfino ricordare questo episodio – ma l’opposizione denunciò che erano stati compiuti omicidi sanguinosi. Il mondo dei media, questo potente strumento nelle mani dei Signori del Discorso, cominciò a scrivere che “Yanukovich aveva massacrato i bambini”.

La UE e gli USA parlarono subito di sanzioni e i diplomatici stranieri si mossero tutti per proteggere i pacifici manifestanti, mentre allo stesso tempo si dava man forte alla folla di Maidan, mandando ad aiutarli degli uomini armati e dei picchiatori dell’estrema destra.

Abbiamo parlato finora di Gene Sharp , ma quelli di Maidan hanno avuto anche un altro alleato-consigliere, Guy Debord e il suo concetto di Società dello Spettacolo : Non c’è niente di vero, ma si parla tanto di un evento ben rappresentato per finta, così come fu fatto in passato, nell’agosto 1991 con il “colpo di stato di Mosca”. Yanukovich ha fatto di tutto per tenere in piedi la resistenza a Maidan : avrebbe potuto mandare la polizia anti-sommossa per disperdere la folla, ma si è sempre fermato a metà lavoro e ogni giorno che li mandava poi li richiamava. Dopo un trattamento di questo genere, anche un cane che dorme, si mette a mordere.

La spettacolarizzazione della irrealtà di questo evento a Kiev è stata sottolineata dall’arrivo del guerrafondaio dell’impero, il filosofo neo-con Bernard-Henri Levy che è venuto a Maidan come andò in Libia e in Bosnia, reclamando il rispetto dei diritti umani e minacciando sanzioni e bombardamenti. Ogni volta che arriva lui, comincia una guerra. Spero di non trovarmi mai in un paese dove Levy sta programmando una visita.

Le prime vittime della rivoluzione Marrone sono stati i monumenti – quelli di Lenin – perché i ribelli odiano il comunismo in ogni sua forma e odiano ciò che ricorda la guerra mondiale, perché i rivoluzionari stanno con quelli che l’hanno persa, con i nazisti tedeschi.

La storia ci dirà in che misura Yanuk e i suoi consiglieri hanno capito quello che stavano facendo. In ogni caso , hanno incoraggiato il fuoco di Maidan con le loro incursioni inefficienti fatte da una polizia disarmata. I neo-nazisti di Maidan avevano messo i cecchini a sparare contro la polizia, decine di persone sono state uccise, ma il presidente Obama ha chiamato Yanuk e gli ha chiesto di fermarsi, e lui si è fermato. Quando hanno ricominciato a sparare, avrebbe voluto mandare la polizia di nuovo, ma un diplomatico della UE lo avrebbe minacciato di denuncia al Tribunale dell’Aja, e lui avrebbe richiamato, come sempre, la sua polizia. Nessun governo riuscirebbe a funzionare in queste condizioni.

Alla fine è crollato, ha firmato sulla linea tratteggiata in fondo al foglio ed è partito per una destinazione ignota. I ribelli hanno preso il potere, hanno proibito la lingua russa e hanno cominciato a saccheggiare Kiev e Lvov. Ora la vita della gente placida di Kiev si è trasformata in un inferno: rapine quotidiane, botte, omicidi che abbondano. I vincitori stanno preparando un’operazione militare contro le aree di lingua russa nel sud-est dell’Ucraina. Lo spettacolo della rivoluzione può diventare davvero sanguinoso.

Ci sono certi ucraini che sperano che Julia Timoshenko, appena uscita dal carcere, riuscirà a frenare i ribelli, altri sperano che il Presidente Putin presti la giusta attenzione agli eventi ucraini, adesso che i suoi giochi olimpici sono, fortunatamente, finiti.  Lo spettacolo però non è finito, almeno fino a quando non si abbasserà il sipario – ma finché gli attori continuano a recitare  – non sapremo come andrà a finire questo dramma.

 

*  commentatore politico e un ideologo radicale di fama internazionale, editorialista e scrittore. I suoi commenti e le sue profonde analisi su temi di attualità sono pubblicati sul sito www.israelshamir.net. Può essere raggiunto a adam@israelshamir.net

Il testo italiano di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte ComeDonChisciotte.org  e l’autore della traduzioneBosque.Primario

 

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La finta rivoluzione

Michele Paris
www.altrenotizie.org, 26 febbraio 2014

La rimozione del presidente ucraino Viktor Yanukovich nel fine settimana con un vero e proprio colpo di stato, guidato nelle piazze da formazioni armate neo-naziste incoraggiate dall’intervento occidentale a favore dell’opposizione, è stata seguita lunedì dall’emissione di un mandato di arresto ai danni dell’ex leader del paese dell’Europa orientale da parte delle nuove autorità provvisorie di governo a Kiev.

