Vaticano: scandali a orologeria? di C. Albini

Christian Albini

http://sperarepertutti.typepad.com, 4 novembre 2015

Le vicende vaticane di scandali e corvi non mi appassionano. Però, ritengo che sia comunque necessario prestarvi attenzione e comprenderle con intelligenza, soprattutto da parte di chi ha a cuore il Vangelo e una chiesa che sappia ascoltarlo e viverlo con autenticità.

Che in una grande e antica istituzione come il Vaticano ci siano ambiguità, connivenze con interessi politici ed economici, comportamenti illeciti è fisiologico. Questo non vuol dire accettarlo, naturalmente, ma essere consapevoli che può avvenire. Il fatto è che negli anni dell’infermità di Giovanni Paolo II, nel contesto della degenerazione italiana che ha in Roma l’occhio del ciclone, tutto ciò ha probabilmente assunto livelli abnormi con le varie lobby, le cordate di potere, gli intrallazzi più o meno nascosti.

Benedetto XVI è più uomo di pensiero che di governo. Probabilmente, pensava di potersi concentrare sulle grandi questioni di fondo e affidare a persone di sua fiducia gli aspetti esecutivi. E probabilmente un certo mondo pensava, sbagliando, di trovare in lui una legittimazione culturale e teologica più forte nella direzione di una chiesa cattolica presentata come rigida guardiana di valori atemporali e alleata di un sistema politico-culturale che formalmente sposa quei valori e ne fa il paravento del proprio potere e dei propri interessi. Insomma, va bene fare grandi discorsi sulla questione antropologica e presentarsi come difensori della chiesa, purché si lascino stare certi equilibri. Ratzinger, però, è sicuramente persona dall’impronta conservatrice, ma molto più intelligente di certi suoi presunti “seguaci” che ne hanno banalizzato e deformato il pensiero in modo grossolano – divulgandone una versione rozza e vicina alle posizioni tradizionaliste più oscurantiste – e soprattutto più onesto di molti di loro.

E’ successo perciò che Benedetto XVI abbia deluso coloro che volevano farne il proprio paladino intellettuale e soprattutto si sia reso conto del marcio nella chiesa cattolica, ma anche dell’insufficienza delle proprie forze anche a fronte di un immane compito pastorale. E’ il momento in cui è iniziata la stagione degli scandali, effetto di un calderone ribollente il cui coperchio ormai saltava, ma anche di un disegno preciso, secondo me: suscitare tensione e confusione per poter condizionare il papa. Le dimissioni sono state il gesto dirompente che ha sparigliato le carte.

Si è reso ormai evidente che nella chiesa cattolica ci sono gravi malcostumi da sanare avviando una vera e propria opera di riforma. E su questa strada si è messo con decisione papa Francesco, cercando di sottrarsi al “filtro” di certi ambienti curiali con la scelta di Santa Marta. Il suo approccio non è stato quello di fare tutto da solo e subito – la chiesa cattolica è un grande corpo su cui non è facile intervenire -, ma di avviare dei processi che coinvolgessero la chiesa a più livelli in una prospettiva di riforma in cui il livello “amministrativo”, per così dire, si intreccia con quello pastorale e teologico che sono rivolti al mondo, prima che al Vaticano in sé. Il fatto poi di prospettare una chiesa “povera per i poveri” significa inquietare e contestare i poteri che cercano sponda in ambienti ecclesiali.

Mi preme sottolineare che quella di Francesco non può essere l’impresa di un uomo solo al comando: la chiesa si cambia insieme tra battezzati, parrocchie, diocesi, preti e vescovi. C’è bisogno di un vero e proprio “movimento di riforma”, per non ridursi a una fiammata a cui seguono gelate e ritorni al passato. E’ un compito vasto, dove non è facile capire di chi potersi fidare. E non a caso, contro Francesco, è nata un’opposizione particolarmente forte dentro la chiesa: mai si era assistito a un tale impegno nel cercare di delegittimare un papa proprio da parte di cattolici. Si è visto di tutto, in particolare nelle settimane del Sinodo sulla famiglia. Secondo me, queste ultime “fughe di notizie” rappresentano una coda ulteriore con lo scopo di far apparire Francesco debole, incapace di realizzare il rinnovamento che ha fatto sperare.

Eppure, lui sembra essere tutt’altro che a fine corsa e rassegnato. C’è un’opera che prosegue e nella quale, ripeto, è importante non lasciarlo solo. I segnali di un nuovo stile anche nella nomina dei vescovi (fondamentale anello di collegamento tra Francesco e l’ordinarietà delle diocesi) sono un indizio importante in tal senso. E’ ragionevole pensare che abbiano creato non pochi malumori e spinto a intensificare certi attacchi. Per questo mi viene da parlare di “scandali a orologeria”. La sensazione, spero di non sbagliarmi, resta quella di un Francesco che non è sulla difensiva, ma provoca reazioni proprio perché ha iniziato a incidere. Mentre in passato la chiesa cattolica era il regno del non detto, ora di queste dinamiche si parla apertamente anche sui mezzi di comunicazione ecclesiali, cosa un tempo impensabile.