Il ritorno delle mummie di ilsimplicissimus

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Il giubileo straordinario andava male: un po’ la diffusione delle porte sante in ogni continente, un po’ la crisi economica, un po’ la paura del terrorismo non hanno portato a Roma e a Piazza San Pietro le folle di pellegrini che ci si aspettava e chi vive nella capitale può godere dello spettacolo grottesco di pattuglie armate fino ai denti, in perfetta solitudine davanti a chiese dove non compare un’anima viva. Così da una parte si è ridato spazio alle bancarelle prima escluse per ragioni di sicurezza e dall’altro sono stati gettati nel calderone dello show business religioso i pesi massimi della credulità popolare, ovvero le mummie di Padre Pio e di non so qualche altro santo sotto formalina utile ad attirare i pellegrinaggi della slavonia cattolica.

E parlo a ragion veduta di credulità e non di fede o devozione, perché le carcasse esposte non hanno alcuna relazione con la religione cattolica ufficialmente praticata: le anime dei santi dovrebbe sedere accanto a Dio nell’aldilà e le loro spoglie mortali, anche ammesso e non concesso che siano reali, non convogliano più miracoli o prodigi. Sono appunto solo resti che di per sé non sono più efficaci di una sincera preghiera, né il fatto che i corpi mummificati, restaurati e incerati si conservino è prova di niente, altrimenti dovremmo adorare Tutankamon che di anni sottoterra ne ha passati un po’ di più.

In effetti questo “spettacolo” potrebbe essere considerato un sacrilegio e un’espressione della più volgare superstizione se non fosse che la Chiesa cattolica ha sempre giocato su questo doppio binario: da una parte il monoteismo di origine orientale, tradotto, sia pure faticosamente, nei termini razionali dell’aristotelismo, dall’altro il politeismo tipico del mondo greco romano (ma anche celtico e germanico) che di fatto utilizza i santi come i Lari dell’antica Roma, mettendoli a patroni ogni azione, località, mestiere e avida di miracoli. Da una parte l’ineffabile mistero trinitario, dall’altro la vergine come nuova Mater Matuta e le reliquie cui chiedere grazie, favori e protezione per la vita terrena. E’ da questa ambiguità mai risolta e anzi pronuba di grandi affari visto che ha permesso alla Chiesa di farsi tramite e in qualche modo padrona dell’altro mondo oltre che santa protettrice del potere, che nasce lo spettacolo di questi giorni, quello delle mummie itineranti la cui decomposizione è artificialmente rallentata per fa sì che il soldino risuoni nella cesta.

Si tratta dell’esatto contrario di una visione che predica la caducità della vita e il primato dello spirito, pretendendo che la santità eviti in qualche modo questo destino, che la grandezza dell’anima (anche ammesso che vi sia stata) si traduca in corpi incartapecoriti esposti all’adorazione. Per questo ciò a cui assistiamo potrebbe tranquillamente appartenere a una scena di 3000 anni fa, nella quale tuttavia la modernità gioca un ruolo paradossale e rafforzativo aggiungendo all’idolatria anche il rifiuto della morte. Tanto che viene da chiedersi se questa corte dei miracoli giubilare non esprima in realtà una di quelle identità subliminari dell’occidente, variamente incarnatesi nel tempo e nello spazio, che consiste nella difficoltà di andare oltre la concezione dell’ opzione pratica, della materialità immediata e della prigione dell’io, per cui il mondo dello spirito e dell’essere, ancorché teorizzato, non può che rivelarsi attraverso segni tangibili di favore nel presente. Un elemento che Calvino aveva trasferito dagli ex voto all’accumulo di capitale.

Abbandono subito questo discorso che ci porterebbe lontano, per tornare al totemismo padrepiistico e alle torme di gente che si affollano davanti al corpo incerato per chiedere un lavoro per il figlio, una liberazione dall’artrite, la sopravvivenza di un parente, un avanzamento di carriera e quant’altro, esattamente come a Medjugorie o in qualsiasi altro miracolificio. Niente che abbia a che vedere con un mondo migliore che nessun prodigio è in grado di produrre, ma solo l’impegno, la speranza, il progetto umano. In fondo non so se sia più mummia Padre Pio o i suoi adoratori.