Un papa neotemporalista di L.Menapace

Lidia Menapace
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Vorrei intervenire su papa Francesco e sulla sua straordinaria popolarità e consenso da parte di laici agnostici e non credenti. Meno mi stupisce l’ostile indifferenza nei suoi confronti da parte della curia romana, in seguito.

Dunque: papa Francesco è un secondo o terzo tentativo di eleggere un papa non italiano, dopo l’insuccesso di Ratzinger e il successo caotico di Wojtyla. Raccomando di abituarsi a giudicare gli atti attinenti alla trasmissione del potere nella Chiesa come si fa per qualsiasi potere politico, cioè tenendo conto delle successioni, correnti, gruppi di potere ecc. La prima forma della laicità è di giudicare secondo criteri razionali per quanto si può, e quindi di essere informati/e sulla storia dell’istituzione in causa ecc. ecc.

Dirò qui per la prima e ultima volta quel che vado sostenendo da tempo e cioè che la non conoscenza del fenomeno religioso non si chiama laicità, si chiama ignoranza. Ed è causa di grossi e pericolosi equivoci sui quali la istituzione ecclesiastica gioca come qualsiasi altro potere politico, anzi spesso meglio, data la lunghissima storia che ha sulle spalle. Chiama nel suo forte linguaggio simbolico ciò “ispirazione dello Spirito santo” che appunto copre tutte le manovre dell’elezione del papa, ma non lo mette al sicuro dalle congiure di palazzo, tant’é vero che Francesco non vive nei Sacri palazzi, ma in una modesta ma sicura residenza, circondato sorvegliato difeso dai suoi confratelli di congregazione, cioè i Gesuiti, una delle più potenti colte abili famiglie religiose nel cattolicesimo. Ancora ai nostri tempi l’ “errore” dello Spirito santo a proposito di un papa fu seguito dalla sua oscura morte.

Tutto ciò brevemente premesso (e mi scuso per il tono asseverativo, non molto scientifico, ma avendo tempo spazio voglia e capacità, potrei documentare adeguatamente ciò che ho fin qui affermato), vengo a Francesco. Scelta elettorale fortunatissima, anche senza primarie, da parte di un collegio elettorale qual é il collegio di tutti i cardinali in carica (nemmeno una donna, naturalmente, nella più rigorosamente maschilista delle istituzioni) dopo il conclave, cioè le sedute per le discussioni elettorali, che sono coperte dal segreto, tanto che alla fine delle votazioni, scritto e controfirmato l’esito, tutte le schede vengono bruciate e il fumo bianco che esce indica che “Habemus papam”. Sono possibili errori truffe ecc.? data la segretezza certo, ma la Chiesa richiama alle sue tradizioni che non sono garantiste, ma molto formali.

Bergoglio eletto papa sceglie il nome di Francesco e incomincia la sua straordinaria apparizione davanti a piazza san Pietro dallo storico balcone, dando inattesa prova delle sue doti mediatiche. Infatti non fa gesti liturgici avvolto in vesti solenni e parlando latino, dice “buonasera”, un colpo di genio. Può darsi che i prelati più politicizzati capiscano già che non sarà per loro una facile pedina da manovrare, ma non facciamo illazioni.

Tutto ciò che viene in seguito si legge benissimo, mettendosi alla luce di quanto fino a qui affermato. Servirebbe scatenare un attacco di forte e scandalizzato anticlericalismo? assolutamente no, l’anticlericalismo non fa né caldo né freddo alla Chiesa, le migliori battute anticlericali le inventano i Gesuiti, e del resto chi ha fede non si convince in seguito ad argomenti “laicisti” come subito non infondatamente sono definiti.

Dico en passant che Marx ricordava che la religione è sì una droga, cioè una alienazione, detta “oppio dei popoli”, ma anche “sospiro della creatura oppressa” e che quindi chi volesse estirparla deve sapere che è la più tenace e forte delle alienazioni e non si può sperare di superarla se non dando risposte ai sospiri delle creature oppresse, cioè lottando contro le ingiustizie.

Mi sono messa a seguire con attenzione e curiosità benevola i primi passi di Francesco, sempre magistrali nella quotidianità, nel rapporto con la folla, nei gesti forti contro la scandalosa ricchezza della Chiesa. Qui iniziano i primi trabocchetti da parte della Curia, come si capisce subito nella faccenda dello Ior. Non mi formalizzo, è un’ ovvietà. Non so che carte ha in mano e chi gioca contro. E’ una partita che non so leggere, del resto non sono mai stata né brava né interessata al gioco a carte.

Più mi interessano i primi passi “ecumenici”, cioè internazionalisti. Francesco va alle Nazioni Unite. Bene, ci andò già Paolo VI facendovi il suo magistrale annuncio “Si vis pacem, para pacem” e distruggendo il famoso motto latino accettato dalla Chiesa come antidoto preventivo alla guerra: si vis pacem, para bellum.

Ma Bergoglio non parla davanti alla Commissione etica (non ricordo più come si chiama dove sono accreditate tutte le confessioni religiose) bensì davanti all’assemblea, cioè nella più schiettamente politica delle sedi N.U. E qui incominciano i miei sospetti: lì parlano i capi di stato e certo Francesco lo è, ma se si sceglie questa veste si riapre una strada che Paolo VI aveva sbarrato.
Infatti Francesco parla da capo di stato, indiscusso e dotato di potere assoluto: non vi é dubbio che lo stato della Città del Vaticano sia uno stato assoluto. E da capo di stato continua a Washington addirittura intervenendo nella già avviata campagna per le presidenziali , di fatto mettendosi nella schiera dei repubblicani, appoggia i violentissimi medici antiabortisti USA. Da qui in poi leggo tutto il pontificato come la storia di un sovrano assoluto che fa credere senza certo volerlo, di poter fare “il socialismo per decreto” gli avrebbe obiettato fermamente Rosa. Invece ottiene applausi entusiastici da parte delle persone di buona fede e debole speranza, che il papa possa e voglia guidare il cammino verso il socialismo: un bel guaio mi sembra, ma pazienza se può servire e scientemente ci se ne serve per riprendere i discorsi che la sinistra usava fin che c’era: usare l’autorità del papa per rilanciare il discorso, va bene purché si sappia a che cosa e fino a dove ci si può spingere con questa pericolosa delega.