Uomini e donne in lotta per la giustizia, l’amore e la pace cercasi di G.Sarubbi

Giovanni Sarubbi
www.ildialogo.org

L’Enciclica di Papa Francesco sull’ambiente è stata dunque pubblicata. La prima tiratura è stata già tutta venduta nel giro di poche ore. Pur essendo Bergoglio giunto ultimo sul tema ambientale, il testo da lui proposto è stato giudicato immediatamente come una vera e propria rivoluzione, come se nulla del genere fosse mai stato scritto. In parte è così. Ma va ricordato che anche in ambito cattolico testi importanti sono stati scritti fin dai primi anni ’70 del secolo scorso. Penso al testo “La terra è di dio”, dell’allora abate di San Paolo Fuori le mura Giovanni Franzoni che è uno degli ultimi testimoni viventi del Concilio Vaticano II. Leonardo Boff, teologo della liberazione che sui temi ambientali ha scritto cose importantissime, ha definito l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco come “La Magna Carta della ecologia integrale: grido della terra-grido dei poveri”, dicendo di ritrovarsi completamente in quelle pagine. Questo testo del magistero cattolico, scrive l’Editrice Missionaria Italiana (EMI), da sempre impegnata sui temi oggetto dell’enciclica, riabilita proprio Leonardo Boff che, da teologo della liberazione, era stato pesantemente censurato dalla gerarchia cattolica ai tempi di Ratzinger e papa Woityla. I protestanti italiani, con una dichiarazione della pastora valdese Letizia Tomassone, ritengono che il testo della “Laudato si’” sia “un’enciclica che avrà un forte peso sulla cultura del nostro tempo” auspicando “un nuovo e forte impegno nel dialogo ecumenico”.

Credo sia importante, in questa prima fase, sottolineare il fatto che il testo della “Laudato Si’” è frutto del coinvolgimento, nella sua stesura, di moltissime persone non solo cattoliche, fra cui lo stesso Leonardo Boff a cui papa Francesco ha chiesto l’invio dei suoi testi. In più il Papa ha fatto riferimento non solo ai pronunciamenti dei suoi predecessori, fra cui Ratzinger e Woityla i più feroci oppositori della teologia della liberazione, ma anche alla teologia ortodossa, a quella protestante, a quella musulmana. C’è un movimento di persone che si è mosso e continuerà a muoversi sui temi di una enciclica aperta e soprattutto rivolta a tutti. A dimostrazione di questa apertura, un patriarca ortodosso, il Metropolita di Pergamo John Zizioulas, in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico e della Chiesa Ortodossa, era presente ed è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione dell’enciclica.

Ma qual è il cuore dell’enciclica “Laudato si’”?

Sinteticamente l’enciclica di papa Bergoglio può essere definita come un appello a «lottare per la giustizia, l’amore e la pace». Lo dice esplicitamente papa Francesco fin dalle prime battute del suo testo quando ringrazia “quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo” (n. 13). Lo dice ancora più nettamente nella prima delle due preghiere, che chiudono l’enciclica, che si conclude con l’invocazione: «Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l’amore e la pace». In questa prima preghiera, dal titolo “Preghiera per la nostra terra”, che, scrive il Papa, può essere condivisa da tutti quelli che credono “in un Dio creatore onnipotente”, una vera e propria preghiera interreligiosa, si sente battere il cuore dell’uomo Bergoglio che soffre di fronte alla devastazione della Madre Terra e dei suoi figli più deboli, i poveri, che della devastazione ecologica sono le prime vittime.

Ma la prima enciclica di Papa Francesco è anche fortemente radicata nella dogmatica cattolica. Lo testimonia sia lo spazio dedicato alla dottrina della Trinità nella sua “relazione con le creature” [1], sia la seconda preghiera che chiude l’enciclica. Questa seconda preghiera, dal titolo “Preghiera cristiana per il creato”, per i soli cristiani, è un condensato della dogmatica cattolica che inneggia alla trinità e che non fa alcun riferimento alla “lotta per la giustizia, l’amore la pace”.

Da un lato vi è quindi l’uso della parola “lotta”, con accezione positiva, come novità assoluta in una enciclica papale, dall’altro la più rigida fedeltà alla dogmatica cattolica.

Ovviamente l’invito che faccio a tutti è di leggere l’enciclica integralmente, dall’inizio alla fine, per comprendere lo spirito che la anima e per capire che cosa ognuno può e deve fare rispetto al tema ambientale, che non riguarda solo l’inquinamento dell’aria dei mari, del suolo, ma l’intera società umana nel suo complesso. Perché una cosa è certa, il tema della distruzione della Madre Terra non lo ha inventato Papa Francesco ma è anzi un tema drammatico che riguarda tutti e a cui tutti dobbiamo dare una risposta. E questa volta il Papa è dalla parte giusta, dalla parte dei deboli e contro i potenti che tutto stanno distruggendo per soddisfare la propria ingordigia.

