Le accuse del fondamentalismo cristiano di A.Esposito

Alessandro Esposito
www.micromega.net

Il metodo, ormai rodato, è sempre il medesimo: una denuncia rigorosamente anonima, fondata su una polemica sterile e pretestuosa. Il sito internet che la promuove è, anch’esso, sempre il medesimo: l’ormai famigerato www.valdesi.eu, nella cui Redazione siede l’altrettanto noto senatore di Forza Italia Lucio Malan. Oggetto dell’ultimo violento ed ingiustificato attacco verbale è la Facoltà Valdese di Teologia, sita in Roma, di cui l’anonimo polemista al quale, come di consueto, il sito garantisce la copertura, mette sotto accusa la linea teologica liberale e, per ciò stesso, il corpo docente.

Cito le due accuse mosse in questo preciso ordine, a motivo del fatto che l’attacco è di natura squisitamente ideologica: oggetto di cotanto, smisurato livore, è difatti il metodo moderno su cui sono fondati gli attuali studi teologici, il quale contempla la disamina approfondita dei contesti storici, linguistici, sociali, entro cui i distinti testi biblici hanno preso forma e sono stati più volte rivisti sotto il profilo redazionale ed ideologico. La bibbia non è un testo innocente, come non lo è alcun testo letterario: possiede inevitabilmente delle precise intenzionalità, le quali, peraltro, differiscono notevolmente in seno allo stesso canone biblico, il quale presenta linee teologiche e politiche in mutuo (e non di rado aperto) contrasto (1).

Il problema risiede nel fatto che il fondamentalismo letteralista non accetta in alcun modo qualsivoglia riconduzione del testo biblico alle sue matrici umane, letterarie come politiche, mettendo in atto un’idealizzazione in tutto e per tutto premoderna, che impedisce ogni raffronto fondato sul buonsenso e sulla conoscenza che deriva dall’approfondimento storico e filologico e produce solamente l’arroccamento su posizioni intransigenti che si sottraggono alla verifica critica e, più in generale, ad ogni forma di contraddittorio.

I progressi in ambito storico, filologico, esegetico ed archeologico, hanno consentito, nell’arco di più di due secoli, di conferire agli studi biblici una laicità piena e salutare, grazie alla quale è ormai assodato, in ambito scientifico-letterario, che l’analisi del testo prescinde da un approccio di fede come approccio ideologico. Se il lavoro di ricerca è svolto correttamente, è quest’ultimo a dover riorientare le convinzioni del ricercatore, in luogo di sottostare ai presupposti, sempre rivedibili, della sua indagine.

Chi si attesta su posizioni letteraliste, invece, subordina il testo biblico ed i suoi significati ad un impianto dogmatico preconcetto ed inscalfibile, che trova nei passi esaminati e spesso decontestualizzati soltanto la conferma, previamente garantita, dei propri inamovibili convincimenti. Inutile dire che, con posizioni siffatte, ogni raffronto degno del nome è impedito ab origine.

Ciò che più mi ha indignato, però, sono state le parole rivolte al corpo docente della Facoltà Valdese, del quale l’anonimo polemista, con la protezione dei suoi sodali, mette in dubbio il livello accademico. Si tratta, una volta ancora, di accuse infondate, che hanno quale unico, spregevole fondamento l’attacco indiscriminato alla chiesa valdese tutta, rea di attestarsi su posizioni teologiche che intendono dialogare con le istanze della modernità anziché scontrarvisi frontalmente, come il fondamentalismo suggerirebbe scriteriatamente di fare.

L’ottimo corpo docente della facoltà non ha motivo di preoccuparsi e, ancor meno, di risentirsi di fronte ad accuse del tutto prive di fondamento. Però sono persuaso dell’opportunità che il mondo laico venga informato circa l’attacco frontale di cui una chiesa aperta e liberale qual è quella valdese viene quotidianamente fatta oggetto da parte dell’integralismo protestante nostrano.

(1) Cito a titolo esemplificativo, tra la sterminata bibliografia disponibile a tale riguardo, l’originale ed interessantissima opera della studiosa britannica di religioni comparate Karen Armstrong intitolata History of God (disponibile anche in lingua italiana: Storia di Dio, Marsilio, Padova, 1998), in cui l’autrice afferma significativamente: «Ogni religione contempla al proprio interno concezioni diverse della spiritualità tra loro indipendenti» (op. cit., p. 69 dell’edizione italiana).