I privilegi e il fronte comune delle religioni di I.Montini

Ileana Montini
www.italialaica.it

Quando interviene una vescovo che è anche un cardinale di Santa Romana Chiesa, occorre farci i conti. Il cardinale in questione è Scola, di origine ciellina come tutti sanno. Argomento: la società plurale, ovvero il multiculturalismo, ovvero le feste religiose.

Ebbene, il cardinale arcivescovo di Milano ha dichiarato che è molto critico verso la laicità alla francese che proibisce la manifestazione, in luogo pubblico, dei simboli religiosi. Perché occorre che “ciascuno si dica, si narri e si lasci narrare”. Pertanto “non si deve rinunciare ai propri simboli ma includere anche quelli degli altri, per cui non dobbiamo togliere il presepe dalle scuole, ma se aumentano i bambini musulmani, bisogna prendere le loro feste e inserirle nella dimensione pubblica: spiegare, non vietare”. Matteo Salvini, segretario nazionale della lega Nord, non ha perso tempo a urlare che no, altre feste religiose non cattoliche non passeranno. Cerchiamo di capire il ragionamento del cardinale.

Primo. L’ora di religione cattolica nelle scuole non si tocca. Cioè non se ne parla di cambiarla, per esempio, in storia delle religioni. Secondo. Al massimo, appunto, si può, in presenza di bambini musulmani, raccontare e spiegare il Ramadan, il compleanno del Profeta ecc. Ovviamente Salvini, che difende la religione Cattolica come aspetto identitario nazionale, non per motivi di fede, non ci sta in quanto suona come apertura nei riguardi degli immigrati.

Il cardinale ha anche auspicato la costruzione di una grande moschea a Milano, precisando che però non dovrebbe sorgere troppo vicino a chiese come il Duomo o sant’Ambrogio simboli forti del cattolicesimo.

Che le religioni diverse dalla cattolica abbiamo il diritto di manifestarsi come sancito dall’art.3 della Costituzione, è fuori di ogni dubbio. Però la Chiesa Cattolica, non più religione di stato, intende mantenere dei privilegi, come si evince dal fatto che l’aumento vertiginoso delle richieste di esenzione dalla materia religione cattolica, incontra il rifiuto categorico di accorpare le classi là dove gli alunni sono davvero pochini.

Infatti gli islamici hanno subito applaudito l’uscita dell’arcivescovo. Il portavoce del Caid, Davide Piccardo ha affermato:” Non solo sono d’accordo e ringrazio Sua eminenza, ma mi spingo anche a proporre che le scuole restino chiuse in occasione di feste importanti come la fine del Ramadan o la Festa del sacrificio. Esattamente come per il Natale cristiano, così i bambini potranno celebrare la festa della comunità”.

Ma in certe province soprattutto delle regioni del Nord, sono tanti anche gli indiani di religione Sikh. Il cardinale perché ha nominato soltanto i musulmani? In occasione del Family Day del 30 gennaio, sui pullman diretti a Roma sono saliti anche un certo numero dei musulmani. Su Facebook alcuni avevano esplicitamente invitato i correligionari a partecipare alla giornata romana.

In fondo ci si incontra, con i cattolici integralisti, sulla netta contrarietà al riconoscimento delle unioni di fatto e di più di quelle omosessuali. Per non parlare del rifiuto della cosiddetta “ideologia gender” in nome della stessa visione essenzialista: il sesso biologico determina i ruoli femminile e maschile complementari. Si chiama legge di natura o legge divina. Pertanto, entro certi limiti, è auspicabile l’alleanza politica tra le due religioni?

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SENZA DIO E SENZA LAICI

Marco Rostan
Riforma, 3 febbraio 2016

Avremmo potuto commentare il fatto che nel Consiglio comunale di Torino è stata bocciata la proposta di un consigliere del Pd di togliere il crocifisso dalla Sala Rossa. Leggendo i vari interventi nel dibattito in Aula si ritrovano gli opposti pareri (e la comune ignoranza) sul significato del crocifisso) che si esprimono nei casi riguardanti le aule nella scuola pubblica. Non è certo una questione decisiva o urgente, rispetto a problemi ben più gravi del nostro paese. Ma, se si decide di metterla all’attenzione, lo si faccia almeno con serietà. Purtroppo tutto è già compromesso quando si parla di laici e cattolici (in questi giorni, per esempio, per descrivere le diverse posizioni presenti nel Partito democratico).

Non ci stancheremo di ripetere che la distinzione laici-cattolici (che troviamo sui giornali, nelle televisioni, nei discorsi dei politici, ecc.) è in genere fuorviante. Nella realtà incontriamo dei credenti (protestanti, cattolici, musulmani) che vivono la fede in modo integralista e che vorrebbero imporre le loro norme religiose a tutta la società. O condizionare il potere legislativo del Parlamento e, nello stesso tempo, incontriamo altri credenti pienamente laici. Così come dei laici integralisti.

La laicità non è un complesso di idee, valori e comportamenti più “progressisti”, più “aperti” rispetto a quelli della religione. Per i cristiani, i pochi accenni contenuti nel Nuovo Testamento e le parole di Gesù non propongono il modello della cosiddetta famiglia “naturale”: alla folla che dice a Gesù che sua madre e le sorelle lo cercano, Gesù risponde: «chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli? E guardati in giro coloro che gli sedevano d’intorno disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chiunque avrà fatta la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre» (Marco 3/33-35)

La laicità, quando dimentica di essere unicamente un modo pratico per vivere una comune cittadinanza, con principi validi per tutti e delle precise responsabilità personali accettate da ciascuno , diventa un’altra ideologia, un’altra religione assoluta, laicismo.

La laicità non può essere imposta per legge, o è dentro di noi come coscienza civile, o non esiste. In un altro modo si potrebbe anche dire che la laicità si nutre dei principi costituzionali .

Ma soprattutto la laicità è un metodo, è l’arbitro di una partita dove sono state stabilite precise regole per la pacifica convivenza fra diversi, senza che una verità prevalga sulle altre in nome del suo rapporto con il divino. L’arbitro non può diventare un giocatore, se intende far rispettare le regole, ma impedisce o cerca di impedire che le diversità di cultura, di tradizioni, di vita diventino barriere. Il laico non è chi non si interessa di religioni, chi le considera oscurantiste o bigotte in campo etico. I laici in Italia, se ci fossero, dovrebbero far sentire la loro voce, invece di lamentarsi per le “invasioni di campo” dei vescovi su materie come le unioni civili l’aborto, il fine vita, la fecondazione… Dicano i vescovi tutto ciò che pensano. Ma lo facciano anche gli intellettuali, i protestanti, gli ebrei, i musulmani, i partiti (se hanno ancora dei pensieri) come le più diverse associazioni.

Ha scritto il giornalista Ezio Mauro: «mancano i laici a destra, ove di liberale è rimasto assai poco, Grillo si comporta come se guidasse una setta, Salvini crede nel dio degli eserciti che mandi la tempesta sui barconi dei migranti. Il Pd ha contemporaneamente il pantheon vuoto e l’eclisse della laicità, senza Dio e senza laici…»

E infine: per noi riformati la coscienza laica si fonda nella fede, siamo di fronte al Signore senza che altri si frappongano. Nessuna gerarchia religiosa, nessun clero né religioso né politico, nessun miscuglio tra chiese e stato. L’ignoranza religiosa, dalla scuola al Parlamento, produce inevitabilmente la sudditanza clericale.