Ma san Francesco davvero riformò la Chiesa?

Peppino Coscione
Cdb Oregina (Genova)

Sembra che da quando c’è Bergoglio al governo della Chiesa cattolica molte persone , tra cui vescovi e preti, teologi e teologhe, abbiano già dimenticato o rimosso quanto affermato dal cardinale Martini e cioè che la Chiesa cattolica è indietro di almeno 200 anni.

Vuol forse dire per queste persone che Francesco, vescovo di Roma, nonché papa e capo dello Stato del Vaticano, ha già reso carne il sogno di Martini ? Certamente, la sua fluida e accattivante comunicazione , il suo stile sobrio, la sua più o meno spontanea semplicità , tanti gesti di vicinanza alla sofferenza materiale e spirituale sono segni positivi ma per ora sono soltanto la forma apparente di una materia istituzionale dalle profonde e secolari radici irrorate ancora da acqua non sempre monda .

Domenica 27 aprile alla rubrica “Otto e mezzo” padre Enzo Fortunato direttore della sala Stampa del Sacro Convento di Assisi ci ha detto che dobbiamo avere fiducia e speranza perché papa Francesco avrebbe riformato la Chiesa come aveva fatto san Francesco.

Tralasciando il fatto che ad avere uno sguardo più ampio su quel momento storico non si dovrebbe tacere dell’esperienza del movimento nato dall’opera di Valdo, l’interrogativo è: davvero san Francesco è riuscito a riformare la Chiesa del suo tempo? O anche qui la creazione del mito è servita a far dimenticare cosa è avvenuto dopo la morte di Francesco, nonostante e addirittura in nome di Francesco?

E’ fuori discussione la testimonianza radicalmente profetica di “un frate mite e povero che intendeva osservare il vangelo sine glossa, senza commenti” , come scrive Luigi Sandri nel suo libro “Dal Gerusalemme I al Vaticano III”, ma indubitabile sul piano storico è stata anche la presenza di conflitti, di lotte feroci all’interno dello stesso movimento francescano, la sua graduale trasformazione da ordine di mendicanti ad ordine di possidenti, qualunque siano state le motivazioni di questa trasformazione.

Né si può sostenere che la Chiesa d’Occidente come Istituzione abbia vissuto tempi migliori dopo l’avventura di san Francesco, diversamente non avremmo conosciuto le tante rivolte , lacerazioni e separazioni avvenute nel corpo della Chiesa d’Occidente, in gran parte dovute alla sete di potere economico-finanziario,politico ed ideologico presente soprattutto nelle alte gerarchie ecclesiastiche.

Certo la condizione della Chiesa cattolica di oggi non è paragonabile a quella di quei tempi , ma non si può dire che non abbia attraversato e non attraversi ancora una situazione di profonda crisi dovute a ragioni sia materiali che cultural-teologiche.

Pensa papa Francesco che la fede si ravviverà con il ritorno alla confessione auricolare, dando così vigore alla mediazione per di più individualistica del potere gerarchico? Oppure alla recita del rosario? Oppure alla messa in latino nelle celebrazioni pubbliche papali a sottolineare la latinità come linguaggio universale della Chiesa cattolico-romana ? Oppure tacitamente confermando la Dominus Iesus ? Vuole continuare la trasmissione del messaggio evangelico ancora con codice e ordine simbolico patriarcale e maschilista?

Infine, volere una Chiesa cattolica povera ( ma fin dove ?) con i poveri , libera dalle risorse materiali, almeno da quelle frutto di privilegi inaccettabili, è certamente fondamentale e le prime decisioni sembrano incoraggianti ma insufficiente se ad essa non si accompagna anche una libertà da quelle sovrastrutture ideologiche che nulla o ben poco hanno a che fare con il messaggio di Gesù di Nazareth e con lo Spirito di verità. Una potenza ideologica non può convivere con una povertà materiale; mentre la fede cristiana ci testimonia che Dio non si trova nel potere ma nella sua assenza.

Un cammino ancora lungo di prosciugamento, di purificazione , materiale e dottrinale , attende la chiesa cattolica; gridare già alla rivoluzione vuol dire non aver compreso il significato delle parole di Carlo Maria Martini.

Perciò l’augurio che si può fare a papa Francesco è quello che nella Bibbia il Signore fa a Giosuè che teme la pericolosa traversata del Giordano: “Ricordati che devi essere forte e coraggioso. Io , il Signore tuo Dio, sarò con te, dovunque andrai. Perciò non avere paura e non perderti mai di coraggio” (Giosuè 1,9)