Eucarestia dell’8 febbraio 2015 di CdbSanPaolo

Comunità Cristiana di Base di San Paolo – Roma
Eucarestia dell’8 febbraio 2015

STRADA DELLA PACE: SENTIERO DEL “RELATIVO”

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Introduzione

Se il vero cuore, l’essenza delle religioni, e quindi anche delle religioni monoteistiche, consiste nell’amore, nella pace e nella solidarietà, dobbiamo constatare che questa proposta non riesce a impedire a governi e popoli di commettere le più terribili atrocità ciascuno invocando l’unico vero Dio (il suo)………. In altre parole, anche quando si cerca un incontro pacifico tra diverse espressioni della stessa fede nonché tra le diverse fedi, ecco riemergere la capacità del monoteismo di creare divisione e voglia di prevaricare sull’altro.  Da “Il Dio sconfinato” di Elizabeth E. Green

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Letture

da un’intervista a Abdelkader Benali

Quello che è successo a Pargi non ha niente a che fare con il senso dell’umorismo o con la satira. E neanche con l’odio per l’occidente. E’ solo rabbia che ha preso una strada sbagliata. I terroristi hanno trovato il loro dio in una società senza dio. I vignettisti di Charlie Hebdo si sono presi gioco di questo Dio, e sono stati uccisi da ragazzi vittime di una potente illusione.

E’ la stessa illusione che provavo io da adolescente,quando pensavo che la mia rabbia sarebbe sparita se avessi attaccato chi mi offendeva. Ma l’unico modo per placare la rabbia è capirne le radici. Per me la libertà di dubitare, di non schierarmi e di cercare di capire le persone con le quali non ero d’accordo è stata liberatoria.

Oggi accetto la mia religione, ma senza i suoi aspetti dogmatici e repressivi.

da un’intervista a Rossana Rossanda

La tanto conclamata fine delle ideologie sembra aver lasciato in piedi soltanto l’assolutismo di alcune minoranze musulmane, come appunto la Jihad e in modo particolare il recente Daesh, cioè lo Stato islamico rappresentato dal cosiddetto Califfato di Al Baghdadi.
Da noi già appare la voglia di condannare i rappers che sembrano ispirarsene: errore dal quale bisognerà guardarsi. Insomma, il fascino dell’islamismo radicale corrisponde alla stupidità con la quale la cultura predominante in Occidente sembra trattare il bisogno di un “senso” non riducibile ai soldi che gli aspetti ideologici della globalizzazione hanno tentato di offuscare dalle parti nostre. Grande problema del nostro tempo che è inutile esorcizzare.

Dal Vangelo di Matteo 20, 25-28

Gesù li chiamò intorno a sé e disse: <Come voi sapete, i capi dei popoli comandano come duri padroni; le persone potenti fanno sentire con la forza il peso della loro autorità. Ma tra voi non deve essere così! Anzi, se uno tra voi vuole essere grande, si faccia servitore degli altri. Se uno vuole essere il primo, si faccia servo degli altri. Perché anche il Figlio dell’Uomo è venuto non per farsi servire, ma per servire e per dare la sua vita come riscatto per la liberazione degli uomini>

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Commento iniziale del gruppo

Sono circa venti giorni che il gruppo, non solo nelle consuete riunioni del giovedì ma anche tra un incontro e l’altro con scambi di testi e documenti per posta elettronica, sta svolgendo un confronto intenso su questo fenomeno nuovo che ha scosso il mondo e va sotto il nome di terrorismo islamico. Anche   per la grande complessità delle questioni in gioco, non siamo giunti ad alcuna conclusione se non a quella che oggi, qui, non si potrebbe parlare d’altro se non a prezzo di smentire la nostra stessa ricerca di fede, che non induce mai ad alienanti fughe dalla realtà, ma al contrario ci porta a   vivere pienamente, con consapevolezza responsabilità e passione, il nostro tempo, con tutte le sue contraddizioni, i suoi non pochi orrori e le sue speranze anche se flebili.

Pur sapendo che la deriva terroristica del fondamentalismo islamico non è l’unica fonte di orrori e di minacce che incombono sui nostri giorni e che la gravità di quanto sta avvenendo sulla frontiera orientale dell’Europa meriterebbe una non meno impegnativa analisi, per introdurre la riflessione odierna   vi proponiamo alcuni   spunti che sono il frutto parziale e provvisorio del nostro confronto di questi giorni.

In primo luogo ci siamo   domandati se dovessimo sentirci   in guerra con qualcuno; insieme a Paola Caridi abbiamo risposto di no, di non volerci eleggere alcun nemico, pur sapendo che più guerre sono in giro per il mondo e che   alcuni dei   belligeranti percepiscono noi,   proprio noi in quanto occidentali e cristiani, come nemici.

