Piena uguaglianza delle donne nella Chiesa. 12 preti irlandesi prendono parola

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www.adistanews.it, 9 Nov. 2015

Il 5 ottobre scorso, p. Tony Flannery, redentorista irlandese tra i fondatori dell’Association of Catholic Priests (l’organismo che riunisce più di mille preti irlandesi, tutti favorevoli ad un profondo e radicale rinnovamento nella Chiesa), aveva lanciato un accorato appello ad aprire una discussione sulla piena uguaglianza delle donne nella Chiesa e sul sacerdozio femminile. A distanza di un mese, Flannery, già punito dal Vaticano per le sue affermazioni in materia di ordinazione femminile e morale sessuale, torna sulla questione e insieme a lui prendono posizione altri 11 preti irlandesi che hanno voluto rompere il silenzio per non «rendersi complici della sistematica oppressione delle donne nella Chiesa cattolica». Di seguito il testo della lettera aperta pubblicato il 1° novembre sul blog di p. Tony Flannery, in una nostra traduzione dall’inglese.


Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3,28).

Nella Chiesa cattolica, le donne, pur essendo uguali agli uomini in virtù del battesimo, sono escluse da ogni ruolo decisionale e dal ministero ordinato. Nel 1994 Giovanni Paolo II ha dichiarato che l’esclusione della donna dal sacerdozio non poteva neppure essere oggetto di discussione. Papa Benedetto XVI ha riaffermato, finanche rafforzato, questo insegnamento insistendo sul suo carattere definitivo e sul fatto che ogni cattolico deve rispettarlo. Papa Francesco ha detto che Giovanni Paolo II ha a lungo riflettuto su tale questione, concludendo che le donne non avrebbero mai potuto avere accesso al sacerdozio e che quindi nessuna ulteriore discussione sulla loro ordinazione è possibile. In realtà, Giovanni Paolo II non ha incoraggiato né facilitato il dibattito sull’ordinazione sacerdotale delle donne o sul loro diaconato prima di prendere la sua decisione. Inoltre, fino a tempi recenti, non c’è stata nessuna discussione sul complesso di fattori culturali che ha escluso le donne dai ruoli di leadership in molte società.

Noi firmatari pensiamo che questa situazione sia nociva, che allontani dalla Chiesa donne e uomini scandalizzati dalla chiusura dei vertici ecclesiastici rispetto alla possibilità di aprire un dibattito sul ruolo delle donne nella nostra Chiesa. Alienazione che è destinata a crescere.

Siamo consapevoli che ci sono molte donne profondamente ferite e addolorate a causa di questo insegnamento. Crediamo anche che l’esempio della Chiesa in materia di discriminazioni verso le donne incoraggi e rinforzi gli abusi e le violenze contro le donne in molte culture e società. È inoltre necessario ricordare che sono perlopiù le donne a partecipare alla messa della domenica e ad essere più attive nella vita delle chiese locali, rispecchiando la fedeltà delle donne che hanno seguito Gesù fino alla fine, fino alla morte sul Calvario. Il comandamento di Gesù: “Andate e predicate” era indirizzato a tutti i suoi seguaci e non accettando la piena uguaglianza delle donne, la Chiesa non sta adempiendo a questo impegno.

Il rigoroso divieto di discutere della questione non è riuscito a silenziare la maggioranza dei fedeli cattolici. Sondaggio dopo sondaggio emerge che molte persone sono favorevoli alla piena uguaglianza delle donne nella Chiesa. Ma è riuscito a zittire sacerdoti e vescovi, perché le sanzioni inflitte a coloro che osano sollevare la questione sono rapide e severe.

Noi non possiamo più restare in silenzio perché farlo significa rendersi complici della sistematica oppressione delle donne nella Chiesa cattolica. Così, nello spirito di costante incoraggiamento al dialogo di papa Francesco, chiediamo una discussione aperta e libera circa la piena uguaglianza delle donne in ogni aspetto della vita della Chiesa, inclusa ogni forma di ministero. Se ciò dovesse concretizzarsi, la credibilità della Chiesa ne uscirebbe rafforzata, soprattutto quando parla di questioni che riguardano le donne.