XXI INCONTRO NAZIONALE DONNE CDB E NON SOLO – Verona 15-17 maggio 2015

LE ORME DEL DIVINO SULLE STRADE DELL’OGGI

La forza mistica e politica del corpo–parola delle donne

Verona, 15-17 maggio 2015

(il programma è in via di definizione: non appena possibile sarà pubblicato)

 

Primi appunti sul tema – a cura di Anna Caruso e Gabriella Natta

Ci siamo salutate, a maggio di due anni fa a Cattolica, dopo aver lasciato le nostre orme sulla spiaggia, memoria evanescente di noi, con il desiderio di incontrarci nuovamente per andare incontro a quella “sottile striscia di futuro” che tentiamo da anni (tanti!) di costruire.

E quest’anno siamo di nuovo insieme con “Le orme del divino sulle strade dell’oggi. La forza mistica e politica del corpo-parola delle donne” per predisporci ad uno sguardo attento e autorevole su ciò che ancora è possibile definire con le parole di Simone Weil come la “forza bruta” della nostra civiltà. Il nostro desiderio è dare parole e gesti alla speranza in un mondo che sappia accogliere le diversità, facendo della relazione una leva contro il potere fine a se stesso e il primato dell’interesse economico-finanziario. Certo è desiderare tanto ma questa è per noi l’unica possibile posta in gioco.

Le orme sono segni concreti ma fragili di un andare (sulla battigia l’acqua del mare le può presto cancellare come sulla terra battuta fanno il vento e la pioggia, ma sulle sabbie mobili dell’oggi bisogna avanzare “leggere” per non affondare…). A noi il compito di cercare i segni che meglio danno voce ai nostri desideri.

Fra orma e corpo c’è un nesso inscindibile: il corpo pesa e lascia orme, così come fra desiderio e parola-azione, affinché si possa alimentare la speranza. A volte la pesantezza del corpo si mescola e si confonde con la pesantezza dello spirito, esperienza che tutte abbiamo attraversato e che spesso ha annebbiato il nostro desiderio del divino.

Miriam, “colei che conosceva le parole del canto di vittoria e i ritmi della danza di libertà” e che “aveva saputo esortare, incoraggiare le altre a partecipare al ballo e al canto della liberazione” (E. Green, Dal silenzio alla parola), ci ha indicato le orme “fuori dal campo”, la strada per uscire dallo spazio in cui era stato confinato autoritariamente il nostro rapporto con il divino.

Maria di Magdala, con la grandezza del suo annuncio, ha dato corpo a un desiderio, indicando le strade della Galilea come strade di speranza per un mondo altro. Tante altre “ribelli di Dio (per citare il titolo del bel libro di Adriana Valerio) sono diventate per molte di noi compagne di viaggio, “stelle polari” che ci indicano strade di libertà e ci aiutano anche nello scegliere ai crocevia la giusta direzione.

Rafforzando la nostra libertà, abbiamo individuato orme fuori dal campo della nostra tradizione religiosa, ma anche fuori dal campo di altre tradizioni. A volte queste orme si sono intrecciate con quelle di donne che nelle tradizioni ancora vivono, in silenzio, in un disagio a cui spesso non sanno dare nome, e abbiamo anche incontrato le orme di altre che hanno abbandonato gli “ormeggi” e veleggiano libere. E’ in questo confine mobile che vogliamo stare, attraverso le nostre parole-azioni-esperienze, in una dimensione di fluidità più che di appartenenza identitaria, affinché il nostro corpo-parola sappia creare nuovi linguaggi ed essere espressione di una differenza sessuale che va riconosciuta e agita, nella consapevolezza delle nostre diversità.

Nella complessità dei rapporti che caratterizza il presente, riusciremo a creare e mantenere relazioni vitali con le donne e gli uomini che incontriamo, con la natura in cui siamo immerse, sapendo anche gestire in modo costruttivo i conflitti che si manifestano a volte tra noi? Non è facile accettare le diversità, percepite ma non nominate chiaramente, se non ci mettiamo in una posizione di rispetto, di interesse e soprattutto di ascolto, con il desiderio di capire, senza innalzare barriere.

Forse ci riusciremo, senza forzare i tempi, se sapremo ascoltare il divino che è in noi e se saremo in grado, con l’aiuto di esperte amiche, di approfondire ed esprimere quella forza mistica e politica dei nostri corpi-parola perché – come ci dice Antonietta Potente – quando si parla di mistica politica ci si riferisce all’esperienza di chi vive stando dentro ma, nello stesso tempo, fuori di sé.

La nostra “sovranità” non potrà esprimersi, per dirlo ancora con Simone Weil, senza una necessaria ri-creazione della convivenza.

Oggi, sulle strade di una speranza ‘precaria’, possiamo incontrare Ildegarda di Bingen che ci invita a camminare indossando la “tunica verde” della Sapienza, la forza e i saperi dei corpi delle donne; Teresa d’Avila che “mette in discussione la forma del rapporto con Dio e quindi dei rapporti degli uomini tra loro, e di ciascuno/ciascuna con se stesso/stessa; una linea che ha già in sé una forte valenza politica”. (Rosa Rossi – Teresa d’Avila).