Ad annunciare la decisione è stato l’appena nominato ministro degli Interni, Arsen Avakov, membro del partito “Patria” dell’ex premier ed oligarca Yulia Tymoshenko, protagonista a sua volta di un’apparizione pubblica dopo che aveva beneficiato della frenetica attività legislativa del Parlamento nei giorni scorsi, vedendosi improvvisamente cancellata una condanna a sette anni per corruzione.

Yanukovich è stato accusato di “uccisioni di massa di civili” assieme ad altre personalità a lui vicine nell’ambito degli scontri che settimana scorsa avevano causato un centinaio di decessi in seguito agli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti armati.

Dopo essere fuggito da Kiev, tuttavia, l’ormai ex presidente sembra avere fatto perdere le proprie tracce. Secondo i resoconti dei media, Yanukovich era dapprima volato con un elicottero nella città orientale di Kharkov per poi raggiungere una sua residenza a Balaklava, in Crimea, dove avrebbe licenziato le sue guardie personali.

La brusca fine della presidenza Yanukovich appare estremamente significativa alla luce degli eventi che avevano segnato i giorni precedenti, sui quali è tutt’altro che superfluo tornare. Innanzitutto, solo poche ore prima della fuga da Kiev e dalla sua deposizione con un voto del Parlamento, Yanukovich aveva firmato un accordo con le forze di opposizione mediato dai ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia, rispettivamente Frank-Walter Steinmeier, Laurent Fabius e Radoslaw Sikorski.

Yanukovich aveva cioè ceduto alle pressioni occidentali, accettando condizioni che avrebbero limitato notevolmente i propri poteri. In particolare, ciò sarebbe avvenuto attraverso la reintroduzione della Costituzione del 2004 approvata dopo la cosiddetta “Rivoluzione Arancione” orchestrata da Washington e che avrebbe, tra l’altro, sottratto al controllo presidenziale i vertici dei servizi di sicurezza. Inoltre, elezioni presidenziali e parlamentari anticipate erano state fissate entro dicembre.

L’intesa si è rivelata però del tutto inutile, anzi è servita unicamente ad indebolire il presidente, esposto a un nuovo assalto dei gruppi di estrema destra interessati solo alle sue dimissioni immediate e a sradicare l’influenza russa sull’Ucraina. Su queste formazioni, i leader politici dell’opposizione – Arseniy Yatsenyuk del partito “Patria”, l’ex campione di boxe Vitali Klitschko del partito UDAR sponsorizzato dai conservatori tedeschi e Oleg Tyahnybok del partito neo-fascista Svoboda – non hanno potuto esercitare alcun reale controllo, anche se il loro intervento decisivo non è stato scoraggiato in nessun modo, visto che essi stessi avevano fatto affidamento sulle milizie armate per destabilizzare il regime fin dallo scoppio della crisi lo scorso novembre.

Nella serata di venerdì, gruppi apertamente fascisti come “Settore Destro” hanno dunque preso il controllo di alcuni edifici e punti nevralgici della capitale, così che il Parlamento ha finito per agire nonostante il precedente accordo, prendendo decisioni di dubbia legalità in merito alla sorte di Yanukovich.

Assieme alla rimozione del presidente, sono stati destituiti svariati ministri e nominati altri al loro posto, in attesa di un nuovo governo che dovrebbe essere insediato nella giornata di giovedì. Allo “speaker” del Parlamento, Oleksandr Turchynov, anch’egli del partito “Patria”, sono stati invece assegnati i poteri presidenziali fino alle elezioni, indette per la fine di maggio. Con un clamoroso voltafaccia, anche molti deputati del Partito delle Regioni di Yanukovich hanno votato con l’opposizione, emettendo inoltre un comunicato che assegna tutte le responsabilità della crisi in corso al deposto presidente.

Di fronte a questi eventi, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha denunciato l’opposizione ucraina per avere preso il potere “in maniera illegale”. Mosca, inoltre, ha richiamato in patria il proprio ambasciatore a Kiev per “consultazioni”.

Gli Stati Uniti e i governi europei hanno al contrario salutato l’azione del Parlamento, in linea con i loro sforzi che sono risultati determinanti nello svolgersi del colpo di stato a danni di Yanukovich. Ben lontani dagli scrupoli democratici che stanno riempiendo la retorica dei comunicati ufficiali occidentali in queste ore, le vere motivazioni dietro lo svolgersi dei fatti a Kiev hanno a che fare esclusivamente con i calcoli strategici delle potenze coinvolte.

Il desiderio di Washington e Bruxelles è stato cioè fin dall’inizio quello di strappare la più importante ex repubblica sovietica all’influenza della Russia. Ciò è ampiamente confermato anche dal fatto che nessuno in Occidente ha manifestato riserve nei confronti di un’opposizione di piazza dominata da forze neo-naziste violente. Il perseguimento senza scrupoli dei propri obiettivi strategici è risultato d’altra parte evidente già in varie occasioni solo in questi ultimi anni, ad esempio con l’appoggio garantito a milizie integraliste nella battaglia per il cambio di regime in Libia e in Siria.