Ci i siamo quindi interrogati con Luciana Castellina “sul per¬ché di tanto odio verso il nostro Occi-dente, sulle ragioni che hanno a tal punto inde¬bo¬lito l’egemonia del nostro modello di demo¬cra¬zia nel mondo” e ci siamo domandati se “la pre¬tesa di codi¬fi¬care come uni¬ver¬sale la cul¬tura, l’etica, la visione del mondo, i comportamenti sociali dei vin¬ci¬tori” e quella di ritenere che il nostro sia “il solo modello di moder¬nità pos¬si¬bile, il solo che possa defi¬nirsi civiltà“ non siano insostenibili, tanto da apparire specialmente agli arabi, ma non solo a loro, insopportabili.

Con Roberto Savio abbiamo considerato “che è la storia del Medioriente a determinare la specificità degli Arabi nel conflitto con l’Occidente …e che questo background storico, anche se remoto per i giovani, è tenuto vivo dalla dominazione di Israele sul popolo Palestinesi” che è “per il mondo Arabo una chiara prova dell’intenzione (dell’Occidente) di tenere gli Arabi sottomessi e cercare solo alleanze con governanti corrotti e delegittimati che dovrebbero esser cacciati via.”

Ciò che interpella particolarmente è che il terrorismo si è sviluppato nel nome di un dio e nel contesto di una religione che pure invoca misericordia e pace.

A questo riguardo ci è venuto in soccorso l’articolo su Repubblica di Vito Mancuso, diffuso da Antonio, che pone un quesito inquietante:   “È possibile che le religioni (le quali sono tutte totalizzanti, perché per meno non sarebbero religio) non producano totalitarismi?” e   ricorda che la religione cristiana “è stata totalizzante e totalitaria almeno quanto l’Islam” e che se oggi “non cade nel totalitarismo sociopolitico”   grazie al processo di modernizzazione,   mantiene però “la sua carica totalizzante per la vita individuale”.

A questo punto ci sembra che si   impongano due interrogativi cruciali, il primo lo poniamo noi   e ci riguarda direttamente; il secondo, che ha carattere più generale, lo formula lo stesso Mancuso. Ecco il primo: non è arrivato il momento in cui la carica totalizzante vada destrutturata anche a livello individuale? Ed il secondo: “perché si possa dare libertà e quindi democrazia, occorre necessariamente la destituzione del pensiero totalizzante a favore del relativismo?”

Le nostre ipotesi di risposta sono ambedue affermative e su questi temi ci proponiamo di proseguire la nostra ricerca.

Sin d’ora   siamo però concordi nell’affermare che non c’è alcun profeta, comunque si chiami, come non c’è alcun dio, comunque uomini e donne   lo invochino, in nome dei quali sia lecito uccidere. Come non c’è nessun valore per il quale si possa farlo: né per la democrazia, né per il popolo, né per la nazione, né per la sicurezza, tampoco per il petrolio e per il tenore di vita e neppure per la libertà; forse, in qualche caso, solo per la libertà di un popolo, ma non ne siamo del tutto sicuri, poiché pensiamo che alla forza delle armi vada opposta, almeno se e quando possibile, la forza della ragione e del diritto. Se alla morte si oppone la morte, chi ne esce sconfitta è la Vita.   E la sconfitta della Vita, assai grave per tutti, lo sarebbe in particolare per chi come noi si riunisce intorno ad una mensa per   provare   a scovare   tra le parole umane con cui   sono stati scritti alcuni testi anche la parola di Dio, cioè qualcosa che ci aiuti nell’arte di vivere e che, scalfendone un poco il mistero, dia un senso alla vita ed un significato al nascere e al morire. Intorno a questa mensa noi celebriamo così appunto la Vita, quella che è in ciascuno e ciascuna di noi come in tutti gli esseri viventi e nell’intero creato, ed affermiamo di credere che la Storia non si arresta e che la Vita continua.

Siamo consapevoli che la forsennata deriva di quello che chiamiamo ed ama farsi chiamare radicalismo mussulmano non nasce dal Corano, come il fondamentalismo sionista non nasce dalla Bibbia, come non   si trova nei Vangeli che si dovessero bruciare le “streghe” e gli eretici. Dottrine e teorie che conducono a conclusioni tanto aberranti ammantandosi di religiosità sono in realtà costruzioni   che dietro i fanatismi celano ambizioni e scontri di potenza, nonché intrecci di interessi che hanno a che vedere, gli uni e gli altri, direttamente o indirettamente con le dinamiche subdole e qualche volta palesi degli imperialismi.

Se cominciamo a   svelarlo, cominciamo a lavorare per la pace. Se proviamo a comprendere da quali radici nasce la follia, cominciamo a sanarla.

E’ proprio   questo il senso delle letture che abbiamo scelto e vi abbiamo proposto. Come avete ascoltato e letto in esse circolano   alcuni pensieri importanti: pace, amore, solidarietà, libertà di dubitare senza imposizioni dogmatiche e repressive, bisogno di senso, liberazione. Liberazione portata da un Figlio dell’Uomo che non si presenta come un dominus ma come uno   venuto per servire, che   si pone perciò in relazione con tutti gli altri e tutte le altre. Una relazione, dunque; non un assoluto.