Riforma della Chiesa a partire dall’opzione per i poveri di AssGiovanniXXIII

Associazione Giovanni XXIII *
Adista Segni Nuovi n. 33 del 27/09/2014

Dal 4 al 7 settembre 2014 abbiamo celebrato a Madrid il 34° Congresso di Teologia sul tema “La riforma della Chiesa a partire dall’opzione per i poveri”, che ha riunito persone provenienti da differenti Paesi e continenti, culture e religioni, in un clima di riflessione, convivenza fraterno-sororale, dialogo e scambio di esperienze.

1. Cominciamo la nostra riflessione con la domanda: “Gesù ha fondato la Chiesa?”. La risposta è che mise in marcia una comunità di uguali, un movimento di donne e uomini, che lo accompagnarono e si impegnarono nella costruzione del Regno di Dio come Buona novella per gli impoveriti.

Questo movimento proseguì nelle comunità cristiane con responsabilità condivise e speciale protagonismo delle donne. In queste comunità le decisioni erano deliberate con la partecipazione di tutti i membri e l’ideale era la condivisione dei beni. Con il passare del tempo questo ideale andò sfumando fino a sfociare in una Chiesa alleata con il potere, clericale, piramidale e patriarcale, nonostante ci siano sempre stati collettivi che hanno lavorato per la riforma e il ritorno all’ideale evangelico di vita.

2. Oggi consideriamo necessaria una Riforma radicale della Chiesa, in conformità al movimento di Gesù e in risposta alle sfide del nostro tempo. Questa riforma richiede la pratica della democrazia, il riconoscimento e l’esercizio dei diritti umani, tra i quali i diritti sessuali e riproduttivi, così come il governo sinodale, in vigore nei primi dieci secoli del cristianesimo, con la partecipazione del laicato, che è la base della Chiesa, per superare in questo modo l’“incoerenza vaticana” che consiste nel difendere i diritti umani e la democrazia nella società senza però applicarli al suo interno.

3. Crediamo che la Riforma della Chiesa debba tradursi:

– nel rispetto della laicità, nella critica del potere e nell’impegno con i più vulnerabili;

– nella denuncia del neoliberismo che papa Francesco ha definito «ingiusto alla radice» considerato che fomenta «un’economia dell’esclusione», «una globalizzazione dell’indifferenza», «una nuova idolatria del denaro», l’incapacità di «provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri», e fa sì che «qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato»;

– nel sostegno alle alternative economiche e politiche proposte dai Forum sociali.

4. La Riforma della Chiesa richiede il rispetto della diversità culturale e religiosa, il contrario sarebbe imperialismo. Di conseguenza il Congresso di Teologia ha ascoltato le voci, le testimonianze e gli appelli delle Chiese del Sud, soprattutto di quelle dell’Africa e dell’America Latina, che riflettono la ricchezza culturale, le potenzialità liberanti e le proposte di Riforma di cui sono portatrici. Ascolto che implica cambiare il modo di pensare, di vivere, di produrre, di relazionarsi tra Nord e Sud; una relazione non oppressiva ma cooperante, non arrogante ma servizievole, non colonizzatrice ma decoloniale.

5. La Riforma deve procedere dal basso, dalla base sociale ed ecclesiale, ed esige che ci si ponga nel luogo e a fianco degli esclusi del sistema, i quali, scandalosamente, sono la maggioranza della popolazione mondiale e stanno crescendo a causa della crisi. Richiede, allo stesso tempo, un orizzonte che la orienti: la Chiesa dei poveri. E un principio etico-evangelico da seguire: l’opzione per i poveri.

6. La Riforma della Chiesa deve essere inclusiva, deve superare le discriminazioni e le esclusioni ancora esistenti e operanti basate su genere, religione, cultura, etnia, sociale, orientamento e scelte sessuali, opzioni politiche, provenienza geografica, relazioni di coppia; e creare una comunità accogliente, solidale e samaritana, in cui siano inclusi tutte e tutti.

7. Questa Riforma si sta già facendo realtà nei differenti ambiti religiosi, ecclesiali e sociali, come hanno dimostrato le arricchenti esperienze raccontateci dagli stessi protagonisti: nel mondo rurale attraverso le lotte per la dignità dei contadini, la distribuzione equa della terra e le relazione eco-umane; nelle migrazioni lottando per la liberazione delle donne indigene; nelle carceri aiutando i prigionieri e le prigioniere a recuperare la libertà e la gioia di vivere; nelle comunità di base vivendo la fede cristiana nell’orizzonte della laicità; nella lotta solidale contro gli sfratti; nel ministero episcopale e sacerdotale costruendo la Chiesa dei poveri sotto la guida della Teologia della Liberazione; tra i giovani indignati dalla Chiesa autoritaria e dalla società che li emargina.

8. Se non si porta a compimento la Riforma della Chiesa, essa stessa farà harakiri, e non potrà incolpare altri della sua crisi e della sua graduale perdita di credibilità. Se volterà le spalle agli emarginati, tradirà le sue origini e i poveri. Se non sarà paritaria, inclusiva, interculturale e interreligiosa, si allontanerà dal movimento di Gesù e dal principio di eguaglianza formulato chiaramente da Paolo di Tarso: «Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna» (Gal 3,28).

9. Amici e amiche, siamo chiamati al compito di trasformare la Chiesa, ma non da soli, bensì in sintonia con i movimenti sociali, ecologici, religiosi e di spiritualità liberatrice. Per questo abbiamo bisogno – come dice la canzone – di tutte le mani, quelle nere e quelle bianche, per portarla quanto più lontano possibile, dal mare alla montagna, dalla montagna al mare, con lo sguardo all’orizzonte, in un cammino verso l’utopia.

10. Non possiamo terminare questo Messaggio senza denunciare il terrorismo dello Stato islamico, il massacro compiuto da Israele a Gaza, così come le violenze perpetrate contro i cristiani e gli altri gruppi religiosi. Siamo solidali con le vittime e pretendiamo responsabilità, riparazione, riabilitazione e giustizia.

* Associazione nata nel 1982 con sede a Madrid