Riflessioni sulla sperimentazione catechetica nella parrocchia dell’Isolotto

 

Il “nuovo modello di percorso catechistico per i ragazzi” sperimentato nell’anno pastorale appena concluso nella parrocchia dell’Isolotto è certamente positivo e interessante. Ma non è affatto “nuovo”, né per l’Isolotto né per la realtà ecclesiale mondiale. Per quanto riguarda l’Isolotto ha più di cinquant’anni, infatti è stato attuato per tappe a incominciare fin dalla nascita della parrocchia nel 1954.

Scrive Liliana Molesti, una delle catechiste impegnata in tale “nuovo modello”, su Toscanaoggi del 25 giugno scorso: “I lati positivi dell’impostazione data a questo anno catechistico sono di tutta evidenza”. Mi compiaccio. Ma c’è un’ombra inquietante. E il dubbio che si siano persi decine di anni.

Liliana è certamente troppo giovane per conoscere per diretta esperienza la storia ecclesiale e sociale della sua parrocchia e del suo quartiere. E per conoscere la storia del rinnovamento catechetico nel mondo. Ma chi l’ha formata avrebbe dovuto renderla consapevole del cammino faticoso compiuto in tutta la Chiesa, e anche nella parrocchia dell’Isolotto, da tante catechiste e catechisti che con le loro coraggiose sperimentazioni e coi loro creativi “nuovi modelli” hanno prima preparato la strada per il rinnovamento conciliare e poi dopo il Concilio hanno attuato la riforma con passione, fede e competenza pedagogica-biblica-teologica. E’ lo Spirito Santo che ha illuminato i padri conciliari, ma servendosi di persone in carne ed ossa. Ignorare questi servitori dello Spirito significa fare un torto alla colomba. E il peccato contro lo Spirito è il più grave.

Cara Liliana, lo sai che la Commissione che ha redatto i nuovi testi italiani di catechismo, in sostituzione del vecchio Catechismo a domande e risposte di Pio X, ha ufficialmente e pubblicamente riconosciuto che una fonte non secondaria di ispirazione per la riforma è stata l’esperienza dell’Isolotto descritta diffusamente nel libro “Isolotto 1954/1969” (pagg. 91-103), pubblicato da Laterza nel 1969 e tradotto in molte lingue? Lo sai che negli anni sessanta l’Ufficio catechistico della diocesi fiorentina ha diffuso su richiesta di molte parrocchie la raccolta ciclostilata di schede catechetiche, corredata da una guida, realizzata proprio dalla tua parrocchia dell’Isolotto? Lo sai che quel materiale fu poi pubblicato a stampa nel 1968 dalla Libreria Editrice Fiorentina col titolo “Incontro a Gesù”, fu tradotto anch’esso in varie lingue e usato in molte parrocchie italiane e straniere, nonostante la condanna? Riceviamo tutt’ora comunicazioni e richieste da parrocchie che usano oggi quel testo. Lo sai che la Comunità dell’Isolotto, una volta fuori della parrocchia, ma non della Chiesa, divenuta comunità di base, ha continuato la sua esperienza catechetica insieme alle altre comunità di base, arricchendola e pubblicando ancora vari materiali utilizzati perfino da insegnanti nelle scuole?

“Gli uomini sono spesso segnati da una serie di dipendenze alienanti che condizionano la loro vita e i loro comportamenti. Le istituzioni sociali sono percepite come autoritarie, paternaliste, dogmatiche. Esse sono legate a culture, strutture politiche, economiche e sociali, e alle ideologie dominanti...L'utopia della catechesi liberatrice è quella di uscire da ogni forma di schiavitù o di dipendenza alienante...Essa orienta concretamente all'incontro con Dio nei fatti storici, tramite opzioni liberatrici, personali e collettive...La catechesi si fa con e attraverso i giovani e non per i giovani, vale a dire in modo non autoritario".

Queste affermazioni sono tratte dal documento "Opzioni per una catechesi liberatrice" (cf. Il Regno 5/1978), molto significativo perché frutto del lavoro di una équipe di esperti della catechesi, rappresentanti ufficiali o delegati degli Uffici catechistici di 12 paesi europei, fra cui l'Italia.

Avrei potuto trarre citazioni analoghe da altre esperienze legate al Concilio: non solo dal Catechismo della Comunità dell'Isolotto, "Incontro a Gesù", che come ho detto ha contribuito ad aprire la strada del rinnovamento della catechesi in Italia, ma anche dal "Nuovo catechismo olandese" o dal francese "Pierres vivantes" o dal "Vento di Dio" della Comunità di Pinerolo o dal peruviano "Vamos caminando" o dai fascicoli della Comunità di S. Paolo di Roma ...

Perché ai giovani e alle giovani catechiste non si fanno conoscere tutte queste e tante altre esperienze? A chi serve una tale “damnatio memoriae”? Quanto sarebbe più limpida e forse più ricca l’esperienza di Liliana senza questa ombra!

 

Enzo Mazzi, della Comunità dell’Isolotto

 

Firenze 4 giugno 2006

 

[torna indietro]