L’Italia e le religioni nel 2016 di N.Pedrazzi

Nicola Pedrazzi
www.riforma.it

È uscito il 28 gennaio l’atteso rapporto Eurispes, l’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali che dal 1989 prova a raccontarci dove stanno andando l’Italia e gli italiani.

Per scelta metodologica, ogni anni il rapporto è costruito attorno a sei dicotomie. Tra quelle del 2016 (Libertà/Necessità, Io/Noi, Menzogna/Verità, Programmazione/Improvvisazione, Fragilità/Solidità) spicca il capitolo Religiosità/Secolarizzazione. Scorriamo brevemente alcuni numeri di questa sezione.

Se il 71,1% degli italiani si dichiara cristiano di confessione cattolica, stando ai parametri individuati dal rapporto, di essi è praticante il 25,4%. Tra coloro che si dichiarano cattolici, si reca a messa ogni domenica il 20,5%, mentre il 14,8% entra in chiesa una o due volte al mese. Il 31% dichiara di frequentare le chiese in occasione di festività religiose, il 21,1% solo in occasione di battesimi, comunioni, cresime, funerali. Tra i sacramenti, i cattolici conferiscono maggior importanza al battesimo (87,9%), al secondo posto mettono il matrimonio (84,2%), seguito dall’eucarestia (78,2%), dalla cresima (77,2%) e dalla confessione (64,4%). Tuttavia, confessarsi è una consuetudine soltanto per il 27,2%.

Secondo Eurispes ammonterebbe a 1 milione e 600.000 il numero di credenti italiani che non si identifica nella confessione cattolica. In uno scenario che si conferma in rapida mutazione, i cittadini italiani appartenenti a minoranze religiose oggi rappresenterebbero il 2,9% della popolazione (negli anni ’80 erano appena l’1%, nel 2008 il 2,1%). Il gruppo più folto è costituito dai cristiani protestanti (27%), cui seguono i testimoni di Geova (25,7%), i musulmani (15%), i cristiani ortodossi (9,6%), i buddhisti (9,1%), gli ebrei (2,2%), gli induisti (1,9%).

Negli ultimi 15 anni, i protestanti e i testimoni di Geova sono cresciuti anche in termini assoluti (da 363.000 a oltre 442.000 unità i primi, da 400.000 a 422.000 i secondi); ma a ridisegnare le percentuali delle minoranze è stata innanzitutto la crescita dei musulmani: dai 10.000 cittadini del 2001 (appena lo 0,9%) ai 40.000 del 2008 (3,4%) fino alle 245.000 unità dell’anno scorso (15%). Proselitismo islamico? Probabilmente no, visto che a spostare le percentuali di uno studio che ha per campione i cittadini italiani sono anzitutto le naturalizzazioni di cittadini di origine straniera. Secondo il Dossier Statistico Immigrazione curato dal Centro Studi e Ricerche Idos/Immigrazione, tra gli oltre 5 milioni di immigrati stanziati in Italia, oltre la metà (53,8%) sono cristiani (circa 2.700.000 persone) e solo il 32,2% è musulmano.

Tornando alle maggioranze, il rapporto Eurispes mostra come nel dibattito interno al mondo cattolico si agitino posizioni contrastanti. Se il 50,1% degli italiani non è d’accordo con l’ammissibilità alla santa comunione per i divorziati e i rispostati civilmente, sulla questione del mantenimento del celibato (il 51,6% non è favorevole) e sulla possibilità per le donne di dire messa (il 50,7% è d’accordo) si registrano interessanti aperture. Mal tollerato dalla maggioranza dei cittadini è il finanziamento alla chiesa cattolica attraverso il meccanismo dell’otto per mille (55,4%, contro il 36,4% dei favorevoli); il 40,6% è convinto che la chiesa cattolica interferisca più di quanto dovrebbe su questioni etiche come aborto, eutanasia, fecondazione assistita, omosessualità (solo l’8,9% pensa dovrebbe farlo di più).

Veniamo così alle questioni etiche, tematiche d’estrema attualità nel dibattito pubblico nazionale che il rapporto Eurispes non manca di indagare. Il 67,6% degli italiani (erano il 64,4% nel 2015) si dice favorevole alla tutela giuridica delle coppie di fatto indipendentemente dal sesso. La possibilità di adottare bambini per le coppie omosessuali raccoglie solo il 29% dei consensi (27,8% nel 2015). Se nell’ultimo anno calano i possibilisti rispetto alla gestazione per altri (volgarmente detta “utero in affitto”: dal 49,8% al 38,5% del 2016) aumentano i favorevoli al matrimonio tra persone dello stesso sesso (dal 40% al 47,8%). La regolamentazione dell’eutanasia incontra il favore del 60% degli italiani (+4,8% rispetto al 2015), mentre il 70% si dichiara contrario al suicidio assistito (+3,5% rispetto al 2015). In ascesa il favore accordato al testamento biologico (dal 67,5% al 71,6%), e quello alla pillola abortiva RU-486 (dal 58,1% al 61,3%).

Infine, il rapporto tratteggia un quadro inquietante delle paure diffuse dall’allarme terrorismo. Secondo Eurispes, a seguito dei recenti attentati europei, il 23,3% degli italiani ha modificato le proprie abitudini quotidiane; il 17% limita le proprie uscite nei luoghi affollati e il 16% evita di utilizzare i mezzi pubblici. Un italiano su quattro, il 20,1%, preferisce non frequentare stazioni e aeroporti. Ben il 39,8% ammette di guardare con sospetto le persone dai tratti fisici medio-orientali.

