Lettera aperta a Famiglia Cristiana di C.Lanzano

Cristiano Lanzano
www.doppiozero.com

In tempi recenti il tema della sessualità, in relazione alle unioni omosessuali, è stato più volte al centro dell’attenzione mediatica: la questione si è anche posta in relazione all’insegnamento dell’educazione sessuale e alla sensibilizzazione per le differenze, che ha generato numerose reazioni da parte delle istituzioni cattoliche contro iniziative bollate come “pro-omosessualità”. All’iniziativa della curia milanese, volta a documentare le scuole in cui si insegna la «teoria del “gender”», si aggiunge la recente pubblicazione del vademecum di Famiglia Cristiana per invitare i genitori a vigilare sull’insegnamento e a tutelare in questo senso l’educazione dei propri figli. Il fatto non è di poco conto perché chiama in causa policy di educazione alla tolleranza/rispetto, libertà di insegnamento, laicità della scuola e il fatto che la scuola sia spesso oggettivamente un luogo di sofferenza per l’adolescente che sta definendo, anche in termini sessuali, la propria identità. Su tutto emerge prepotentemente il bisogno di chiarire alcuni grossi equivoci di natura teorica.

Gentili redattori di Famiglia Cristiana,

Essendo un vostro (occasionale) lettore, sono molto sorpreso dalla vostra scelta di pubblicare, senza un minimo di contestualizzazione critica, il decalogo del Forum delle Famiglie “a difesa della libertà d’educazione”. Vi ho sempre considerati una rivista pluralista e comunque non incline agli slogan ma piuttosto all’approfondimento di temi così delicati. La mia sorpresa è doppia: in quanto credente (per quanto critico e talvolta distante dalle posizioni ufficiali della chiesa cattolica) e in quanto scienziato sociale.

Da scienziato sociale, vorrei dirvi che il “genere” (o gender) non è un’ideologia. Non è neppure un’unica teoria. È un concetto, che usiamo per rendere conto del fatto che il patrimonio genetico o l’anatomia non bastano a spiegare che cosa significhi essere uomini o essere donne (e trascuro qui, per semplificare, le identità che fuoriescono da categorizzazioni binarie): storie, culture e situazioni socio-economiche diverse plasmano le identità maschili e femminili, e determinano le aspettative che la società nutre nei confronti degli individui in quanto maschi o femmine. Non un’ideologia, quindi, ma un concetto: e un concetto può essere usato in molti modi e anche per arrivare a conclusioni diverse. Si potrebbe usare, ad esempio, per spiegare perché Gesù scelse solo uomini e non donne come suoi apostoli (il contesto storico e la posizione della donna nella società ebraica del tempo avrà contato qualcosa?). Si potrebbe usare per spiegare perché la chiesa cattolica si aspetti cose diverse dagli uomini e dalle donne che ricevono il sacramento dell’ordinazione (mentre altre chiese cristiane non lo fanno), e discutere se sia giusto oppure no. La storia della chiesa è piena di persone che hanno “giocato” con la propria identità di genere e l’hanno parzialmente trasgredita: Giovanna d’Arco si mise a guida di un esercito, Maria Goretti non accettò di essere un oggetto passivo di desiderio sessuale, e sono entrambe sante.

La chiesa cattolica basa tuttora il proprio funzionamento su persone, maschi e femmine, che rinunciano volontariamente a una parte dei ruoli inclusi nella propria identità di genere dominante (essere padri e mariti, madri e mogli; essere seducenti e femminili, essere seduttori e virili) per dedicare la propria vita alla preghiera e al servizio. Perché imporre alle suore di dissimulare le forme del proprio corpo, di astenersi dal trucco, di tagliarsi i capelli in modo “non femminile”, se la femminilità è una, naturale e indiscutibile, e se il genere davvero non importa nulla?

Usare il concetto di “genere” non significa affatto pensare che le persone possano scegliere la propria identità o il proprio orientamento sessuale (che è ancora un altro discorso) a tavolino, in base a un capriccio del momento, e cambiarli come ci si cambia di vestito. Neppure un lettore molto superficiale di alcune versioni particolarmente radicali del post-strutturalismo e della queer theory sosterrebbe qualcosa del genere. Significa però riconoscere che ci sono modi diversi di essere maschi e femmine, che questi modi sono sempre influenzati dalla società e mai completamente “naturali”, e soprattutto che non sono mai politicamente neutri: in molte situazioni un genere domina sull’altro, o alcuni modi di vivere l’identità di genere risultano vincenti e ne emarginano degli altri.

