Diritto alla vita. Quale vita?


Comunità dell’Isolotto

Firenze, 24.02.2008

 

riflessioni di Carlo, Claudia, Luisella, Maurizio

1.      Lettura dal Vangelo

2.      Premessa

3.      Alcuni dati (sulle IVG e sui prematuri)

4.      Alcune esperienze

5.      Alcune riflessioni

    

1.     Letture dal Vangelo

“...un dottore della legge lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, qual è il più grande dei comandamenti della legge? Ed Egli rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo, amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti.”                                                                                               [Matteo, 22, 35-40] 

“In quel tempo Gesù disse a  Nicodemo : “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito, perché crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia si salvi per mezzo di lui”                                                       [Giovanni, 3,14-18]                                                                                    

Il commento di don Luigi Ciotti a questo brano del Vangelo nel suo libro “terra e cielo” è questo :

“[...] dice Gesù a Nicodemo che il Figlio non è stato mandato per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui; si salvi, non attenda cioè di essere salvato, bensì sappia operare la verità e accettare la parola di Dio. Anche se è peccatore, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dove credere non significa solamente professare la fede o conoscere a perfezione le scritture sacre, ma significa anche cadere lungo la via, magari peccare, ma sapersi rialzare, coltivare e incontrare la speranza. Questo spesso non viene reso possibile dalla facilità con cui si emettono giudizi che allontanano, sentenze che schiacciano come  macigni, che impediscono di alzare o rialzare lo sguardo per cercare la luce.

Emerge con forza in queste parole di Gesù che il giudizio, l’essere giudicati, è in conflitto con la salvezza; Gesù non è stato mandato dal Padre per condannare i suoi nemici o per schiacciare i peccatori, ma per redimere e far trovare agli uomini la vita eterna.

Non basta affermare a parole la luce e la verità, ci dice Gesù. Non sempre chi più dichiara la propria fede è colui che più attivamente opera per la giustizia. La solidarietà vera e piena solitamente rifugge la luce artificiale dei palcoscenici, del consenso, dei riconoscimenti: lavora nella penombra e nel silenzio, per non perdere di vista la vera luce e la vera parola, quella che scuote e che salva.”

 

2. Premessa: vi sono stati 3 fatti sui quali abbiamo pensato fosse utile capire, riflettere, confrontarci:

·         La proposta di moratoria sull’aborto proposta da Giuliano Ferrara. Come scrive Internazionale: “La campagna per la moratoria internazionale della pena di aborto ha l’obiettivo di ottenere dall’ONU un emendamento all’articolo3 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Gli antiabortisti italiani vogliono che alla frase “tutti gli individui hanno diritto hanno diritto alla vita” sia aggiunta la postilla “dal concepimento fino alla morte naturale”. Come racconta il giornale spagnolo El Pais, l’idea di dare vita a un movimento antiabortista è venuta a Giuliano Ferrara, un neocon all’italiana, politico, giornalista e agitatore fuori dagli schemi.”

·         Un pronunciamento dei Direttori delle Cliniche Ostetriche di 4 Università di Roma (La sapienza, Tor Vergata, Campus bio-medico, Cattolica del Sacro Cuore);

·         L’irruzione dei carabinieri al Policlinico di Napoli con l’accusa ad una donna che stava praticando una Interruzione di gravidanza terapeutica l’accusa di aver violato la legge.

 

3. Alcuni dati


 
I dati sulle Interruzioni Volontarie di Gravidanza

Le Interruzioni volontarie di gravidanza dopo la prevedibile crescita dei primi anni, hanno raggiunto il valore massimo nel 1982 e poi sono progressivamente calate, con un calo che è durato per oltre 20-25 anni. Solo negli ultimissimi anni vi è stata una lieve ripresa per effetto dell’immigrazione di donne straniere in condizioni economiche, sociali e culturali spesso difficili.

In Italia erano circa 203.000 nel 1983 e sono diventate 129.768 nel 2004 con un calo del 36%. In Toscana le IVG erano 13.337 nel 1985 e sono arrivate a 7.668 nel 2004, con un calo del 42,5%. Rispetto al 1982 (anno di culmine) c’è stato un dimezzamento del fenomeno.

Le ragioni del calo, secondo gli esperti e l’esperienza comune, sono dovute alla diffusione della contraccezione (nonostante l’Italia sia uno dei paesi europei più carenti sul fronte delle campagne di educazione alla contraccezione) e a un certo diffondersi di una cultura di maternità responsabile e al lavoro dei consultori e delle strutture sanitarie del territorio.

L’OMS raccomanda per misurare questo fenomeno l’uso del “tasso di abortività” (numero di IVG su 1000 donne in età 15-49 anni): oggi in Italia e in Toscana questo tasso è pari a circa 9-10.

