Unioni civili e stepchild adoption: la parola ai cristiani di base di C.O.R.E.

Intervista a Giovanni Franzoni, ex abate e membro della Comunità cristiana di base di San Paolo

C.O.R.E. – Circuiti Organizzati Resistenze Editoriali
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Giovanni Franzoni era noto, quando era abate di San Paolo fuori le mura, per le sue prediche politiche, «sempre dalla parte del pacifismo e della non violenza», cosa non gradita alla Santa Sede. Era solito preparare le prediche della domenica insieme ad un gruppo di persone più attive: capi scout, dell’Azione cattolica e quant’altro, ma anche questo non piaceva alle gerarchie. Prese l’abitudine, durante le messe, di lasciare ampio spazio all’uditorio per la Preghiera dei fedeli, le quali gli causarono più di qualche problema quando una domenica un giovane espresse al microfono la sua riprovazione per un’operazione finanziaria spericolata commessa dallo Ior.

La sua contrarietà alla guerra del Vietnam gli causò duri attacchi di filo-comunismo. Fu infine costretto a rassegnare le dimissioni da abate, dovendo scegliere tra turare la bocca a quella ventina di persone della sua cerchia, che avrebbero costituito il nucleo della Comunità cristiana di base di san Paolo, e la sua carica. Fu poi sospeso dalla messa per essersi dichiarato a favore della libertà di voto per i cattolici al referendum sul divorzio, criticando le gerarchie che avevano dato indicazione di voto per il sì. La goccia che fece traboccare il vaso fu la dichiarazione di voto alle elezioni per il PCI: per questo nel 1976 fu ridotto allo stato laicale. Da allora è attivo nella Comunità di base, che si ispira a quelle sorte in Latinoamerica, e che ha sede nel municipio VIII, in via Ostiense.

Don Franzoni ci ha concesso una breve intervista sulle unioni civili e i temi dibattuti in questo periodo a seguito della presentazione del ddl Cirinnà.

C’è chi dice che questa legge equipara le unioni civili ai matrimoni. Lei come vedrebbe un’eventuale equiparazione?
«Il matrimonio non è un sacramento. Ѐ una balla. Gesù, il massimo di sacramenti che possa aver prodotto, è lo spezzare del pane, l’eucarestia, e il battesimo».

La pensa come i protestanti quindi?
«Certo, i protestanti hanno ragionissima».

Anche se non è presente nella legge Cirinnà, si parla tanto di utero in affitto. Lei cosa ne pensa?
«Io combatto contro le parole. La parola utero in affitto è tremenda. Per due motivi. Prima di tutto perché astrae un organo dalla persona. In secondo luogo perché la parola affitto la puoi usare per un appartamento, un’automobile, un robot, ma non per una persona. Bisognerebbe usare il termine affidamento; tu hai fiducia in una persona, instauri un rapporto umano con questa persona che ha delle possibilità che tu non hai, come si faceva con le balie. Bisognerebbe parlare di affidamento, fiducia, affetto, compartecipazione. La persona a cui ci si affida deve essere un’amica, deve esistere un rapporto tra persone.

Quindi, a patto di chiamarlo in una maniera differente, lei non ha nulla contro l’utero in affitto?
No, se c’è un rapporto cordiale. Purché ci sia un rapporto umano, bioetico. Anzi, se proviene da un focolare di pathos, di passione affettiva e amorosa, ben venga. Perché in tante famiglie “perfette” ci sono litigi, suicidi, femminicidi, quindi il matrimonio classico non è certo un grande esempio. Anzi, la famiglia classica è in grave crisi. Non è la famiglia che genera amore ma l‘amore che deve generare la famiglia».

E sulla stepchild adoption è d’accordo?
«Se c’è un rapporto d’amore. Mio padre è morto quando avevo sei anni, io sono cresciuto con mia madre, la sorella di mio padre, molto amica di mia madre, e mia nonna. Io la figura maschile non l’ho mai conosciuta. Quindi sono balle. La gente prende per naturale ciò che non è naturale, ma è consuetudinario. In molte popolazioni, per esempio gli indiani d’America, gli uomini andavano a caccia dei bisonti e molto spesso erano le donne che facevano crescere i bambini».

Il papa ha dichiarato che i matrimoni omosessuali sono un errore oggettivo, cosa ne pensa?
«Ha sbagliato. Da un lato tendo a capirlo perché rappesenta una figura importante per la Chiesa che ha più di un miliardo di fedeli e ha quandi paura di perdere dei pezzi. Allora tentenna. Sono tentennamenti. Ribadisco, secondo me ha sbagliato».

Cosa ne pensa del family day?
«Vaffan****! Questa è la mia risposta».