L'articolo è stato pubblicato a pagina 2 della cronaca fiorentina di Toscanaoggi n. 24 del 25 giugno 2006

 

All’Isolotto si sperimenta il catechismo«familiare»

 

Durante l’anno pastorale appena concluso la parrocchia Maria Madre delle Grazie all’Isolotto ha messo in atto un nuovo modello di percorso catechistico per i ragazzi. La proposta è pensata in ordine a un coinvolgimento attivo dei genitori. Una delle catechiste impegnata in questo progetto racconta ai lettori di Toscanaoggi questa interessante esperienza.

 

di Liliana Molesti

Quest’anno abbiamo tentato - come parrocchia dell’Isolotto - con i bambini della terza classe elementare (43 ragazzi) una forma di catechesi diversa da quella abitualmente praticata nella nostra parrocchia e nelle altre vicine. Prima di tutto, abbiamo scelto di coinvolgere le famiglie in modo attivo ed anche «operativo», come pure di incontrare i ragazzi un numero minore di volte, ma per un periodo continuativo più prolungato, in modo da poter sfruttare il clima di concentrazione che si crea soltanto dandosi più tempo di dialogo, tempo altrimenti eroso dall’arrivo prima e dalla tensione della partenza poi. In termini concreti l’anno catechistico si è svolto intorno ad un ciclo di otto tematiche: Gesù e il gruppo dei suoi amici, Gesù viene in mezzo a noi, Dove abita Gesù, Gesù ci parla di suo Padre, Un Rabbì che ama le feste, Pasqua: Gesù risorge, Gesù pane vivo, Gesù parla in parabole.

 

UN NUOVO METODO

I temi sono stati svolti prima di tutto in incontri con i genitori, cadenzati al ritmo di uno ogni mese circa, e poi con incontri di due ore ciascuno con i bambini. Accanto a questi due moduli (bambini-genitori) è stato affiancato un terzo modulo che si potrebbe definire a «gestione familiare» in cui l’intera famiglia affrontava in modo autonomo e creativo l’argomento del mese attraverso lo svolgimento di un piccolo lavoro che veniva proposto dai catechisti durante l’incontro con gli adulti. Quanto realizzato veniva poi ripreso in apertura dell’incontro con i ragazzi. La successione degli incontri era perciò così cadenzata: genitori (prima settimana), lavoro in famiglia (seconda settimana), incontro dei ragazzi in parrocchia (terza settimana).

Per inserire il discorso all’interno della vita liturgica della parrocchia (e quindi della Chiesa tutta), ci siamo incontrati per preparare alcune celebrazioni domenicali utilizzando l’ora precedente all’inizio dell’eucarestia, per approfondire alcuni aspetti della preghiera comunitaria e per riflettere sui segni e simboli che poi avremmo ritrovato nel rito. Sia i genitori che i ragazzi erano attivamente coinvolti nella preparazione e nella celebrazione (quarta settimana).

Lo scopo perseguito dal metodo di lavoro in questo anno si può complessivamente definire quello di rendere la famiglia protagonista dell’iniziazione alla fede dei bambini, in modo che tale intento non rimanga oggetto di una delega in bianco alla parrocchia, ma diventi compito attivo e creativo del nucleo familiare. E poiché quello che si trasmette ai figli non è quello che si dice, ma quello che si è, e quello che il nostro spessore interiore è in grado di mostrare, è risultato indispensabile affrontare il discorso con i genitori in modo adulto e con metodo adulto. A tale scopo è stata impostata una metodologia di lettura e di esegesi biblica di tipo attivo, curata in modo particolare da una catechista in collaborazione col parroco, che aiutasse a scoprire, approfondire, ritrovare le ragioni di fondo della propria fede, i contenuti che potessero dare nuovo respiro alla realtà quotidiana che ciascuno vive e un metodo di lettura della Parola di Dio che potesse poi diventare personale e, almeno in parte, autonomo.

 

UNA VALUTAZIONE POSITIVA

Per verificare il risultato della «sperimentazione» abbiamo distribuito ai genitori un questionario in cui sono stati invitati ad esprimere la loro valutazione sul metodo, sui contenuti e sui risultati di questo anno di lavoro. Le risposte sono state molte e ricche di spunti. Soltanto una famiglia non ha concordato con la «gestione familiare» della catechesi e sul coinvolgimento diretto degli adulti, preferendo il metodo tradizionale di approccio esclusivo con i bambini. Il consenso può quindi essere considerato quasi unanime, come alta è stata la partecipazione delle famiglie (circa70%). In particolare è stata sottolineata l’esigenza di continuare ad approfondire i motivi di fondo della fede e di affrontare le grandi domande sul senso della vita per riscoprire le istanze profonde in cui ciascuno deve trovare la forza e la direzione delle proprie azioni. Le verifiche hanno segnalato l’entusiasmo dei bambini, che partecipano volentieri alla catechesi.

Sono arrivate anche utili proposte, quali quelle di inserire nel ciclo di incontri per i ragazzi iniziative non strettamente catechistiche, per esempio conoscenza dell’arte sacra con visite a luoghi particolari, azioni di aiuto concreto a situazioni di bisogno. Per tali ulteriori occasioni di incontro è stato chiesto l’aiuto partecipativo dei genitori, che sono stati invitati ad indicare concretamente anche un solo giorno o una sola iniziativa di cui farsi carico.

I lati positivi dell’impostazione data a questo anno catechistico sono di tutta evidenza: il coinvolgimento dell’intera famiglia che diventa presenza essenziale del percorso del bambino e quindi un recupero del rapporto con l’adulto, che viene così sollecitato ad una riscoperta o, almeno, ad una riflessione sul senso della propria vita e sulle verità di fede. Inoltre in questo modo viene offerta l’occasione per creare una rete di conoscenze e di rapporti tra le famiglie che partecipano al percorso, rete di cui si sente un grande bisogno a livello umano ed ecclesiale.

Esiste però una difficoltà nell’applicazione di questo metodo, legata alla situazione della famiglia, che non sempre c’è o non sempre è quella classica su cui siamo abituati a fare affidamento. Di fronte ad una situazione in cui il bambino non è sorretto da figure adulte significative o positive, si trova da solo e c’è il rischio che si allontani e che si senta escluso dal percorso degli altri.

Questo problema ci deve sollecitare a trovare delle soluzioni, magari all’interno del gruppo di famiglie che lavorano insieme. Ma anche, su questo come su altri temi, va cercata una collaborazione tra parrocchie vicine, in modo da offrire una pluralità di soluzioni a fronte di situazioni personali e familiari complesse o difficili. Cosa che darebbe positivamente e tangibilmente l’immagine di una Chiesa articolata nelle sue azioni e allo stesso tempo unita nel fine di trasmettere la fede in ogni diversa situazione di vita.

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