Giancarla Codrignani: L’Amore ordinato, ed. Com Nuovi Tempi, Roma – 2005

Letto da Rosaria De Felice

Gruppo Contrinformaizone ecclesiale Roma

 

Una sottile elegia percorre tutto il racconto: la composta, quasi ironica malinconia dell’immenso spreco costato alla storia della chiesa per la negazione, l’emarginazione, la sottovalutazione dell’apporto femminile. Tuttavia questo registro espressivo è appena avvertito, quasi interlineare, a volte: il tono è quello di un’argomentazione lucida e appassionata, serena e coraggiosa anche quando sfiora temi dolorosamente gravi, quando denuncia la violenza di silenzi opposti a clamorose rivelazioni di sofferenza e di oppressione, o di terribili prassi arcaiche di tacitazione e oblio.

L’analisi parte da lontano: dall’ambiente patriarcale in cui si è formata la tradizione sul discepolato di Gesù e dalla cura con cui si è voluto, fin da allora, attenuare ogni contributo affettivo femminile dissonante; ricorda il misoginismo della patristica, preoccupata - tranne qualche eccezione - di continuare l’antica tradizione sia biblica sia greca della donna come tentazione, come ostacolo alla ricerca di fede. E arriva fino ai giorni nostri, attraverso il grigio percorso di una tensione nevrotica a prevenire, ad escludere, a bandire qualunque compromissione con il femminile, che non partisse da una pregiudiziale definizione del suo ruolo di subalternità devota: di forzoso conformismo all’idea di una Maria “vergine-madre”.

Prevaricazione di genere, celibato forzoso, negazione ipocrita di situazioni concrete, controllo delle coscienze, divieto nevrotico di cittadinanza ecclesiale alle coppie di fatto.

Stridente la contraddizione tra le parole di Gesù, con il loro potenziale di emancipazione, e questo delirante bisogno di affermazione di potere sulla donna, bisogno che va al di là di una semplice sessuofobia, che sfida ogni evidenza nelle relazioni, che si piega a tutte le forme di ipocrisia del linguaggio verbale e di quello del comportamento, pur di affermare, magari proprio attraverso la sacralità delle istituzioni (sacerdozio, matrimonio), il controllo su comportamenti sociali ispirati alla libertà della scelta affettiva responsabile.

Sfiducia nella natura e in Dio creatore? disconoscimento della preziosità dell’amore?

Negazione ostinata del fatto che soffocare l’affettività significa aprire inevitabilmente il varco ad ogni genere di patologie, così come nel punire la pedofilia (o, meglio, nell’esorcizzare lo scandalo), si disconoscono le possibili responsabilità di una assurda repressione sessuale e di un delirio di potere patriarcale sul minore.

 

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