Per fare un esempio. Oggi a scuola molti ragazzi usano “gay” (o più spesso varianti più volgari e spregiative) come un insulto per penalizzare i compagni non abbastanza forti e vincenti. Ma quando andavo a scuola io si usava “suora” per le ragazze non abbastanza femminili o compiacenti. Vogliamo dotarci degli strumenti per spiegare che “gay” e “suora” non sono insulti né categorie da discriminare, ma modi diversi – forse statisticamente minoritari – di vivere la propria identità di genere? Vogliamo aiutare quei ragazzi a capire che, usando quelle parole come insulto, stanno sanzionando i loro compagni e compagne che non si adeguano ai modelli di mascolinità e femminilità dominanti, che loro hanno a loro volta appreso e interiorizzato da qualche parte (e badate, non necessariamente a catechismo o in famiglia, ma molto più spesso sui media e dai loro coetanei)?

La seconda cosa invece ve la dico come credente. Ho frequentato per anni il catechismo e sono stato a mia volta animatore in gruppi giovanili. Mi è capitato prima di seguire, e poi di organizzare per ragazzi più giovani, attività di “educazione all’affettività” o sensibilizzazioni sul “superamento degli stereotipi”: stando al decalogo che avete pubblicato, c’era da stare in guardia! A noi invece sembrava che riflettere insieme su modi responsabili e rispettosi (sia verso gli altri che verso se stessi) di vivere l’affettività, e su come combattere le discriminazioni, pur nel rispetto delle sensibilità di ciascuno, fosse una semplice applicazione del messaggio di amore evangelico. Capitava che alcuni ragazzi più giovani replicassero stereotipi xenofobi (contro cui fate campagna anche voi, vedo) o sessisti appresi in famiglia: anche in quei casi, non abbiamo mai pensato di poterci sostituire al ruolo educativo dei genitori, ma abbiamo certamente sperato che noi e altre persone potessero aggiungere un punto di vista e aiutarli a vedere le cose in modo diverso, qualora l’avessero voluto. E in certi casi, è capitato, e ne sono orgoglioso. Se tutta l’educazione si esaurisse in famiglia, non solo la scuola pubblica ma anche il catechismo e le altre occasioni di formazione che la chiesa propone perderebbero di senso. In nessuna famiglia i genitori hanno il monopolio assoluto sul processo di formazione valoriale e politica dei figli, su nessun argomento: ed è una fortuna.

Ingenuamente, pensavo che il Vangelo ci chiedesse di coalizzarci contro le ingiustizie e a favore del pieno sviluppo di ogni persona umana, secondo la sua sensibilità e nel rispetto della sua libertà. Voi invece proponete di coalizzarsi per “fronteggiare” una pericolosa teoria che non è neppure possibile definire con precisione. A ognuno i suoi mulini a vento contro cui combattere: buona fortuna.

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GENDER A SCUOLA, UN DECALOGO PER DIFENDERSI
www.famigliacristiana.it – 14/11/2014

Il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria ha stilato un decalogo a difesa della libertà d’educazione con alcune proposte concrete su cosa fare per evitare lezioni di gender in classe per i propri figli.

Cosa fare prima di scegliere la scuola per i vostri figli 1. Prima dell’iscrizione verificate con cura i piani dell’offerta formativa (POF) e gli eventuali progetti educativi (PEI) della scuola, accertandovi che non siano previsti contenuti mutuati dalla teoria del gender. Le parole chiave a cui prestare attenzione sono: educazione alla effettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, tutti nomi sotto i quali spesso si nasconde l’indottrinamento del gender. Ricordatevi che i genitori sono gli unici legittimati a concordare e condividere i contenuti di una seria e serena educazione alla affettività dei per i loro figli , rispettandone la sensibilità nel contesto del valore della persona umana

COSA FARE ALL’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO

2. Durante le elezioni dei rappresentati di classe esplicitate la problematica del gender e candidatevi ad essere rappresentanti oppure votate persone che condividano le vostre posizioni in materia . In ogni caso tenetevi informati con gli insegnanti, i rappresentanti di classe e di istituto per conoscere i n anticipo eventuali iniziative formative in materia di “gender”

COSA FARE DURANTE L’ANNO SCOLASTICO

3. Controllate ogni giorno quale è stato il contenuto delle lezioni e almeno una volta a settimana i quaderni e i diari scolastici, parlandone con i vostri figli. Non siate in alcun modo pressanti verso i figli ma siate coinvolgenti e attenti al loro punto di vista, pronti a render ragione della vostra attenzione.