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Sì degli italiani a canne e nozze gay

Eleonora Martini
il manifesto, 29.01.2016

Sono credenti praticanti ma solo per le feste comandate, si dividono sulla comunione ai divorziati e sul celibato sacerdotale ma sono sempre meno disposti a versare l’otto per mille alla Chiesa cattolica, credono sempre più (ma non ancora in maggioranza) che il Vaticano interferisca troppo sui diritti civili e questioni come aborto, fine vita, fecondazione assistita, scuola privata, e omosessualità, non inorridiscono davanti al matrimonio gay e sono sempre più possibilisti riguardo la legalizzazione dell’eutanasia ma sono ancora scettici sull’adozione di bambini per le coppie dello stesso sesso. Considerano invece legittima la pratica dell’«utero in affitto» e sono favorevoli all’uso della pillola abortiva Ru486, al testamento biologico, alla liberalizzazione della cannabis.

Confidano in Papa Francesco ma con meno fervore di prima ma sono fiduciosi anche nelle forze dell’ordine, in particolare nella polizia, e soprattutto nel governo Renzi che acquista dieci punti percentuali rispetto allo scorso anno arrivando al 28,6% dei consensi. E naturalmente sono iperconnessi anche se ancora incollati alla televisione per tenersi “aggiornati”, in simbiosi con il telefonino e sempre più dipendenti da Whatsapp. Sono gli italiani, almeno stando al Rapporto 2016 di Eurispes.

Spiega il presidente Gian Maria Fara, che «l’invidia è il vizio che blocca l’Italia. Una vera e propria “sindrome del Palio” che non ci permette di trasformare la nostra potenza in energia». Ma non sono gli unici freni, secondo l’Eurispes: c’è «la burocrazia e la iperproduzione di norme, leggi e disposizioni che trattengono la crescita e mortificano spesso l’ingegno degli spiriti migliori», e c’è «l’incapacità della società italiana di “fare sistema”: non più la società liquida descritta da Bauman, ma una società “evanescente” nella quale ognuno pensa a se stesso e che non riesce ad elaborare un progetto complessivo». Deve essere anche per questo che è sempre meno netto il rapporto degli italiani con la propria fede. Anche se sui diritti civili le idee stanno cominciando a schiarirsi.

Secondo i sondaggi Eurispes, il 71,1% si dichiara cattolico credente ma solo il 25,4% è praticante (al massimo, per il 31%, va in chiesa per le principali festività, e per il 21,1% solo in occasione di battesimi, matrimoni e funerali). Ma chi è credente in cosa crede esattamente? Il 75,2% nella vita eterna dopo la morte, il 73,2% ai miracoli, il 59,6% a Paradiso e Inferno e il 56,6% ad angeli e demoni. Praticanti o no che siano, gli italiani si dividono sul celibato dei preti (favorevole il 51,6%), sulla comunione ai divorziati (sì dal 50,1%) e sulle donne a celebrare messa (il 50,7%). Il 55,4% dice no all’8 per mille per finanziare la Santa sede, anche se nel 2015 il 37% dei contribuenti ha scelto esplicitamente di devolverlo alla Chiesa cattolica (oltre un miliardo di euro di contributi). Infine, l’81,6% ritiene che Bergoglio abbia ridato slancio alla Chiesa ma l’anno scorso erano l’89,6%.

Riguardo il rapporto tra Stato e Chiesa: il 40,6% della popolazione italiana giudica eccessiva l’interferenza ecclesiastica sulle questioni etiche (il 37,1% su quelle socio-politiche come scuola pubblica o privata, economia, ecc.), il 35,2% ritiene che la Chiesa intervenga nella giusta misura (il 31% lo pensa per quelle politiche) e solo l’8,9% crede che non sia ancora sufficiente (il 14,6% per le politiche sociali). È interessante notare l’appartenenza politica di coloro che considerano appropriata la presenza della Chiesa nel dibattito sulle questioni socio-politiche: il 41,2% appartiene al centrosinistra.

Se poi si entra nel merito dei temi più dibattuti attualmente, l’Eurispes rivela che è favorevole alla tutela giuridica delle coppie di fatto, anche omosessuali, il 67,6% degli italiani, in aumento rispetto al 2015 (64,4%) ma con valori inferiori a quelli registrati nel 2014 (78,6%). Favorevole al matrimonio gay il 47,8%, in aumento del 7% rispetto al 2015, mentre solo il 29% si dice d’accordo con la possibilità per le coppie omoaffettive di adottare figli.

La gestazione per altri è considerata pratica legittima invece per un numero più alto di italiani: il 38,5%, ma erano il 49,8% nel 2015. Sale il consenso per la pillola abortiva Ru486 (dal 58,1% dell’anno scorso al 61,3% attuale), per il testamento biologico (che passa dal 67,5% del 2015 al 71,6% del 2016), per la legalizzazione di hashish e marijuana (dal 33% al 47,1%) e per la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito (a favore, ma solo in presenza di malattie terminali, il 60%, ben il 4,8% in più rispetto al 2015). La prostituzione perde invece consensi (dal 65,5% al 57,7%). Qualcuno avvisi il Parlamento