Ma oltre alle reazioni positive, vanno registrate quelle negative.

Questa enciclica non piace alle gradi banche, alle multinazionali del petrolio, alle industrie delle armi, ai grandi inquinatori che hanno depredato le risorse dei paesi poveri, a chi vuole privatizzare le acque, alle grandi potenze nucleari, in particolare agli USA, dove più violente e scomposte sono stati gli attacchi all’enciclica.

Ma questa enciclica non piace neppure a quella parte della chiesa cattolica che salta sempre più spesso al disonore delle cronache con gli scandali finanziari che coinvolgono il clero ai vari livelli, dal semplice prete, ai vescovi, ai cardinali, ad ordini religiosi importanti, come quello francescano che recentemente ha dovuto dichiarare bancarotta. Non piace a quella parte di chiesa collusa con la mafia e che utilizza la credulità popolare per gestire fiumi di denaro con le varie devozioni mariane o per questo o quel santo. E che il vero cancro della chiesa cattolica sia proprio la questione finanziaria e l’amore del clero per i soldi ed il potere è testimoniato dai ripetuti attacchi al clero nel suo complesso di papa Francesco proprio su tali temi, su quello della povertà, ampiamente presente in tutta l’enciclica, su quello della rapina dei fedeli fatta dal clero. Ma è lo stesso Francesco che proprio oggi andrà a rendere omaggio a Torino ad un lenzuolo, datato al 1300, spacciato come sudario del corpo morto di Gesù, o che a Napoli ha partecipato al mezzo “miracolo” della liquefazione del sangue di San Gennaro.

Il problema ora è capire che cosa farà, dopo questa enciclica, la chiesa nel suo complesso. Quale delle due preghiere finali prevarranno, la prima, quella che impegna il cuore di ognuno a lottare per la giustizia, l’amore la pace, o la seconda , che rimette tutto nelle mani della Trinità? E che cosa faranno le forze politiche e sociali che vogliono opporsi alla distruzione della madre terra che il sistema neoliberista sta realizzando impunemente sotto i nostri occhi?

Papa Francesco offre una sua visione del mondo basata sulla fede cristiana anche se ampiamente corretta rispetto alla pratica costante degli ultimi due secoli di storia, da quando cioè è iniziata la rivoluzione industriale. Ricordiamo la Rerum Novarum di Leone XIII che non vede le allora nascenti multinazionali e si lancia in difesa della proprietà privata, elevata a diritto naturale, che deve essere assicurata per legge. La parte laica della società ha nulla da dire a proposito? La “lotta per la giustizia” è ancora nel DNA di quella che una volta si chiamava “sinistra” e che era tale perché era schierata inequivocabilmente dalla parte delle classi povere e oppresse? Che questo significava sinistra e ancora di più lo era la parola “comunismo”, lo testimonia lo stesso Papa Francesco quando dice continuamente che il suo impegno per i poveri non è “comunismo” ma il cuore del vangelo.

Il clero cattolico nella sua grande maggioranza è formato e organizzato per dire messe, tridui, rosari, novene, processioni di santi e madonne, per dire omelie che non dicono nulla, che spesso non sono neppure consolatorie. Almeno in Italia ed in Europa, sono pochi i vescovi che riuscirebbero a capeggiare una iniziativa popolare contro, ad esempio, l’inquinamento del territorio. Lo dimostra la vicenda di Taranto o quella della Terra dei Fuochi in Campania dove tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla e chi si è impegnato è finito ucciso o isolato. E quando ci sono i martiri significa che la grande maggioranza della popolazione, ed in primo luogo i loro capi, hanno tradito.

Questa enciclica dà ora la possibilità di chiamare preti e vescovi alle loro responsabilità verso il creato, la Madre Terra, l’ingordigia di quanti detengono il potere economico e politico. Sapremo tutti insieme trovare una strada che ci faccia uscire dalla situazione tremenda in cui pochi ingordi hanno messo tutta l’umanità?

Uomini e donne in lotta per la giustizia, l’amore e la pace cercasi

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[1] Credo non esista documento magisteriale cattolico che non contenga un qualche riferimento alla Trinità. La dottrina della Trinità è una cosa che nessuno comprende, sia a livello di semplice fedele sia anche di buona parte del clero, ed è forse proprio per questo che la Trinità viene sempre citata, come una sorta di marchio di garanzia sulla cattolicità del documento.