4. Visitate spesso il sito internet della scuola per verificare che il gender non passi attraverso ulteriori lezioni extracurricolari (es. Assemblee di istituto o altre attività straordinarie ).

COSA FARE SE LA SCUOLA ORGANIZZA CORSI SUL GENDER PER GENITORI O INSEGNANTI

5. Se le lezioni sulla teoria del gender sono dirette a genitori o insegnanti, chiedete la documentazione e confrontatevi con le associazioni di genitori o col Forum delle associazioni familiari della vostra regione per verificare e valutare i contenuti proposti, spesso lontani dalle verità scientifiche.

COSA FARE S E LA SCUOLA ORGANIZZA LEZIONI O INTERVENTI SUL GENDER PER GLI STUDENTI

6. Date l’allarme! Sentite tutti i genitori degli studenti coinvolti e convocate immediatamente una riunione informale, aperta anche agli insegnanti

7. Chiedete (è un vostro diritto!) di conoscere ogni dettaglio circa chi svolgerà la lezione, che contenuti saranno offerti, quale delibera ha autorizzato tale intervento formativo, quali sono le basi scientifiche che garantiscono tale insegnamento

8. Dopo la riunione informale potrete chiedere la convocazione d’urgenza di un consiglio di classe straordinario per discutere della questione, eventualmente inviando una lettera raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente dell’ufficio scolastico provinciale in cui chiedete le stesse informazioni e, qualora tale intervento non sia previsto dal piano dell’offerta formativa, chiedere che sia annullato.

9. Informate immediatamente le associazioni dei genitori del territorio e il forum delle associazioni familiari e, eventualmente, i consiglieri comunali e regionali del vostro territorio o i vostri parlamentari di riferimento. Ricordatevi che più la notizia è diffusa meglio è.

COSA FARE SE LA SCUOLA VUOLE COMUNQUE COSTRINGERE I VOSTRI FIGLI A RICEVERE EDUCAZIONE BASATA SULLA TEORIA DEL GENDER NONOSTANTE LE VOSTRE INIZIATIVE

10. Nel caso in cui la scuola rifiuti di ascoltare ogni vostra richiesta, inviate una raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente provinciale in cui chiedete che l’iniziativa sia immediatamente sospesa e comunicate che in caso contrario esercite re te il vostro diritto di educare la prole come sancito dall’art. 30 della Costituzione e che pertanto, nelle sole ore in cui si svolgeranno tali lezioni terrete i vostri figli a casa.

11. Fatevi aiutare da lle associazioni di genitori o dal Forum delle associazioni familiari per ogni azione più decisa quale, ad esempio, la segnalazione al ministero di eventuali abusi oppure eventuali ricorsi al TAR oppure per la redazione di formali diffide.

12. Custodite i vostri figli, alleatevi con loro , fornite loro fin da ora un adeguato supporto formativo e scientifico in base alla loro età così da proteggerli e prepararli a fronteggiare la teoria del gender. Spiegate loro il perché di ogni vostra azione, coinvolgendoli nelle scelte della famiglia. Fate in modo che non si sentano mai soli in ogni vostra iniziativa, ma coinvolgete anche altri genitori e conseguentemente anche altri loro compagni di classe. L’unione fa la forza. Anche in questo caso.

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Decalogo per genitori allarmisti

Claudio Rossi Marcelli
www.internazionale.it – 17/11/2014

Famiglia Cristiana pubblica un decalogo per proteggere i nostri figli dalla teoria del gender, cioè il complotto per traviare tutti i bambini e fargli credere che non esistano differenze tra uomo e donna, e tra gay e etero. Se anche voi credete nella sacralità della famiglia tradizionale – quella dove lui lavora, lei stira e l’omosessuale gli arreda l’appartamento con gusto impeccabile – sarete d’accordo con me che serve una strategia ancora più incisiva. Ecco quindi il mio decalogo per genitori preoccupati.

