GIOVANI: DIRITTI E DOVERI

 

Tra le piacevoli discussioni che si sono fatte al campo-giovani delle CdB, tenutosi quest’anno a Velletri, presso il Centro Ecumene, tra il 29 aprile e il 1° maggio, mi ritornano alla mente diversi interventi che presero spunto dai fervidi e interessantissimi racconti sul periodo della Resistenza di cui ci ha saputo fare dono Lidia Menapace. Lei visse quegli eventi, che aprirono la strada alla Repubblica e quindi alla democrazia in Italia, quando era diciannovenne, l’età media di chi partecipava al campo.

Ci ha raccontato di gesti di grande coraggio, di ideali per i quali tante persone, tra cui lei, rischiarono e, purtroppo non raramente, persero la vita, di eventi comunque drammatici, nei quali si percepiva, però, la nascita di qualcosa di molto importante, per cui valeva la pena combattere, anche senza armi, ma con la sola forza di volontà.

Ecco: noi, i nipotini di Lidia, di queste battaglie oggi stiamo raccogliendo i frutti e ciò accade (parlo per me) senza che a volte ce ne rendiamo perfettamente conto. Noi oggi andiamo a scuola, andiamo a votare, usufruiamo della Mutua e dei Servizi Pubblici... forse dando per scontati gesti che ci paiono ormai naturali; ma sessant’anni fa tali gesti proprio naturali non erano e per questo motivo i nostri nonni, o alcuni di loro, li hanno dovuti riconquistare con la forza e l’amore per la libertà.

Cosicché la simpatica Lidia Menapace, della coppia di complementari diritti e doveri, poneva con decisione l’accento sui primi, avendoseli visti negare, mentre per quanto riguarda i secondi preferiva soprassedere, non avendoli potuti mai, per forza di cose, mettere in discussione.

In un breve dialogo avuto con lei mi sono trovato in sintonia nel ricordare una vecchia canzone partigiana che mia madre, da piccolo, mi faceva sentire su antiquati 45 giri chiamati “i dischi del Sole”; ebbene, questa canzone si intitolava “Oltre il ponte” e parlava molto bene del forte contrasto dicotomico scatenato dalla guerra: “... tutto il male avevano di fronte... oltre il ponte là c’era la vita...”.

A quei tempi non c’era molto tempo per divertirsi ai concerti: c’era da scegliere da che parte del ponte guardare la vita e combattere per essa. Oggi per noi, che abitiamo l’Occidente pacifico, perlomeno in casa nostra, ed economicamente evoluto, i problemi sono cambiati e forse l’equilibrio tra diritti e doveri, almeno per alcuni, tra cui mi ci metto anch’io, si è un po’ invertito. Devo ammettere che spesso ho dato per scontati i diritti, mentre invece altrettanto spesso ho teso, e tendo tuttora, a tralasciare i doveri, per non sobbarcarmi eccessive fatiche.

Ebbene, per quanto mi riguarda ritengo di non essere certo uno stakanovista, ma durante il campo anche da altri ragazzi e ragazze è emersa la richiesta nei confronti di nonni e genitori: riparlateci anche un po’ dei nostri doveri, per favore. Non è infatti sempre la pigrizia o la superficialità che fa prendere la vita in maniera meno responsabile e un po’ edulcorata; a volte è la mancanza di segni chiari, di eventi lampanti, è il confronto quotidiano con una realtà contraddittoria, perfino sconcertante, che può produrre disillusione e cinismo e, di conseguenza, un allontanamento dalla vita sociale.

Non sarà sicuramente necessario ritornare ad un pre-‘68, come taluni sembrano proporre, ma c’è un grande bisogno di trasmissione di punti di riferimento che siano limpidi e solidi nelle fondamenta.

Tommaso Speziale