D’altro canto, il regime di Yanukovich è crollato miseramente proprio per la diffusa ostilità incontrata nel paese e per la conseguente assenza di una reale base popolare. Questa realtà ha permesso la presa del potere da parte di un’opposizione filo-occidentale interessata a promuovere i propri interessi e quelli di una ristretta cerchia di oligarchi orientati verso l’Europea, nonché pronta a mettere in atto misure dettate dagli ambienti finanziari internazionali che devasteranno ulteriormente il tessuto sociale ucraino.

In definitiva, la crisi di questo paese è stata per il momento risolta, oltre che dalle violenze di gruppi di estrema destra, dall’intervento di governi stranieri e dal prevalere della volontà di guardare all’Occidente degli oligarchi ucraini, i quali hanno appoggiato una scelta valutata come la più opportuna per difendere o incrementare le proprie ricchezze costruite sul saccheggio dei beni pubblici in seguito alla fine dell’era sovietica.

Sul futuro immediato dell’Ucraina e sul reale successo ottenuto da Washington e Bruxelles pesano comunque molte incognite, a cominciare proprio dallo scatenamento di forze radicali, alcune delle quali legate storicamente all’occupazione della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Inoltre, nonostante la sostanziale impopolarità del regime di Yanukovich, le regioni orientali dell’Ucraina rimangono culturalmente ed economicamente legate alla Russia. Mosca, poi, considera il suo ex satellite fondamentale dal punto di vista strategico, valutando come una concreta minaccia l’interferenza occidentale, per non parlare di un possibile allargamento della NATO a Kiev, per alcuni osservatori il vero obiettivo delle manovre di questi ultimi mesi.

La gravità della situazione e i timori per una possibile reazione di Mosca sono stati rivelati anche dalle dichiarazioni rilasciate domenica alla NBC dalla consigliera per la sicurezza nazionale di Obama, Susan Rice, la quale ha affermato che il Cremlino commetterebbe un “grave errore” se dovesse decidere di inviare un proprio contingente militare in Ucraina per reinsediare un governo filo-russo.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea, in ogni caso, si stanno già muovendo per offrire all’Ucraina un pacchetto di aiuti finanziari attraverso il Fondo Monetario Internazionale (FMI) dopo che i nuovi leader provvisori a Kiev hanno espresso parere favorevole ad uno scenario simile e la Russia ha sospeso l’erogazione della seconda tranche dei 15 miliardi di dollari promessi al governo appena deposto. Lunedì il presidente ad interim Turchynov ha incontrato la numero uno della diplomazia UE, Catherine Ashton, verosimilmente per discutere i termini di un riavvicinamento a Bruxelles, mentre il Parlamento ha accettato le dimissioni del presidente della Banca Centrale ucraina, Ihor Sorkin, il quale verrà sostituito da Stepan Kubiv, già espressosi a favore del prestito del Fondo Monetario.

Prevedibilmente, l’intervento dell’FMI arriverebbe solo in cambio di “riforme” economiche, come ha ricordato minacciosamente agli ucraini che stanno festeggiando la caduta del presidente Yanukovich la sua direttrice, Christine Lagarde, nel corso di un summit dei ministri delle Finanze del G-20 andato in scena a Sydney. Le condizioni che i giornali indicano come “necessarie” per accedere al prestito del Fondo comporteranno un grave peggioramento delle condizioni di vita per la grande maggioranza della popolazione, come l’aumento sostanziale del costo delle forniture di gas, la svalutazione della moneta nazionale e il taglio drastico della spesa pubblica.

Tra i numerosi leader occidentali che si sono precipitati ad assicurare un futuro prospero per l’Ucraina in seguito all’abbraccio di Washington e Bruxelles, il più esplicito è sembrato essere infine il commissario europeo per gli affari economici e monetari dell’UE, Olli Rehn. Quest’ultimo, anch’egli da Sydney, ha per la prima volta prospettato un possibile ingresso nell’Unione Europea dell’Ucraina “nel medio o lungo periodo”, sempre se “le condizioni di accesso saranno rispettate”.

Viste le conseguenze della medicina somministrata a forza ai paesi europei in difficoltà da Bruxelles, le parole di Rehn, così come le iniziative occidentali per favorire l’instaurazione a Kiev di un governo guidato dai partiti di destra già all’opposizione, suonano come una pesante minaccia per tutti gli ucraini che, come nel 2004, rischiano di risvegliarsi in fretta dal sogno di una nuova “rivoluzione” pianificata nelle cancellerie occidentali.