1. Cosa fare prima di scegliere la scuola per i vostri figli
Prima dell’iscrizione verificate con cura i piani dell’offerta formativa della scuola mutuati dalla teoria del gender. Le parole chiave a cui prestare attenzione sono: educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, parità di stipendio tra uomini e donne, Amnesty international, Raffaella Carrà, gonna-pantalone, Calippo, glitter, Gargamella o cose simili, tutti nomi sotto i quali spesso si nasconde l’indottrinamento del gender. È consigliabile anche compiere un sopralluogo preventivo nei bagni degli studenti, per assicurarsi della rigorosa divisione tra maschi e femmine e l’uso di sanitari e piastrelle blu o rosa. In presenza di rubinetteria dorata, tappetini per il bagno in colori vivaci o doccetta da bidet, fate un esposto al ministero della pubblica istruzione.

2. Cosa fare all’inizio dell’anno scolastico
Lasciate il vostro lavoro precario e non appagante, e candidatevi a rappresentante di classe a tempo pieno. Avrete così il tempo di pattugliare i corridoi e le aule, di offrirvi volontario per tenere lezioni extracurriculari sul sesso prematrimoniale e prendere in mano la regia di un presepe vivente interpretato dagli studenti (assicurandovi che la studentessa che fa Maria sia ancora vergine). E se sentite qualcuno attaccare un compagno o una compagna con insulti omofobi, la parola d’ordine è “So’ ragazzi”. E se lo picchiano? “So’ ragazzi”. E se gli infilano una pompa ad aria compressa nell’ano? “Che cazzo vuoi, so’ ragazzi!”.

3. Cosa fare durante l’anno scolastico
Custodite vostro figlio, alleatevi con lui. Frequentate la sua scuola con assiduità. Possibilmente tutti i giorni, magari sedendovi al banco con lui e passandogli la versione di latino quando lo vedete in difficoltà. Decidete come si veste la mattina e controllate chi frequenta, con chi esce. Meglio: uscite con lui, trovategli una ragazza (etero) e allontanate con odiosi pettegolezzi e dispettucci da terza media possibili amici bisessuali o, peggio, omosessuali. E in ogni caso mai, mai illudersi che possa ragionare con la sua testa. Solo così potrete garantire al vostro ragazzo una crescita equilibrata e lo sviluppo di un’affettività sana.

4. Cosa fare se la scuola organizza corsi sul gender per genitori o insegnanti
Date l’allarme. Di solito ce n’è uno per piano, vicino agli estintori. Attivarli con l’accendino è facilissimo, e nel giro di pochi minuti e con un po’ di allenamento potrete farli scattare su quattro, cinque piani senza problemi. Ma restate vigili anche prima che si arrivi a questo punto: se riscontrate tra i professori l’uso di espressioni che nascondono allusioni sessuali tipo “corpo insegnanti” avvertite gli altri genitori che hanno molto tempo libero come voi, la preside, il prefetto, la parrocchia, i vigili urbani, le femen e chiedete una convocazione straordinaria dell’assemblea planetaria delle Nazioni Unite, meglio se con raccomandata con ricevuta di ritorno. Ricordate: più spargete voce e più farete la figura del genitore responsabile e sano di mente.

5. Cosa fare se la scuola organizza lezioni o interventi sul gender per gli studenti
Date fuoco all’istituto. Possibilmente avendo l’accortezza di far diramare l’incendio doloso dall’aula audiovisivi, dove è contenuta la vergognosa collezione di dvd di Lady Oscar.

6. Cosa fare se la scuola vuole comunque costringere i vostri figli a ricevere un’educazione basata sulla teoria del gender nonostante le vostre iniziative
Fate sparire tutte le sedie, le corde e le catene nel raggio di qualche chilometro, privando così le scuole del loro principale strumento di coercizione con cui legare gli alunni e procedere all’indottrinamento forzato. E poi ritirate comunque vostro figlio dalla scuola e praticate l’homeschooling. Con voi come unico insegnante, è probabile che non scoprirà mai che nel mondo non è in atto nessun complotto e che la teoria del gender è solo uno strumento pseudo-scientifico concepito dai reazionari per spaventare i genitori più sensibili. E così vostro figlio crescerà come il maschio selvatico che avete sempre sognato che diventasse.