Beppe Manni

dalla Gazzetta di Modena


I SEGNI DEL TEMPO

Il futuro fortunatamente  non lo conosciamo. Non lo sanno nemmeno i maghi, gli astrologi, i libri sacri, gli scienziati e gli economisti. Le profezie sono sciocchezze inventate per imbrogliare gli ignoranti.

Giovanni 23° persona buona e saggia, non volle avere niente a che fare con segreti di Fatima, con i santoni e le apparizioni di Madonne. Se la prendeva con i profeti di sventura, invitava a guardare con ottimismo al di là dei fatti e leggere in essi i “segni del tempo”.

Proviamo anche noi aiutati dalle piccole luci che si intravedono nel buio. Come una stella cometa che ci indica una direzione.

1)     Il lavoro diminuisce. Si potranno ridurre i giorni lavorativi e i ritmi di lavoro. Tutti potrebbero lavorare. Almeno un poco. I cassaintegrati e i disoccupati “in attesa” si guadagneranno l’assegno, facendo lavori socialmente utili. E poi che le amministrazioni diano seri incentivi a tutti i giovani che vogliono iniziare piccole imprese artistiche e artigiane.

2)     La vendita delle auto è calata del 30%. Non è una gran disgrazia. Modena una delle città più inquinate dell’Europa, potrà respirare, si userà di più la bici e i mezzi pubblici. Le fabbriche saranno costrette a riconvertire la produzione. Meno parcheggi e più prati, cortili e campi da gioco.

3)     Non sappiamo più che regalo fare. Ai compleanni, a Natale, per la Befana. Le case piene di cose inutili e ingombranti. Si regaleranno meno oggetti, ma cose più impegnative, gesti di solidarietà: un invito a cena, un oggetto costruito da te, una visita e poi generi di prima necessità in abbondanza. 

4)     I giovani si massacrano lungo le strade. Sono troppo amati e preziosi per lasciarli morire così. Le feste si faranno nei condomini, nella propria città in sale messe a disposizione dalle amministrazioni. Si potrà fare le ore piccole e  anche bere qualcosa per poi tornare a casa cantando e schiamazzando come si addice ai giovani che vogliono vivere.

5)     Non si arriva alla fine del mese. Una macchina in meno, più chilometri in bici, qualche telefonino meno sofisticato; tagli su scarpe, vestiario e parrucchiere; pochi ristoranti ormai troppo costosi, niente aperitivi. Più visite casalinghe e amicizie coltivate. I professionisti (ad esempio specialisti in medicina, notai, avvocati, dentisti) calino il prezzo delle loro prestazioni del 50% ( gliene rimane lo stesso).

6)     Modena è al 50° posto nella classifica delle città italiane, specialmente causa l’insicurezza. Ci siamo rimasti male, ma chi deve presidiare la città? Solo la polizia? Se saremo costretti ad andare più a piedi e in bicicletta aumenterà la rete di conoscenze reciproche e solidarietà. E insieme la sensazione salutare di sentirsi più sicuri.

7)     Il settore edilizio è in crisi. Finalmente. Abbiamo ormai consumato più territorio a Modena negli ultimi 20 anni che nei 200 precedenti. Migliaia di appartamenti invenduti. Giovani senza casa, affitti altissimi. Le imprese edilizie lavoreranno nella bonifica dei i territori dissestati, nel recupero delle case di campagne, dei casolari montani e specialmente dei centri storici. Restauro e ricerca archeologica, daranno da lavorare ai mille giovani che escono dalle facoltà di conservazione dei beni culturali, da archeologia e di geologia.

Cominciamo a capire che la strada del nostro “progresso” va cambiata in meglio, per noi e per tutto il mondo.

 

 


 

Epifania 2009

 

La nascita di Gesù, la venuta dei Magi, la persecuzione di Erode, fanno parte dei vangeli cosiddetti dell’infanzia che troviamo nei primi capitoli di Matteo e Luca. Sono racconti costruiti, potremmo dire “inventati”, con riferimenti alle antiche scritture, per mettere in evidenza aspetti messianici di Gesù o per dare qualche insegnamento. Rientrano nel genere letterario chiamato “Midrash”, racconti e commenti che i dotti rabbini facevano di testi biblici per attualizzarli.

In questi racconti, Gesù il messia che deve venire, nasce in modo straordinario, segno che Dio entra nel mondo: come Isacco era nato da una donna sterile, il messia nasce da una ragazza vergine senza l’intervento dell’uomo; vede la luce a Betlemme la terra di Davide il primo grande re; Gesù ritorna in Egitto da cui sono partiti gli Ebrei con l’esodo e come allora c’è l’uccisione dei primogeniti da parte di un re.

Altri racconti simili sull’infanzia di Gesù li troviamo  nei vangeli apocrifi.

Matteo dunque racconta che: “Alcuni sapienti vennero dall’oriente a Gerusalemme e domandavano: dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo… Entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre…aprirono i loro scrigni e offrirono oro incenso e mirra”

I magi erano sapienti orientali di Babilonia, l’Iraq attuale, dove fioriva la scienza astrologica. Attraverso l’esplorazione dei cieli comprendono che ad occidente sta avvenendo un fatto straordinario. Il Vangelo apocrifo degli Armeni del II secolo, aggiunge che i magi erano tre re, che con un grande seguito, dopo nove mesi arrivarono finalmente a Gerusalemme: erano Melkon re d’Africa, Gaspar re degli indi e Balthasar re degli arabi.

La leggenda popolare vuole che i tre sapienti rappresentino le tre razze umane: bianca, gialla e nera. I doni vengono simbolicamente interpretati dalla tradizione cristiana così: con l’oro i magi riconoscono nel bimbo il vero re; con l’incenso adorano in lui Dio e con il balsamo della mirra vogliono lenire le ferite del “futuro” corpo martoriato e crocefisso.

Come hanno fatto quasi duemila anni fa, anche noi possiamo reinterpretare la nascita di Gesù e la misteriosa venuta dei tre sapienti da lontano, attualizzandone gli insegnamenti del racconto. I tre magi con i loro cammelli e servitori di colore, sembrano stonare nel tranquillo mondo delle statuine del presepe che rappresenta un tranquillo villaggio abitato da contadini e pastori bianchi delle nostre terre. Suscitano sorpresa, ma anche gioia.

Anche oggi rappresentanti delle tre razze, hanno visto una stella e sono venuti in occidente a cercare la loro salvezza e liberazione. Modena come Gerusalemme è diventato un crocevia dove si incontrano i popoli della terra. Anche noi, come il re Erode e i sacerdoti del tempio, siamo turbati: la loro presenza suscita disagio e paure. Non facciamo gli Erode perseguitandoli e ricacciandoli nelle loro terre.

Anche loro portano i doni dell’oro, dell’incenso e della mirra. Cerchiamo di essere grati. 

Se non avessimo un milione e mezzo di operai africani, le nostre fabbriche e le nostre campagne non produrrebbero più oro e ricchezza per noi e per loro. Il milione di cittadini che vengono dall’oriente stanno portando l’incenso profumato di antiche religioni, arti mediche e filosofie che risanano lo stanco corpo e l’anima disorientate dell’uomo occidentale. E la mirra: il mezzo milione di badanti dell’est europeo portano il balsamo della loro dedizione e disponibilità per accudire i nostri anziani, vincere la loro solitudine e servire nei nostri ospedali.