I militari in lutto per la Pasqua, la laicità in lutto per se stessa di M.Maiurana

Massimo Maiurana
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Il periodo delle festività pasquali è particolarmente delicato dal punto di vista dei rapporti tra le varie istituzioni dello Stato e la Chiesa cattolica. Non che durante il resto dell’anno questi rapporti sembrino sempre, come peraltro prescriverebbe la Costituzione italiana al primo comma dell’articolo 7, come quelli tra due ordini indipendenti e sovrani nei rispettivi ambiti. Nei fatti uno dei due cede sempre nei confronti dell’altro, cosa che sarebbe anche comprensibile e finanche auspicabile qualora a farlo fosse la Chiesa, dato principalmente che lo Stato risulta essere il padrone di casa e il garante dei diritti di tutti e dato anche che la Chiesa cattolica è l’unica organizzazione a godere del privilegio costituzionale di agire indipendentemente da esso, e che diventa invece assurdo perché purtroppo la supremazia viene sempre e solo esercitata al contrario, con buona pace di qualunque discorso sensato si voglia fare sul principio di laicità delle istituzioni.

Questa prevaricazione della Chiesa nei confronti dello Stato, come dicevo, si fa ancora più pressante nei giorni precedenti la Pasqua, che com’è risaputo rappresenta il momento dell’anno più importante per i cattolici. Un momento denso di riti che si pretende di poter celebrare non solo nei luoghi propri del mondo cattolico bensì in tutti i luoghi di aggregazione, ivi compresi quelli pubblici. Anzi, soprattutto quelli pubblici, dov’è possibile rivolgersi a una platea ben più ampia di quella sempre più ridotta che è possibile trovare nelle chiese. E se qualcuno non è d’accordo si grida immediatamente alla censura e si inventano concetti autocontraddittori, del tipo che si tratta di manifestazioni non religiose ma culturali. Tanto alla fine i critici saranno sempre un’esigua minoranza, la maggioranza spalancherà a preti e loro seguito le porte di istituti scolastici, uffici di enti pubblici, corsie d’ospedale, carceri. Se poi proprio non dovesse essere possibile che Maometto vada alla montagna si ripiega sul piano B: tutti in chiesa, alunni e dipendenti con questi ultimi in permesso naturalmente retribuito ma non certo dalla Chiesa.

Nel mucchio vi sono poi manifestazioni di ossequio religioso meno plateali ma non per questo meno significative. È il caso di una tradizione che riguarda le forze armate e che probabilmente è stata notata da pochissime persone, tra cui il circolo Uaar di La Spezia che ne scrisse già lo scorso anno nella sua pagina su Facebook. Si tratta di una disposizione contenuta nell’articolo 62 comma 2 del “Regolamento sul Servizio Territoriale e di Presidio” edito dallo Stato Maggiore della Difesa (pubblicazione G-106) che recita:

Spiegamento delle Bandiere in circostanze di lutto (Omissis)
2 – Durante le ore previste per lo spiegamento, nei giorni precedenti la S. Pasqua (dal mezzogiorno del Giovedì Santo alla mezzanotte del Sabato Santo) le Bandiere di presidio e quelle navali vengono tenute a mezz’asta. Le navi a vela, se in porto, nello stesso periodo di tempo, tengono i pennoni imbroncati.
bandiere
Dunque la Marina Militare italiana osserva una forma di lutto durante le celebrazioni per la morte di Cristo che dura sessanta ore consecutive. No, non la Marina vaticana ma proprio la Marina Militare della Repubblica Italiana, quella nazione che a parole sarebbe laica ma che nei fatti, come in questo caso, è ben lungi da qualunque interpretazione sia pur flessibile del termine. Qualcuno penserà magari che si tratta di un retaggio di chissà quale epoca, un po’ come l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche e la legge sui culti ammessi che risalgono al ventennio fascista. Purtroppo stavolta non c’è nemmeno un simile pretesto che possa fare almeno da attenuante, perché stando a quanto scritto ne L’ordinamento militare, di Poli e Tenore, il regolamento in questione è stato diramato in forma di bozza e a titolo sperimentale nel 1973 ed è rimasto in vigore immutato fino ai giorni nostri.

Come se non bastasse, quest’anno il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha diramato una circolare per invitare tutte le stazioni e i presidi dell’Arma al rispetto della stessa disposizione di cui sopra e quindi a osservare il lutto pasquale tenendo le bandiere a mezz’asta. Anche stavolta la cosa è stata notata da un circolo Uaar, specificamente quello di Grosseto. Pare sia la prima volta che questo accade per quanto riguarda i Carabinieri, e infatti non ci sono notizie che la stessa disposizione sia stata impartita gli anni precedenti.

