La magia della porta aperta di Beppe Manni

(Beppe Manni
Cdb Villaggio Artigiano – Modena)

Nelle case della nostra infanzia, le porte erano sempre aperte; entravi anche senza bussare per chiedere il sale o il lievito, ma anche solo per salutare. Le finestre erano gli occhi e le orecchie aperte all’esterno per ascoltare, per chiamare e salutare.

Poi le porte, le finestre e i cortili sono stati chiusi con cancellate, inferriate e serrature blindate, con allarmi e telecamere. Chi va a trovare un amico deve telefonare e sottoporsi all’occhio indagatore del video citofono. Se non sei conosciuto nessuno ti apre. Non si parla poi di ospitare sconosciuti che hanno bisogno. Questi comportamenti sono motivati: paura dei ladri, dei venditori indesiderati, degli stranieri.

Il risultato però è che ci siamo trincerati in casa prigionieri di noi stessi. Abbiamo privato noi, i nostri anziani e i nostri bambini della libertà e specialmente della bella e feconda possibilità di incontrare persone amiche e di fare nuovi incontri.

Sembra di essere regrediti ad un secondo medioevo quando le città non solo erano circondate da mura e fossati, ma le case dei nobili e dei mercanti erano torri fortificate con porte chiodate. Ma in quel tempo i poveri avevano le porte senza chiave e sempre aperte.

La porta nasce per aprirsi e accogliere, ma anche per chiudere un luogo e renderlo sicuro e intimo. E’ un equilibrio oggi difficile da mantenere in un mondo di paure, diffidenze.

Anche le porte delle chiese una volta sempre aperte per una visita e una preghiera, oggi sono spesso chiuse. In questi giorni si parla di porte sante che si stanno aprendo in tutte le cattedrali.

Domenica 13 dicembre la gente si è accalcata per passare attraverso la Porta dei Principi in Pazza Grande di Modena. C’erano anche tutti i rappresentanti della politica e dell’economia.
Cosa cercavano? Il perdono, un’indulgenza, una benedizione? Volevano cambiare vita o partecipare ad una ritualità consolatoria?

Poi ognuno è tornato a casa-fortino ‘protetto’ da una porta blindata incapace di sentire anche le nocche del vicino di casa che bussa.

Proviamo una volta, almeno per l’anno santo, la gioia di aprire la “nostra porta” ed invitare a pranzo qualcuno non previsto nella vostra ristretta cerchia di intimi. Diventerà una porta santa.
Nella sala civica del Villaggio Giardino, domenica pomeriggio a Modena, due ore prima che si aprisse la porta santa, un gruppo di volontari ha cantato canti natalizi: tutti potevano entrare anziani, persone sole, qualche disabile. Sono stati accolti, hanno ascoltato, cantato, e dopo hanno condiviso panettoni e vino bianco.

Le cancellate con le punte come lance, magari con un cane urlante e le telecamere danno un messaggio chiaro: state lontani.
La porta socchiusa sul margine di una strada o di un cortile, la chiave lasciata inserita nella serratura di un pianerottolo, è un messaggio di speranza, è una mano tesa. Esprimono l’animo del padrone e della padrona di casa che desiderano incontrasi con la gente, dialogare con chi passa e ospitare un amico anche senza farsi annunciare.

La capanna del Presepe non ha porte o cancelli. Tutti potevano vedere e andare a salutare.

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La grande perdonanza

Beppe Manni
Cdb Villaggio Artigiano – Modena

Ogni 50 anni il gran sacerdote a Gerusalemme inaugurava il Giubileo (Jobel, era il capro il cui corno c annunciava l’inizio dell’anno giubilare). In quell’anno si ripartiva da zero: a chi aveva debiti venivano cancellati, a chi aveva perso la terra gli veniva ridata, gli schiavi venivano liberati. Era un’ autentica rivoluzione sociale in favore dei poveri, impoveriti, sfruttati e imprigionati.

Nella chiesa il Giubileo fu inventato da Bonifacio VIII, come grande ‘perdonanza’. A tutti venivano perdonati i peccati e data l’indulgenza plenaria: occorreva andare a Roma, visitare le basiliche, fare offerte.

Ultimamente gli anni santi si sono moltiplicati. Woityla ne ha inaugurati due. L’ultimo nel 2000, con assemblee liturgiche oceaniche. Francesco il suo Giubileo lo ha chiamato della Misericordia, da misereor corde: ‘ho compassione dal profondo del cuore’. Un cuore aperto a tutti e desideroso di accogliere, perdonare, aiutare, riconciliare.

Ma il Giubileo prenderà corpo e non sarà solo un’operazione spirituale, psicologica ed economica, se questo grande rito verrà riempito dell’antico significato ebraico.

E’ un messaggio non solo per i cattolici ma una proposta salvifica rivolta a tutti. Alle banche: cancellate o riducete gli interessi-strozzinaggio che soffocano l’imprenditoria e uccidono i cittadini in difficoltà. Agli enti pubblici: pagate subito il dovuto a chi ha lavorato. Ai padroni di appartamenti: almeno quest’ano non fate pagare l’affitto ai vostri affittuari in difficoltà. Sia proclamata un’amnistia generale dei carcerati secondo le possibilità previste dalla legge. Siano cancellati i debiti dei paesi del cosiddetto terzo mondo (sono in verità nostri creditori), che stanno strozzando le economie più povere. Israele, ove è nato il giubileo restituisca le loro terre ai palestinesi.

Tutti noi oggi abbiamo il cuore strappato dalla rabbia della nostra impotenza e dell’incapacità dei politici a risolvere i problemi; dal desiderio di vendetta verso chi imbroglia e uccide. Ma siamo anche mossi a compassione nei confronti di bambini e donne che muoiono nel mare, dai massacri di guerre che continuano ad insanguinare la terra. Siamo tentati di rispondere chiudendoci in casa, comprando un’arma, mandando gli aerei e bombardando. Abbiamo bisogno di parole nuove e di segni di speranza. Di cambiare le logiche del potere.

Questo Papa ha un grande carisma. E’ l’unica voce autorevole ascoltata da tutti. Il suo messaggio della misericordia può ridare fiducia attraverso atti concreti che ciascuno di noi può cominciare a fare. Che tutti possano “giubilare” essere veramente felici, non solo per una perdonanza che nessuno controlla , ma per fatti, gesti e azioni inaspettate.