Figura  SEQ Figura \* ARABIC 1 – Andamento del tasso di abortività. Toscana e Italia. Anni 1985 – 2004.

 

Il confronto con altri paesi: l’Italia ha un tasso di abortività tra i più bassi d’Europa (Fonte: Relazione Ministero sull’Attuazione della legge 194).

L’effetto dei flussi migratori: L’Italia ha conosciuto negli ultimi anni una crescente pressione migratoria, con l’arrivo di donne giovani, in età riproduttiva, spesso in difficili situazioni economiche, quando non gravate e coinvolta nei fenomeni di prostituzione. I dati  mostrano che queste giovani donne immigrate, che in generale fanno più figli, fanno anche maggior ricorso all’IVG rispetto alle italiane. L’analisi delle IVG, fatta distinguendo la componente italiana da quella straniera, mostra che per le donne italiane continua il calo del ricorso all’aborto mentre per le donne straniere cresce. Queste considerazioni mostrano la necessità, in questa nostra società in trasformazione, di fare informazione sanitaria, contraccettiva e di maternità responsabile e sostenibile rivolte a questa  popolazione.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Alcuni dati sui nati prematuri

In Italia in un anno ci sono:

·         600.000: i nati;

·           50.000: i  nati pre-termine (cioè prima della 38° settimana);

·             5.000: i nati con un peso inferiore a 1,5 Kg (intorno alla 28° settimana), il 90% sopravvive;

·             1.000: i nati con un peso inferiore a 1 Kg; il 60% sopravvive;

·                500: i nati con un peso inferiore a 500 gr; il 30% sopravvive.

Dei nati intorno alla 24esima settimana:

·         85% circa muore in sala parto;

·           8% circa muore nel corso della terapia intensiva;

·           7% circa: sopravvive, ma il 95% di essi sopravvive riportando gravi handicap cerebrali.

 

4. Alcune esperienze

Monica Russo, ginecologa: ho incontrato per 10 anni adolescenti, ragazze e donne che chiedevano di essere aiutate a non diventare madri. Prima erano solo italiane oggi si sono aggiunte le giovani donne immigrate. Per 10 anni ho aiutato queste donne in questo percorso, che è sempre una scelta sofferta Ogni donna che decide questo passo è convinta di non avere alternative. C’è sempre una buona ragione per affrontare una simile sofferenza. Si sentono sole, disperate, oppure non in grado di farcela. A volte sono combattute. Noi le ascoltiamo, cerchiamo di orientarle, di aiutarle, di proporre sostegno sia nel percorso abortivo che in quello di una possibile alternativa (per es, ricordiamo che un bambino si può dare in adozione nel completo anonimato). Ho incontrato molta solitudine, molta sofferenza, ma so che prima della 194 era peggio e che la legge 194 è una buona legge e la difendo. 

Poi c’è da dire che c’è ancora un grande lavoro da fare sul piano della prevenzione, della contraccezione e dei consultori che andrebbero potenziati nel numero e nelle risorse. Un esempio: “noi consideriamo la pillola del giorno dopo un metodo contraccettivo, ma c’è una grande ignoranza intorno a questo farmaco: qualche giorno fa è arrivata da me una ragazzina che era stata respinta da ben 6 ospedali”.

 

“Io madre di un bimbo nato troppo presto”(di Valeria Parella, madre di un bambino prematuro): “...Lo spazio bianco sono i 3 mesi di terapia intensiva. Ne ho visti tanti .. so come funzionano...Di questa struttura ho evidenziato una cosa che non ho inventata io ma sta nel coro dell’Antigone, le antinomie: uomo-donna, giovane – vecchio, stato – individuo. Ecco a me sembrava che l’ospedale fosse proprio un luogo in cui precipita bene l’antinomia “Stato contro individuo” C’è un apparato burocratico enorme che gioca contro.  ......E’ vivo? sopravviverà? con handicap? con quali handicap? Non lo sappiamo, risponde il medico. Poi si capisce che è un gioco retorico. Quello mi aveva informato. Io avevo dato il consenso, ma era tutto un gioco retorico. 

Quello che non ti dicono è il costo umano che c’è dopo. Se questo bambino non si alzerà mai da una sedia, saranno i genitori a portarne tutto il peso. E quando i genitori non ci saranno più?

“Come madre, istintivamente dico che se a una donna viene detto “proviamo” nessuna dice di no, perché l’ha portato in grembo. Il punto è questo: i medici non ti informano su quello che potrebbe succedere ... Per esempio nei paesi occidentali il maggior motivo di cecità è la retinopatia del prematuro. Ma questo durante la terapia intensiva alle madri non viene detto. Bambini ciechi perché prematuri. Qual’è l’incidenza? Se i medici hanno le statistiche perché non ne parlano con i genitori?