Se era necessaria una prova del costante dilagare del clericalismo nella pubblica amministrazione, questa di sicuro lo è. Piuttosto che cercare di avvicinare questa nazione alle democrazie occidentali più laiche, liberando le istituzioni dalle manifestazioni religiose e ideologiche di qualunque genere, si va nella direzione opposta al cui orizzonte c’è chiaramente uno Stato teocratico in cui il diritto scaturisce dalla dottrina religiosa e il reato coincide con il peccato. Fortunatamente quell’orizzonte è abbastanza lontano, tuttavia già adesso la continua marcatura delle istituzioni con simboli e pratiche “che non fanno male a nessuno” (giustificazione tipica e discutibile) è emblematica di un orientamento che mira a consolidare i privilegi acquisti dal culto dominante, soprattutto quelli economici, e nel caso a concederne di nuovi invece che focalizzarsi sui diritti individuali delle persone. Praticamente una versione di comunitarismo ridotta a due sole parti: la privilegiata comunità cattolica e la non comunità di tutti quelli che non le appartengono. Non c’è nemmeno partita.

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Pax Christi – Comunicato stampa
Silenzio complice e azione responsabile. In piedi davanti al Risorto!

In questo periodo pasquale rigato di sangue e avvolto da una spirale di orrori (tra essi, la strage di cristiani a Garissa in Kenya, le violenze contro il campo palestinese di Yarmouk in Siria, la scoperta di fosse comuni a Tikrit in Iraq, gli scontri nello Yemen e altrove), stiamo vivendo una situazione che, secondo l’ONU, “va oltre il disumano”.

Sembra si stiano scatenando le potenze dell’iniquità. I nostri mezzi di comunicazione ne parlano solo per qualche giorno, forse perché dove non sono coinvolti occidentali o europei la notizia non è importante. Preghiamo con papa Francesco il Cristo crocifisso in cui “vediamo i nostri consueti tradimenti e le quotidiane infedeltà”, in particolare la tragedia di tanti credenti perseguitati per la loro fede “con il nostro silenzio complice”.

E’ complice perché, a causa di interessi economici e di ossessioni geopolitiche, mettiamo da parte il primato di una politica di pace e: continuiamo a vendere armi anche in luoghi di guerra, contribuiamo al proliferare di bande armate amiche di Stati o aziende direttamente o indirettamente complici dei terroristi, Arabia Saudita?, Qatar? impediamo all’ONU di prendere in mano situazioni necessarie di impegni lungimiranti e responsabili.

L’intervento auspicato dal papa in questi giorni non riguarda inaffidabili e inefficaci operazioni militari, generatrici di ulteriori violenze, ma il primato della politica e del diritto, della giustizia e della riconciliazione, della cooperazione e della carità. A fine marzo, il martirio dei cristiani e di credenti di varie comunità è approdato finalmente al Consiglio di sicurezza dell’ONU, che ha ascoltato le terribili testimonianze di esponenti di minoranze religiose perseguitate (tra i quali il patriarca caldeo di Baghdad, Louis Sako).

Tra gli interventi auspicati:

– la creazione di “spazi di vita” protetti dalle violenze,
– il sostegno umanitario al popolo dei rifugiati-sfollati,
– il ripristino di stati di diritto,
– l’avvio di azioni legali presso la Corte penale internazionale al fine di punire i crimini contro l’umanità,
– l’attivazione di norme contrarie a ogni forma di complicità finanziaria, armata e intellettuale con i gruppi terroristi,
– il sostegno a programmi educativi orientati al rispetto dei diritti, all’esercizio dei doveri e alla riconciliazione nella verità e nella giustizia.

Pasqua vuol dire scoperchiare la tomba dell’ingiustizia e dell’odio, far rotolare il macigno dell’indifferenza e delle complicità, lasciare che la luce del Risorto inondi la faccia della terra. I credenti nella pace si alzano in piedi davanti al Risorto! Risuonano attuali ancora oggi le parole don Tonino: “Se non abbiamo la forza di dire che le armi non solo non si devono vendere ma neppure costruire, … rimarremo lucignoli fumiganti invece che essere ceri pasquali.” (d.Tonino Bello, 30 aprile 1989, Arena di Verona).

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Pax Christi Italia

Silenzio complice e azione responsabile. In piedi davanti al Risorto!


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