Lettera a "Liberazione"

di Peppino Coscione

Cara Liberazione, ho atteso per giorni invano che qualche compagno ma soprattutto qualche compagna intervenisse, specialmente dopo l'articolo di don Vitaliano (che, con una certa intempestività credo, sembra aver sposato la tesi del complotto cara anche a tanti vescovi che negli Stati Uniti la utilizzavano per coprire i loro preti pedofili) non dico per difendere a spada tratta una suora, una donna forse (o comunque?) in condizioni di maggiore fragilità di altre donne, ma almeno a cercare di  mettersi nella sua angolatura, come hanno fatto gruppi di  donne delle comunità cristiane di base. Queste donne, infatti, pur non entrando nel merito del caso di cui si sta occupando la magistratura, hanno espresso pubblicamente, con un comunicato inviato all'Ansa, la loro solidale comprensione alla suora e hanno invitato tutti e tutte a ripensare la comune condizione umana delle donne e alla forma estrema della violenza sessuale. Una conoscenza storica di genere ci dice che da questa forma di violenza non sono stati esenti neanche "eroi" e  "rivoluzionari" e talora neanche preti ritenuti "rivoluzionari", preti che amano citare del vangelo più spesso la donna "peccatrice" piuttosto che Maria di Magdala, prima testimone della risurrezione di Gesù e dunque fondamento primario della fede delle comunità cristiane. ll maschilismo e il machismo è duro a morire in noi maschi ed esso è visibile dappertutto, non escluso i partiti e i luoghi che si "pensano" rivoluzionari. Abbiamo tanto cammino ancora da fare.... assieme, spero.