Cara Adista… di L.Sandri

Luigi Sandri
Adista Segni Nuovi n° 44 del 17/12/2016

Cara Adista,

grazie dell’invito che, a nome della redazione, mi è stato rivolto per chiedermi un ampio commento alla lettera apostolica di Francesco Misericordia et misera. In altri tempi volentieri avrei accettato ma, adesso, mi è impossibile.

Scrivo all’indomani della travolgente vittoria del No contro il Sì: accetto, come è ovvio, il verdetto con il quale il popolo si è democraticamente espresso, ma quel risultato non mi induce affatto a riconsiderare la mia critica di fondo a come Adista ha affrontato la vicenda referendum.

Tu, in quanto tale, in marzo avevi sottoscritto un appello dei “Cattolici del No” che invitava, anche per motivi di fede, a contrastare frontalmente la legge costituzionale. Fui tra coloro che, sottoscrivendo l’appello “Per una scelta di laicità”, si opposero al tuo/vostro orientamento.

Non avendo l’abitudine di tirare il sasso e nascondere la mano, all’inizio dell’estate ti precisai le mie obiezioni a te. E tu hai avuto la gentilezza di pubblicare la mia lettera (v. Adista Segni Nuovi n. 25/16, ndr).

Arrivato l’autunno, m’immaginavo che, avendo tu, in primavera, proclamato “urbi et orbi” la tua adesione ai “Cattolici per il No”, avresti ritenuta sufficiente quella esplicita scelta di posizione che consideravi un tuo dovere morale e politico; e che, perciò, in ottobre-novembre ti saresti limitata a riportare voci “bipartisan”.

Ma il 19 novembre la redazione, pur sapendo che la tua audience era spaccata in due, ha diffuso un “Fuoritesto” a favore del No, seppur diversamente motivato rispetto a marzo. Ti confesso che nemmeno se ti avessero pagata potrei capire la tua caparbietà (parlo del tuo corpo redazionale in quanto tale, non dei singoli/e).

Hai dato spazio – è vero – anche a gente orientata diversamente da te. Ma, dall’alto del tuo magistero, hai deciso di insegnare quale fosse la giusta via agli “smarriti” tentati dal Sì, tra cui i “vetero maritainiani” (così un leader dei “Cattolici del No” ha amorevolmente definito chi della Cdb san Paolo aveva firmato “Per una scelta di laicità”),

Si è aperto, così, un problema cruciale. Ritengo, infatti, che Adista dovrebbe avere un rapporto dialettico con il suo “giro”, ed essere luogo che favorisce il dibattito senza sposare – nei casi gravi che dividono il proprio popolo – una determinata opzione. Partire da un “Decidiamo come pare giusto a noi”, è principio che necessiterebbe di mille distinguo, e in nessun caso può avere un sapore padronale, che – mutatis mutandis – assomiglia a quello neo-liberale tanto deprecato dai movimenti popolari e dal papa e che anche tu ardentemente hai denunciato. D’altronde, come potrai, in futuro, chiedere solidarietà ai “tuoi” del Sì, dopo che hai bypassato il loro parere?

Con la tua scelta, hai lacerato legami spirituali, intellettuali, morali e amicali più che quarantennali. Opzione, formalmente, legittima; ma lo è dal punto di vista sostanziale? Essa ha fatto sentire fuori posto chi ti legge (e da sempre ti sostiene!), e che, però, sul referendum, la pensava diversamente. Perché mai hai pensato che mission dirimente, per l’onorabilità di Adista, fosse quella di sposare i “Cattolici per il No”, o il No tout court (idem – osservo – sarebbe se tu avessi optato per il Sì)?

La tua decisione, per me inesplicabile, ha rotto il rapporto di fiducia tra noi, e mi costringe a uscire dalla carovana di cui ho fatto parte per quasi mezzo secolo, e con la quale abbiamo affrontato imprese – nel loro piccolo, ovviamente – memorabili. Non sono un uomo per tutte le stagioni. Consólati, tuttavia: l’Agenzia che (su Micromega) si era proclamata il centro propulsore dei “Cattolici del No”, troverà tra essi generosi benefattori e scrittori più competenti di me nelle questioni d’Oltretevere.

Mi obietterai che voi tutti e tutte avete deciso in scienza e coscienza; ma anch’io, come molti e molte del “nostro” giro, ho fatto altrettanto. Potresti inoltre rilevare che, a referendum celebrato, tutte queste considerazioni sono fuori tempo massimo, e quindi… “scurdàmmece o passate”. Io temo, invece, che il vostro “principio non negoziabile” sia foriero di altri e insanabili contrasti nel prossimo avvenire. E per nessun motivo vorrei rivivere le tensioni laceranti di questi mesi. In quanto alla radice del nostro dissenso, dirà il futuro se siano stati più saggi i “Cattolici del No”, l’Adista del No o quanti, anche cattolici, proposero “una scelta di laicità”.

Sei partita da una presunzione di superiorità morale, che induceva te, e larga parte dei “Cattolici del No”, o dei sostenitori “laici” della stessa scelta, a considerare figlie di un Dio minore le persone orientate al Sì. Ma tale teorema è stato scosso nelle fondamenta da un “terremoto” politico, di magnitudo 10 della scala… vaticana: l’annuncio di Romano Prodi, a ridosso del 4 dicembre, di votare Sì. Nemmeno lui è infallibile; e puoi contestarlo. E, tuttavia, avendo Adista, con molti del No, argomentato come e perché i “cattolici democratici”, difensori appassionati della Carta costituzionale, dovessero esprimersi in fedeltà all’eredità di Moro e Dossetti, che dirai tu se un illustre esponente del “Cattolicesimo democratico” nel XXI secolo arrivato ad essere primo ministro della Repubblica, ha infine optato per il Sì?

Prodi e La Valle – prendo a simbolo del duello un paio di degnissime personalità – hanno valutato in maniera opposta quale potesse essere la scelta più adeguata per il bene dell’Italia. Ebbene, schierandoti con Raniero, e considerando “perduto” chi fosse come Romano, e implicitamente esortando i tuoi lettori a fare come te, ti sei assunta una pesante responsabilità. Può darsi che la storia considererà, il tuo, un input profetico. Per parte mia – ma non sono infallibile! – lo ritengo una scelta infelicissima.

Adista cara, scusa il mio fin troppo lungo parlare. Forte è il mio augurio a te di buon lavoro. Tuttavia… amaro è il rimpianto di un addio, che non era affatto stabilito dagli Dèi, ma che tu hai reso inevitabile.

Shalom,

Luigi Sandri