Da donna, da madre dico che queste cose vanno spiegate, prima di dire tentiamo di rianimare, anche contro la volontà dei genitori. Sennò questo è un gioco sporco. Un ricatto morale. Meglio non riempirsi la bocca con parole come amore, speranza ....

 

“Lo salvai ma oggi non lo rifarei”: di Giampaolo Donzelli, neonatologo del Meyer di Firenze): Quindici anni fa ho rianimato e salvato un bambino nato a 23 settimane di gestazione che pesava solo 390 grammi. Fu un successo di tutta la mia equipe del Meyer. Eravamo entusiasti... Poi quel bimbo a distanza di tempo è diventato cieco, ha sviluppato difficoltà motorie, cognitive e relazionali. E’ stato un duro colpo per me come medico. Mi sono chiesto a lungo se in quell’occasione ho fatto il mio dovere di dottore e continuo a interrogarmi sulle capacità della medicina di fronte a questi casi, su quando bisogna fare le terapie e quando bisogna evitarle ... Ho cambiato idea sulla rianimazione di neonati così prematuri.

Ho capito che “salvare” feti alla 22 o 23 esima settimana significa dare un dolore inutile al bambino e alla sua famiglia, affrontare percorsi sanitari difficilissimi e quasi sempre fallimentari. E poi bisogna tener conto degli enormi problemi di disabilità di chi riesce a sopravvivere.

 

 

5.Le riflessioni e gli appelli

UNIONE DONNE ITALIANE Roma, 4 gennaio 2008

Sembra che parlino della 194, ma ancora una volta uomini parlano tra loro usando il corpo femminile
Come si fa a non sospettare che il periodico rigurgito “sulla 194” non sia in realtà il solito espediente per ricordare a  tutte che la nostra è una libertà condizionata?

La verità è che le richieste di modifica della 194 prescindono dalle statistiche e dalla stessa realtà: l’aborto tra le italiane è in costante diminuzione, la natalità è aumentata, e sono costrette a ricorrere all’aborto soprattutto le donne straniere che non possono liberamente accedere alla contraccezione.

La verità è che abbiamo davanti un Parlamento che balbetta e nel quale la laicità annaspa. Fuori e dentro di esso, la Cei con toni insinuanti e ipocritamente  protettivi nei confronti delle donne, interviene a reclamare modifiche, pur mostrandosi refrattaria, come sempre, alla contraccezione.

E’ vero, la legge 194 ha 30 anni e forse si potrebbe insieme - uomini e donne, cattolici e laici, italiane e immigrate - ragionare per renderla più funzionale e più adeguata alle avanzate possibilità che la scienza ci offre: tutte le possibilità.

Ma, in assenza di atti e di parole che garantiscano un reale confronto, si alimentano l’ostilità e il dubbio che quello che si vuole veramente è contrastare la piena libertà per le donne di decidere: nei rapporti con l’altro sesso, sul lavoro, in politica e soprattutto rispetto al loro corpo fertile.

Questo è il vero problema.

Non fonderemo niente di nuovo se non si mettono le basi per una responsabilità duale della vita. Dove duale non vuol dire che gli uomini decidono insieme alle donne della loro pancia, ma che uomini e donne fanno della loro differenza il possibile cardine per una convivenza civile.

Alla base di questa differenza c’è però una disparità: le donne hanno un corpo fertile, le donne possono concepire.

E possono - se vogliono, quando vogliono - far nascere, quindi  dare la vita.

Quando una donna decide di non portare avanti una gravidanza, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, assume una responsabilità di cui, in coscienza, è l’unica titolare.

Ogni essere umano è  al mondo per volontà di  una donna.

Parliamo di questo. Non giriamo intorno al problema.

La libertà delle donne passa per l’autodeterminazione e il suo esercizio segna i confini tra una possibile democrazia e l’inciviltà.

L’autodeterminazione femminile nella legge 194 è l’unica acquisizione di questa democrazia che possiamo traghettare in una democrazia paritaria come atto politicamente condiviso tra uomini e donne.

Questi sono  i termini della questione che noi riteniamo debbano essere discussi e lo faremo pubblicamente.

Ci renderemo ovunque visibili e riconoscibili e parleremo con uomini e donne di buona volontà che  hanno a cuore un autentico dibattito politico.

Lo faremo con chiarezza e fermezza, affinché la possibilità di decidere delle donne sia piena e autentica. Di decidere ovunque, nel mondo. Ovunque, del nostro corpo.